Chiusi nove valichi minori ma frontiere aperte

Sale ancora il numero dei casi di coronavirus. In Ticino si contano al momento 120 contagi, mentre in Svizzera sono 645. Nella conferenza stampa organizzata in mattinata a Berna, oltre alla diffusione del virus, si è anche toccato il tema delle frontiere. Per ora nessuna chiusura, ma l’Amministrazione federale delle dogane ha fatto sapere che 9 valichi minori sono stati chiusi per incanalare il traffico verso le dogane più grandi e facilitare così i controlli dei veicoli in ingresso dall’Italia.
IL VIDEO
645 casi in Svizzera, 120 in Ticino
«In Cina l’epidemia sta rallentando, mentre nel resto del mondo assistiamo a un’accelerazione», ha esordito Patrick Mathys, capo della sezione Gestione delle crisi e cooperazione internazionale dell’Ufficio della sanità pubblica. In Europa sono 44 i Paesi toccati dal virus e 80 mila i contagi, con oltre 700 vittime. In Italia sono oltre 10 mila i casi registrati, ha sottolineato Mathys, ma anche in Francia i contagi vanno aumentando rapidamente. In Austria finora ci sono 51 nuovi casi, per un totale di 182: è l’unico Paese confinante con la Svizzera a non avere decessi. Anche in Svizzera i casi sono «aumentati notevolmente», siamo a 645 casi positivi. Gran parte - 613 - confermati. Quattro invece i decessi, mentre 8 mila sono i test effettuati. I cantoni in cui il virus è già arrivato sono 23. Il Ticino è il cantone più toccato, con 120 casi, seguito dal Canton Ginevra.
Lavoro ridotto, tempo di preavviso ridotto a 3 giorni
Da parte sua Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch, direttrice SECO, ha spiegato che questa settimana si sono susseguiti diversi incontri. «Abbiamo ricevuto molte sollecitazioni dalle aziende». L’indennità per il lavoro ridotto è lo strumento più utile, ha sottolineato. «Oggi saranno emanate disposizioni che permettono di alleggerire le regole per ottenimento delle indennità per lavoro ridotto, con un preavviso che passa da 10 a 3 giorni». Inoltre, anche la procedura verrà semplificata, con il minimo dei documenti necessari. Questo anche perché, vista la situazione, non c’è motivo per respingere la richieste.
Chiusi 9 valichi minori
Christian Bock, direttore dell'Amministrazione federale delle dogane, ha invece parlato delle misure al confine. «Da lunedì al confine sud è attivo un monitoraggio per far rispettare il decreto italiano», ha spiegato. Sono 83 i punti di controllo. «Chi non si reca qui per lavoro viene invitato a tornare in Italia», ha chiarito. «In Ticino si è subito deciso di chiudere 9 dogane con l’Italia, mantenendo il monitoraggio solo alle dogane principali: è una misura tecnica, non si tratta di una chiusura delle frontiere», ha chiarito.
La lista dei valichi chiusi e quelli da usare in alternativa
- Pedrinate -> Chiasso strada (Ponte Chiasso)
- Ponte Faloppia -> Novazzano Brusata (Bizzarone) o Chiasso stradaNovazzano Marcetto -> Novazzano Brusata (Bizzarone) o Chiasso strada
- San Pietro di Stabio -> Stabio Gaggiolo
- Ligornetto Cantinetta -> Stabio Gaggiolo
- Arzo -> Stabio Gaggiolo o Brusino Arsizio
- Ponte Cremenaga -> Fornasette o Ponte Tresa
- Cassinone -> Fornasette
- Indemini -> Dirinella (Zenna)
«Non si può vietare gli ingressi dall’Italia»
Al momento non è possibile vietare l’entrata in Ticino di cittadini italiani in seguito ai controlli, ma solo raccomandare di tornare indietro, è stato chiarito da Bock. «Perché si possa vietare l’ingresso è necessaria una decisione del Consiglio federale».
Responsabilità individuale per frenare il contagio
Per quanto riguarda l’epidemia, «è fondamentale frenare i contagi», ha sottolineato Patrick Mathys. L’obiettivo centrale rimane quello di proteggere gli anziani e chi ha patologie pregresse. «Le misure igieniche e tenere le distanze sono tra le cose più semplici ed efficaci che possiamo fare», ha aggiunto. Per poi precisare: «Se non fate parte di una categoria a rischio ma avete sintomi riconducibili al coronavirus state a casa, non andate al pronto soccorso, ma telefonate al medico di famiglia». «Facciamo appello alla responsabilità individuale di ognuno: tutti noi possiamo contribuire a proteggere le persone più a rischio». Per ora si è deciso di rinviare le operazioni chirurgiche non urgenti, invece per quanto riguarda i posti nel reparto di cure intense, è stato spiegato che «la creazione di nuovi posti è una sfida ma è fondamentale soprattutto avere il personale sanitario specializzato».