Il caso

Cittadino svizzero condannato in Australia per traffico di droga

Il 22.enne originario del canton Ginevra aveva trasportato, come corriere, 21 chili di cocaina da Los Angeles a Melbourne – In tribunale ha parlato di un «momento di sconsideratezza» – Gli erano stati offerti 4.000 dollari
© Australian Federal Police
Ats
24.10.2025 09:23

Un cittadino svizzero di 22 anni è stato condannato in Australia a otto anni e otto mesi di reclusione per traffico di droga, di cui almeno quattro anni e dieci mesi da scontare, secondo la decisione del giudice. Il 22.enne, originario del canton Ginevra, rischiava il carcere a vita per aver viaggiato all'inizio di gennaio da Los Angeles (California, USA) a Melbourne (Australia) con una valigia piena di cocaina. Da allora era in detenzione preventiva. Secondo l'atto d'accusa, che l'agenzia Keystone-ATS ha potuto consultare, non aveva precedenti penali.

La polizia federale australiana lo aveva incriminato per importazione e possesso di una quantità commerciale di cocaina. I 21 chili di polvere bianca trovati nella sua valigia contenevano quasi 15 kg di cocaina pura, pari a 125.000 dosi, per un valore stimato di 4,5 milioni di franchi.

«Un momento di sconsideratezza»

Oltre alla grande quantità di droga, il giudice ha tenuto conto anche di fattori quali l'età dell'imputato. «Hai tutta la vita davanti a te», ha detto il magistrato al ginevrino in un video diffuso dal tribunale. Il giudice ritiene che le possibilità di riabilitazione del colpevole siano molto elevate. Il fatto che abbia ammesso la sua colpevolezza è percepito come un segno di pentimento. Questa ammissione di colpa ha contribuito a ridurre la durata della pena detentiva, ha spiegato il giudice.

In una lettera indirizzata al tribunale, il cittadino svizzero ha parlato di un «momento di sconsideratezza» e ha presentato le sue scuse per il suo comportamento, ha precisato ancora il giudice. Quest'ultimo ha affermato di credere al ginevrino quando afferma di non aver mai voluto fare del male a nessuno.

Dichiarazioni contraddittorie

Per quanto riguarda la questione se il 22.enne sapesse cosa stava trasportando, le dichiarazioni riportate nell'atto d'accusa divergono. Ai funzionari doganali, il giovane aveva inizialmente dichiarato di aver preparato lui stesso i bagagli e di sapere cosa contenessero. Avrebbe spiegato che il peso eccessivo della valigia era dovuto ai numerosi capi di abbigliamento acquistati a Las Vegas (Nevada, USA).

Poco dopo, tuttavia, avrebbe detto ai doganieri che la valigia non gli apparteneva. Una persona sconosciuta gli avrebbe consegnato il bagaglio a Los Angeles. Secondo le sue stesse dichiarazioni, non sapeva cosa contenesse la valigia, né a chi avrebbe dovuto consegnarla all'arrivo.

«Meno ne so, meglio è»

Secondo un estratto di un interrogatorio con la polizia federale australiana citato nell'atto d'accusa, il 22.enne avrebbe pensato che meno ne sapeva, meglio sarebbe stato. Avrebbe supposto che la valigia contenesse forse orologi contraffatti. Quando ha scoperto i pacchetti di cocaina in Australia, si è spaventato.

Secondo le sue dichiarazioni alla polizia federale, gli sarebbe stato assicurato che non correva alcun rischio. Pensava di dover trasportare la valigia in cambio del volo e di un po' di soldi. Ha raccontato ai doganieri che era stato contattato ancora in Svizzera da un uomo che gli aveva offerto 4.000 dollari (circa 3.200 franchi al cambio attuale) per i voli e l'alloggio. Secondo il giudice, non è chiaro quale beneficio reale lo svizzero avrebbe potuto trarre da questa operazione.

Un ruolo minore in una rete internazionale

Il ruolo del ginevrino era quello di semplice corriere, relativamente minore all'interno di una rete internazionale di traffico di droga. Tuttavia, ha sottolineato il giudice, questo tipo di rete può funzionare solo se alcune persone accettano di fungere da corrieri.

La quantità di cocaina trasportata, di gran lunga superiore alla quantità cosiddetta «commerciale», rende questo caso un esempio significativo di reato molto grave, ha aggiunto. Nella fattispecie, il tribunale ha anche tenuto conto dell'effetto deterrente per la società. Il messaggio del tribunale a tutti coloro che intendono introdurre droga in Australia è chiaro: «Non ne vale la pena».

Consolato in contatto con il 22.enne

Lo svizzero era detenuto da quasi undici mesi in attesa di giudizio. Questo periodo sarà detratto dalla sua pena, ha precisato il giudice. Al termine dei suoi quattro anni e dieci mesi di carcere, spetterà a un altro giudice decidere se sarà rilasciato con la condizionale o se le condizioni di libertà vigilata saranno modificate.

Il consolato generale svizzero a Sydney è in contatto con il ginevrino e gli fornisce assistenza nell'ambito della protezione consolare, ha indicato oggi il DFAE all'agenzia Keystone-ATS. Per motivi legati alla protezione dei dati e della personalità, i servizi di Ignazio Cassis non possono fornire ulteriori informazioni.