Caso Credit Suisse, la CPI sporge denuncia contro ignoti
La Commissione parlamentare d'inchiesta (CPI), istituita per far luce sulla gestione delle autorità in relazione alla fusione di Credit Suisse con UBS, ha deciso di sporgere denuncia penale contro ignoti a seguito di indiscrezioni apparse domenica 1° settembre sulla SonntagsZeitung. Lo ha comunicato oggi la stessa commissione.
La CPI ha dichiarato di essersi occupata durante la sua ultima seduta dell'articolo pubblicato sull'ultima edizione del domenicale del gruppo Tamedia, secondo cui l'ex responsabile del Dipartimento federale delle finanze (DFF) Ueli Maurer (2016-2022) avrebbe incontrato segretamente a più riprese il presidente della Banca Nazionale Svizzera Thomas Jordan e il presidente di CS Axel Lehmann, prima della «fusione d'urgenza» con UBS.
Secondo la testata, la fonte sarebbe proprio un rapporto della stessa CPI, la quale però oggi ha voluto sottolineare che «in linea di principio non commenta presunte informazioni trapelate dall'inchiesta tuttora in corso». Come noto, i lavori della commissione sono vincolati dal principio di confidenzialità delle deliberazioni delle commissioni nonché dall'obbligo del segreto.
Qualsiasi infrazione può essere dunque perseguita penalmente, ha dichiarato la CPI, che - a seguito della pubblicazione del suddetto articolo - ha pertanto deciso di sporgere denuncia penale contro ignoti. Non è la prima volta che la commissione ricorre a misure giudiziarie: già a febbraio aveva deciso di sporgere denuncia in seguito a notizie riportate da alcuni media a proposito dei lavori in corso. Attualmente la commissione sta ultimando le proprie considerazioni e raccomandazioni in merito alla questione. Il rapporto sarà pubblicato ufficialmente entro la fine dell'anno.