Alle urne

Caccia, soluzione pragmatica o legge d’abbattimento del lupo?

Gysin e Regazzi: due pareri a confronto sul testo in votazione il 27 settembre che dà ai Cantoni la facoltà di regolare preventivamente gli effettivi - Secondo i favorevoli è un rimedio efficace per gestire una specie protetta, per i contrari un disegno mal concepito che la mette in pericolo

«Ci dimentichiamo di parlare dei benefici dei grandi predatori»

L’intervista a Greta Gysin, consigliera nazionale ecologista e membro del comitato per il no.

© CdT/Gabriele Putzu
© CdT/Gabriele Putzu

La nuova Legge sulla caccia prevede lo stanziamento di fondi supplementari a favore degli ambienti naturali della fauna. Perché gli ambientalisti non sono soddisfatti?

Nessuno contesta queste misure. Ma bisogna essere chiari: la nuova regolamentazione riguarda solo una maggiore partecipazione finanziaria da parte della Confederazione ai Cantoni, che già oggi hanno l’obbligo di proteggere ad esempio i corridoi faunistici. Per gli animali comunque cambia poco chi paga cosa. Per loro la legge non porta vantaggi tali da compensare i peggioramenti.

La legge dà già oggi la possibilità di abbattere specie protette se problematiche. Perché per gli animalisti il testo rivisto è peggio di quanto è già concesso attualmente?

Perché oggi vengono abbattuti singoli individui che hanno causato problemi. In futuro, se la legge dovesse passare, lo si potrà fare preventivamente senza che l’animale abbia causato danno alcuno. Il nuovo testo di legge va a distruggere un equilibrio tra protezione, caccia e regolazione che oggi invece esiste. Le poche misure che vanno a favore dell’ambiente non compensano i troppi passi indietro in ambito della protezione delle specie. Bisogna insomma tornare alla casella di partenza. In caso di un no resta in vigore la legge attuale, che permette comunque di abbattere i predatori problematici e la regolazione delle specie, ma con il controllo della Confederazione e soprattutto non preventivamente.

Parlate della possibilità di inserire nella lista delle specie regolabili anche linci, castori, aironi cenerini e smerghi maggiori. Ma il Parlamento ha già espressamente eliminato la possibilità di introdurvele.

La nuova legge dà la possibilità di allungare la lista anche alle specie che ha appena elencato. Se il Parlamento ha deciso così non significa che in futuro questi animali non possano finire nel mirino. Questo per il modo in cui è stata formulata la legge. Tra l’altro lince e castoro erano stati inizialmente inseriti nella lista, ma sono stati poi stralciati per una questione strategica in vista del referendum. La domanda non è quindi se questi animali saranno mai regolabili, ma quando lo diventeranno. Lo vediamo dall’ordinanza sulla caccia, in fase di consultazione ancora fino al 9 settembre: la legge ora cita gli stambecchi e i lupi, ma nell’ordinanza è già stato inserito il cigno reale. La pressione sul Governo sarà così grande in futuro che anche altri animali diventeranno regolabili.

Cosa si sente di dire a un allevatore di pecore grigionese (che nel suo cantone ha quattro branchi e sette lupi singoli) che afferma di avere paura?

Lo capisco ed e giusto che gli allevatori siano sostenuti in termini di misure di protezione. Va però detto che il 90% di ovicaprini che vengono predati dal lupo e a volte dalla lince si trovano in greggi non protette. Tutelare le greggi è quindi essenziale, ma la nuova legge non fa nulla per incentivare gli allevatori ad introdurre misure di protezione. E va anche ricordato che delle 4.500 pecore che annualmente periscono sui pascoli, solo il 10% muore perché predate. L’altro 90% muore in incidenti o per malattia o incuria. Troppo spesso ci si limita ai problemi, e si dimentica di parlare dei grandi benefici dei grandi predatori. Il lupo, ad esempio, obbliga la selvaggina a distribuirsi uniformemente sul territorio. Questo va a vantaggio del ringiovanimento dei boschi di protezione, pure essenziali nelle regioni di montagna ed oggi fortemente sotto pressione a causa degli ungulati. Non è un caso che i forestali si siano schierati contro la nuova legge. I grandi predatori contribuiscono anche alla selezione genetica della selvaggina, perché cacciano i deboli. Sono problemi che la caccia da sola non è in grado di risolvere.

I favorevoli alla nuova legge però affermano che il lupo è intelligente e sa come raggirare le misure di protezione.

Il lupo è sì intelligente. E la convivenza con il lupo è un processo d’apprendimento. Ma se per il lupo diventa complicato cacciare la pecora o la capra grazie a misure come i recinti, i cani da protezione delle greggi o la presenza del pastore, andrà probabilmente a cacciare selvaggina. Il lupo, essendo intelligente, si sceglie la preda più facile.

Per i referendisti non si tratta piuttosto di un no di principio alla caccia?

Non è un no alla caccia. È un no all’abbattimento di specie protette e alla caccia irresponsabile. La regolazione è importante, ma deve essere equilibrata e in sintonia con la natura. Per questo anche diversi cacciatori sono schierati contro la legge. Per i cacciatori di fatto non porta nessun cambiamento sostanziale.

«La situazione sta scappando di mano»

L’intervista a Fabio Regazzi, consigliere nazionale PPD e presidente della Federazione dei cacciatori ticinesi. Favorevole.

© CdT/Gabriele Putzu
© CdT/Gabriele Putzu

L'attuale Legge sulla caccia, dicono i contrari alla sua forma revisionata, è un buon compromesso tra caccia e protezione. Perché modificarla?

«La legge risale alla metà degli anni ‘80. Ha quasi 40 anni. Di cose da allora ne sono cambiate nel mondo e nella società. Lo stesso vale nell’ambito della caccia e della protezione, perché la legge tratta anche quella. Oggi abbiamo problemi che 40 anni fa anni non c’erano. La nuova legge è più aderente alla nuova realtà. Il paradosso è che i referendisti si battono per la protezione delle specie, quando in verità la nuove legge prevede sì qualche allentamento, ma anche una maggiore tutela della biodiversità. Dodici specie di anatidi diventeranno protette e non potranno più essere cacciate. Per la beccaccia sarà previsto un periodo di protezione più lungo. Inoltre si aumenteranno i corridoi faunistici per facilitare lo spostamento della selvaggina con ponti e sottopassaggi lungo linee ferroviarie e strade. E sono previsti più aiuti per le misure di promozione delle specie e degli spazi vitali nelle zone di protezione della fauna selvatica e nelle riserve per gli uccelli».

Se dovesse passare la legge, dicono i suoi contrari, sarà possibile abbattere gli animali protetti addirittura preventivamente, «semplicemente perché esistono».

«Sostenerlo è intellettualmente disonesto. La legge attuale, prevede già la possibilità al Consiglio federale e i Cantoni di abbattere specie protette, se necessario. Basta andare a leggere gli art. 5 cpv. 6, 7 cpv. 2, 12 cpv. 2, 2 bis, 3 e 4 della legge. Ricordo le tre categorie esistenti di specie: specie cacciabili, specie protette e specie soggette a regolazione. Dal ‘77 gli stambecchi fanno parte di quest’ultima. Negli ultimi 10 anni ne sono stati prelevati circa 1.000 l’anno. Ciò nonostante il numero di effettivi si è duplicato: in Svizzera abbiamo 18.000 stambecchi, che continuano ad aumentare. Ora si vuole regolare anche il lupo e altre specie che arrivano ad effettivi non più sostenibili. Il lupo rimane specie protetta; analogamente allo stambecco. E regolare non vuol dire sterminare: vanno limitati i conflitti con l’agricoltura, il turismo e la popolazione. Dal 2010 a oggi i lupi sono passati da 10 a 80 esemplari. Abbiamo circa una decina di branchi in Svizzera, di cui sette nei Grigioni. La verità è che la situazione sta scappando di mano. Se un lupo si dimostra aggressivo e potenzialmente pericoloso, bisogna poter intervenire. Certo bisogna prima comprovare che il lupo sia davvero un pericolo e che abbia perso il timore dell’uomo. Anche con gli stambecchi oggi ci sono abbattimenti preventivi. Perché se diventano troppi possono anche incombere in scarsità di cibo e malattie che mettono in pericolo loro stessi. Non sono in ogni caso decisioni prese alla leggera».

Mettiamo che un agricoltore segnali la presenza del lupo nel suo territorio. Come si procederà con la nuova legge?

«Va detto che l’ordinanza che descrive l’iter che va seguito è ancora in consultazione (fino al 9 settembre ndr). Nell’intenzione del Consiglio federale è necessario comprovare che ci siano danni importanti. Ad esempio almeno 35 animali da reddito nell’arco di 24 mesi. In seguito, l’Ufficio cantonale della caccia e della pesca verifica che il danno sia dell’entità necessaria per agire e che sia stato davvero un lupo. A quel punto il Cantone chiede il preavviso dell’Ufficio federale dell’ambiente. Solo allora viene presa una decisione formale. Le associazioni ambientaliste potranno continuare a fare ricorso. Se non ci sono dubbi, il guardiacaccia potrà procedere con l’abbattimento, un esercizio lungo e difficile».

Gli strumenti che hanno oggi gli allevatori a disposizione per proteggersi non sono abbastanza?

«Chi conosce la realtà dell’allevamento sa che le recinsioni nelle zone alpine non sono possibili a causa del territorio. E per i cani controbatto: “E chi protegge noi da loro?”. Mia sorella è stata aggredita, per fortuna senza conseguenze gravi. Questi cani sono allevati per attaccare chiunque loro ritengono un pericolo. Non è colpa loro. Ma sono un problema in termini di turismo ed escursionismo».

In caso di un no alla nuova legge quali sarebbero le conseguenze?

«Perdiamo un’occasione per avere una legge più adeguata ai nostri tempi e nuovi interventi a favore di fauna e ambiente. Dal punto di vista della caccia cambia poco. La legge riveduta non è pro-cacciatori. Semmai il contrario visto che sono previste restrizioni supplementari, come le prove di tiro obbligatorie o l’obbligo di ricerca della selvaggina ferita. Infine, se non abbiamo la possibilità di regolare il lupo il rischio è di vederci confrontati con la giustizia fai da te se la gente e gli allevatori saranno portati all’esasperazione, come sta succedendo in altri Paesi in cui hanno messo testa sotto la sabbia, come l’Italia e la Francia».

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