Combattente svizzero ucciso in Ucraina, che cos'è un mercenario?

Per la prima volta dall'inizio dell'invasione russa nel 2022, un mercenario svizzero è morto in prima linea in Ucraina. L'ambasciata svizzera a Kiev è stata informata del decesso dall'esercito ucraino all'inizio dell'anno, ha dichiarato a Radio SRF il responsabile della comunicazione del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), Michael Steiner. L'uomo è stato apparentemente ucciso durante un combattimento, ha aggiunto Steiner. Le circostanze della sua morte non sono chiare: non si sa in quale unità abbia prestato servizio e in quale area fosse di stanza. L'esercito ucraino non ha rilasciato informazioni.
Soldati svizzeri al servizio degli stranieri
Ma che cos'è un mercenario? Fino al XIX secolo molti uomini svizzeri si guadagnarono da vivere combattendo al servizio di eserciti stranieri, si legge nell'Archivio federale svizzero. Questi soldati erano definiti generalmente mercenari. Fu appena il giovane Stato federale a imporre la fine del servizio mercenario. La Rivoluzione francese accelerò il declino del mercenarismo, che in linea di principio venne messo in discussione in seguito all'introduzione della leva obbligatoria e dell'esercito popolare. Il giovane Stato federale limitò sempre più il servizio mercenario a favore delle potenze straniere, fino a vietarlo completamente. Lo scioglimento dei reggimenti svizzeri che servivano sotto bandiera straniera e l'attuazione del divieto costituì uno degli interessi centrali delle autorità nella fase iniziale dello Stato federale.
Dalla fondazione della Legione straniera francese, nel 1831, fino a 40.000 svizzeri vi hanno prestato servizio. Tra i mercenari moderni vanno annoverati anche gli svizzeri che per convinzione politica presero parte a guerre, ad esempio alla guerra di secessione americana (1861-1865), alla guerra civile spagnola (1936-1939) o alla seconda Guerra mondiale (1939-1945) al fianco della Germania. L'unica truppa mercenaria svizzera ancora oggi esistente è la Guardia svizzera pontificia a Roma: si occupa della sicurezza del Papa dagli inizi del XVI secolo.
Svizzeri in Ucraina
Era la notte tra il 23 e il 24 febbraio 2022 quando iniziò l'invasione russa in Ucraina. «Chiunque vuole unirsi alla difesa dell’Ucraina, dell’Europa e del mondo può venire e combattere fianco a fianco con gli ucraini contro i crimini di guerra russi», è stato allora l’appello di Zelensky, al quale hanno aderito volontari da tutto il mondo. Inglesi, americani, tedeschi, olandesi.
Alla fine di marzo 2023, un portavoce dell’Ufficio del Procuratore generale aveva parlato di sette procedimenti in Svizzera avviati dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, per il sospetto di avere prestato servizio militare all’estero. Il presidente del comitato investigativo russo, Aleksandr Bastrikin, aveva parlato di «seguaci» dell'Ucraina provenienti da «oltre 70 Stati, principalmente dall'Europa e dall'America, che perseguono la politica anti-russa più attiva». Le persone coinvolte nei procedimenti nel nostro Paese erano sospettate di aver preso parte ai combattimenti come volontari o mercenari.
Che cosa dice la legge
«Se uno svizzero si arruola in un esercito straniero senza il permesso del Consiglio federale è punito con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria». Così recita l’art. 94 del Codice penale militare. Unica eccezione: la Guardia svizzera pontificia. Il reato è chiamato «Indebolimento della forza difensiva del Paese». Ma come mai si è deciso di proibire il servizio militare all’estero? Ci sono ragioni storiche, economiche e geopolitiche.
In Ticino, nel marzo del 2021, il «foreign fighter» locarnese Johan Cosar era stato condannato in Appello per aver violato la legge militare svizzera, arruolandosi in un esercito di guerriglieri e combattendo in Siria, paese d’origine della sua famiglia. All’ex sergente dell’esercito svizzero era stata inflitta una pena pecuniaria sospesa di 70 aliquote giornaliere da 50 franchi ciascuna, più una multa di 500 franchi, pena la carcerazione. Nonostante la Corte di primo grado avesse riconosciuto il suo agire per motivi onorevoli, «avrebbe potuto mettere a rischio la neutralità elvetica». Il Tribunale militare di cassazione aveva confermato le conclusioni a cui erano giunti primi due gradi di giudizio, ribadendo che a un cittadino svizzero è vietato prestare servizio in un esercito straniero.
A fine settembre del 2022, un giovane milite del Sopraceneri è stato condannato a pena pecuniaria sospesa, dal Tribunale militare 3 a Locarno, per il reato di indebolimento della forza difensiva del Paese. Si era arruolato nella Legione straniera francese.
Jona Neidhart è uno degli svizzeri disposti ad accettare eventuali conseguenze. Nonostante il procedimento penale aperto nei suoi confronti dalla giustizia militare elvetica, poche settimane fa è tornato in Ucraina. Ha già servito Kiev come mitragliere, fuciliere e carrista. Dopo due anni di guerra, lo scorso giugno è tornato a casa. Ma ha subito espresso la volontà di tornare al fronte. «Preferibilmente, con un'unità che combatta in prima linea, in modo da poter prendere a calci nel sedere i russi».
Se ne discute a Berna
Il 27 settembre 2024, il consigliere nazionale socialista Jon Pult (Grigioni) ha presentato – con altri 20 cofirmatari – l'iniziativa parlamentare «Aggressione russa contro l'Ucraina. Amnistia per i combattenti svizzeri». «Gli Svizzeri che combattono in Ucraina, per esempio nella Legione internazionale di difesa territoriale, contro l’aggressione russa, la quale viola il diritto internazionale, difendono valori fondamentali del nostro Paese e del diritto internazionale pubblico, quali libertà, democrazia, indipendenza, sovranità e integrità territoriale», si legge nel testo dell'iniziativa. La quale chiede di rinunciare all’azione penale corrispondente e all’esecuzione della pena concedendo a tali cittadini un'amnistia poiché «le loro azioni sono chiaramente nell’interesse pubblico della Svizzera». «L’amnistia riguarda tutti gli Svizzeri che sostengono o hanno sostenuto attivamente la guerra di difesa dell’Ucraina contro l’aggressione russa». L'iniziativa sarà discussa venerdì dalla Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale.