Pandemia

Casi COVID in Svizzera: «Tra il 10 e il 20% già ricollegabili a Omicron»

Gli esperti da Berna si esprimono sulla situazione epidemiologica – Dopo il booster la protezione aumenta in modo significativo, dal 75 all’80% anche contro la nuova variante – «Il numero di infezioni sembra rallentare, ma è la calma che precede la tempesta»
Ats
21.12.2021 14:55

Siamo tornati sotto i 10 mila nuovi casi di COVID-19 giornalieri. E questa è una buona notizia. Ma se finora abbiamo parlato di variante Delta, ora ecco la Omicron. «La nuova variante non solo ha bussato alla porta, ma è già entrata in Svizzera e si sta diffondendo». È quando dichiarato da Patrick Mathys, capo della Sezione gestione delle crisi e collaborazione internazionale dell’UFSP, nella consueta conferenza stampa degli esperti da Berna sulla situazione epidemiologica. «I casi di Omicron raddoppieranno ogni tre-quattro giorni. È probabile che già ora tra il 10 e il 20% dei nuovi casi siano ricollegabili alla nuova variante».

Dopo la vaccinazione di richiamo, la protezione aumenta in modo significativo, ha affermato dal canto suo Christoph Berger, presidente della Commissione federale per le vaccinazioni. «Tra il 75 e l’80%, come mostrano i primi studi». L’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e la Commissione federale per le vaccinazioni (CFV) raccomandano da oggi per tutti una vaccinazione di richiamo già a partire da quattro mesi dopo la vaccinazione completa. La riduzione dell’intervallo è importante soprattutto per le persone anziane, che possono così proteggersi da decorsi gravi e ospedalizzazioni.

Anche se il numero di infezioni sembra rallentare, nei prossimi giorni e settimane dovremmo assistere a un forte incremento dei casi dovuti alla variante Omicron del Covid-19. La pressione sugli ospedali, e in particolare sulle cure intense, rimarrà elevata.

Lo ha dichiarato oggi Patrick Mathys dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) durante il consueto appuntamento settimanale coi media. A suo avviso, la situazione di relativa calma attuale dovrebbe seguire la tempesta.

Anche se il numero infezioni si è stabilizzato sotto i 10 mila casi al giorno, ha proseguito lo specialista, la Svizzera registra una delle incidenze del virus maggiori in Europa, con differenze cantonali pronunciate. Pecore nere rimangono i cantoni della Svizzera centrale e orientale. L’ondata pandemica, che ha interessato all’inizio soprattutto i giovani, si è oramai diffusa in tutti gli strati della popolazione.

A causa del ritardo tra l’infezione e il manifestarsi della malattia, gli ospedali rimangono sotto pressione; al momento oltre 300 malati di Covid - un terzo dei letti disponibili - sono in terapia intensiva. La situazione su questo fronte non dovrebbe insomma cambiare, anzi: la diffusione della variante Omicron - al momento dal 10-20% dei nuovi casi, soprattutto nei centri, con un raddoppio ogni 1-4 giorni - dovrebbe sfociare in un incremento dei malati e, quindi, delle ospedalizzazioni. Tale scenario si basa anche su quanto osservato in Gran Bretagna o in Danimarca, ha specificato Mathys.

Ora come ora, ha aggiunto Mathys, è importante rispettare scrupolosamente le regole di igiene, ossia lavarsi le mani e mantenere le distanze, come anche portare la mascherina. Soprattutto rimane importante farsi vaccinare e, per chi lo ha già fatto due volte, sottoporsi al richiamo.

Nel suo intervento, Christoph Berger, della Commissione federale per le vaccinazioni, ha spiegato le ragioni che hanno spinto l’UFSP a raccomandare la vaccinazione di richiamo dopo 4 mesi, invece di 6, come già anticipato dal Consiglio federale la settimana scorsa.

Studi e osservazioni, specie in Danimarca e Gran Bretagna, mostrano infatti che la protezione dalla variante Omicron del coronavirus diminuisce molto più velocemente tra i vaccinati e i guariti rispetto alla variante Delta. Un’infezione o reinfezione non si può escludere. Con un richiamo, invece, la protezione aumenta sensibilmente (75%-80%).

Il richiamo è consigliato in particolare per le persone sopra i 65 anni, specie se con patologie pregresse. Per le persone più giovani, il booster è raccomandato per rallentare la diffusione del virus.

Secondo Rudolf Hauri, presidente dell’Associazione dei medici cantonali, gli ospedali in Svizzera rimangono sotto forte pressione. Tuttavia, i trasferimenti da un ospedale all’altro sono ancora possibili, e i rinvii delle operazioni non stanno avvenendo in modo generalizzato.

Hauri ha parlato di una «labile stabilizzazione del numero di casi», con importanti differenze cantonali, sia nella ricerca di contatti, che nei test e nell’occupazione degli ospedali. Diversi cantoni hanno adeguato le capacità per le vaccinazioni di richiamo, ha continuato Hauri. «Attualmente, ci sono sicuramente ancora capacità libere».

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