Compromesso sulla neutralità: «Serve margine di manovra»

La neutralità è un valore della Svizzera. Senza se e senza ma. Eppure, sull’interpretazione e sull’applicazione di questo concetto, non c’è unanimità. Per nulla. Lo sa bene il «ministro» degli Esteri Ignazio Cassis, che voleva una «neutralità cooperativa». Non se ne è fatto nulla. Ma già prima del ticinese, una ventina di anni fa, Micheline Calmy-Rey parlava di «neutralità attiva». E ora c’è l’UDC, supportata dall’associazione Pro Svizzera, a proporre un altro cambiamento: inserire la neutralità «permanente e armata» nella Costituzione. È l’obiettivo dell’iniziativa «Salvaguardia della neutralità svizzera (Iniziativa sulla neutralità)», che oggi è arrivata per la prima volta sui banchi del Consiglio degli Stati.
Quattro punti
L’iniziativa (che andrebbe a modificare l’articolo 54 della Costituzione) si sviluppa in quattro punti: oltre alla neutralità «permanente e armata», esige che la Confederazione non aderisca ad alcuna alleanza militare o di difesa (salvo in caso di attacco diretto contro il Paese). Vuole inoltre che Berna rinunci a sanzioni (definite «misure coercitive non militari») nei confronti di Stati belligeranti, a meno che non siano state emanate dall’ONU. Infine, deve mettere a disposizione «i propri buoni uffici in qualità di mediatrice».
L’iniziativa è stata lanciata nell’ottobre del 2022, anche in seguito all’invasione russa in Ucraina. La ripresa delle sanzioni europee da parte del Consiglio federale è stata particolarmente criticata dai promotori del testo, così come l’avvicinamento di Berna alla NATO. Il Consiglio federale, dal canto suo, ha deciso di opporsi all’iniziativa, senza contrapporre alcun controprogetto.
I «senatori» sono contrari
Ora, l’iniziativa è passata nelle mani del Parlamento: oggi il Consiglio degli Stati ha chiaramente detto di essere contrario al testo. Con 35 voti contro 8, raccomanda di respingere l’iniziativa. A differenza del Consiglio federale, tuttavia, ha deciso di approvare un controprogetto diretto: per la maggioranza dei «senatori», la Costituzione va modificata. Ma l’iniziativa è troppo rigida ed estrema, pertanto è necessario elaborare un compromesso che dia un maggior margine di manovra al Governo.
I punti non sono più quattro (come auspicato dall’UDC), ma solamente due. «La Svizzera è neutrale. La sua neutralità è permanente e armata». E a seguire: «La Confederazione si avvale della neutralità per garantire l’indipendenza e la sicurezza della Svizzera nonché prevenire i conflitti o contribuire alla loro risoluzione. Offre i propri buoni uffici in qualità di mediatrice». Questa versione è stata approvata agli Stati con 27 voti a favore, 15 contrari e un’astensione.
Tre ore di dibattito
Ci sono volute tre ore di dibattito per arrivare a questa conclusione. Segno che il tema suscita particolare interesse. Le due parti più controverse - che vengono soppresse nel controprogetto indiretto - riguardano le alleanze militari (come la NATO) e soprattutto la ripresa delle sanzioni internazionali.
L’UDC, nel testo, precisa che la Svizzera deve adottare dei «provvedimenti volti a impedire l’elusione delle misure coercitive non militari adottate da altri Stati». Non può dunque diventare un’isola per aggirare le sanzioni imposte, ad esempio, dall’UE. Tuttavia, per la maggioranza dei «senatori» ciò rappresenta un «corsetto troppo rigido». Il Governo e il «ministro» degli Esteri non avrebbe più sufficiente margine di manovra. «La neutralità è sempre stata uno strumento importante per la difesa degli interessi del Paese in politica estera e di sicurezza», ha sottolineato anche Ignazio Cassis, ricordando che c’è una buona ragione del perché non sia mai stata deliberatamente definita con precisione nella Costituzione. «L’esperienza degli ultimi 175 anni ha dimostrato che proprio questa flessibilità ha permesso di rispondere sempre in modo appropriato a tutte le situazioni difficili».
A suo avviso, si tratta di uno strumento e non di un fine. Renderla più rigida, «non è nell’interesse della Svizzera». È anche per questo che il Governo si oppone al controprogetto. Ma c’è un altro motivo: «Opporre un controprogetto implica una necessità di azione, che però non esiste. La situazione attuale, lo status quo, offre il margine di manovra necessario per mettere la neutralità al servizio degli interessi della Svizzera».
«Non ritiriamo la proposta»
Il controprogetto diretto non convince particolarmente neanche il «senatore» Marco Chiesa (UDC). «Lascia nuovamente delle zone di interpretazione che verrebbero sfruttate da chi non condivide il concetto di neutralità integrale e armata. L’iniziativa è invece molto chiara. Per questo motivo non ritireremo il testo».
Il dossier, ora, passa al Consiglio nazionale, che dovrà esprimersi sia sull’iniziativa, sia sul controprogetto diretto. «Non è detto che andrà in votazione popolare quello che è stato votato agli Stati», afferma Chiesa, che non esclude la possibilità che le Camere possano modellare ulteriormente il compromesso raggiunto dai «senatori». «La porta rimane aperta ad altri cambiamenti».
Per Chiesa, «la Svizzera non deve aderire a nessun blocco geopolitico (ad esempio quello occidentale nei confronti della Russia, n.d.r.), ma qualificarsi come costruttrice di ponti anche in un contesto di tensioni. La neutralità la si deve dimostrare proprio nei momenti complicati, quando c’è un conflitto e non in tempo di pace. Quella è solo retorica ipocrita». Per l’ex presidente UDC (che cita le parole di Cassis), è vero che neutralità non significa essere indifferenti. «Per me significa essere presenti. Ed esserlo per conseguire un obiettivo preciso, ovvero la pace tramite la mediazione e i buoni uffici. È evidente a tutti che strumenti come le sanzioni non hanno mai permesso di mettere fine ad alcuna guerra. E ne abbiamo ancora una volta la conferma», aggiunge Chiesa, riferendosi alla Russia. «Per essere neutrale devi però anche essere riconosciuto come tale da entrambe le parti in conflitto. Ma oggi non è più il caso, non da ultimo perché chi si è susseguito a capo del DFAE ha stiracchiato, indebolendolo, il concetto di neutralità integrale. Questa deriva è da correggere», critica Chiesa.