Controprogetto morto e sepolto sul canone SSR a 200 franchi

Ora è ufficiale. Non ci sarà un controprogetto sull’iniziativa costituzionale per ridurre a 200 franchi il canone della SSR. La Commissione delle telecomunicazioni del Nazionale, contraddetta a due riprese da quella degli Stati, ha alzato bandiera bianca, rinunciando definitivamente a proporre un’alternativa a livello di legge. Pertanto, i tempi per decidere si riducono: in giugno il Nazionale darà il suo preavviso sull’iniziativa - la commissione raccomanda di bocciarla - mentre gli Stati si dovrebbero esprimere in autunno. La votazione popolare potrebbe avere luogo l’8 marzo 2026.
Oggi il canone ammonta a 335 franchi all’anno per le economie domestiche e viene pagato anche dalle imprese a seconda della cifra d’affari. L’iniziativa chiede di ridurre la tassa di ricezione a 200 franchi e di esentare totalmente le aziende. La quota del canone (1,25 miliardi di franchi) verrebbe praticamente dimezzata e si ridurrebbe a poco più di 600 milioni di franchi. Per evitare questo drastico taglio, la commissione del Nazionale aveva avanzato in gennaio una prima proposta di controprogetto, che prevedeva la diminuzione del canone per le famiglie e l’esenzione totale per le imprese.
Due volte pollice verso
I commissari degli Stati, tuttavia, l’avevano respinta ritenendola troppo vaga. I colleghi del Nazionale sono quindi tornati alla carica in marzo, chiedendo di esentare progressivamente le aziende dal pagamento del canone radiotelevisivo entro il 2035. Anche stavolta, però, i rappresentanti della Camera del popolo hanno incassato un no. Per la commissione degli Stati, infatti, si trattava di un passo superfluo, in quanto riprendeva in gran parte il controprogetto già annunciato del Consiglio federale, a livello di ordinanza (che non richiede quindi modifiche di legge). Quest’ultimo prevede di ridurre gradualmente il canone a carico delle economie domestiche a 300 franchi entro il 2029 e di aumentare il limite per il pagamento a carico delle imprese; dagli attuali 500 mila franchi di fatturato a 1,2 milioni. In questo caso, dal 2027 l’80% delle imprese non pagherebbe la tassa di ricezione. In totale, alla SSR verrebbero a mancare entrate (stando ai dati del Governo) per 120 milioni di franchi. Nella commissione del Nazionale, è stata ipotizzata anche una terza alternativa, ma l’idea è morta sul nascere. Alla fine, a maggioranza, è stato deciso sia di rinunciare definitivamente a un controprogetto e sia di prendere posizione contro l’iniziativa (17 voti contro 8).
Secondo l’organo del Nazionale, la riduzione del canone a 200 franchi «comporterebbe un massiccio calo della qualità dell’offerta radiotelevisiva svizzera, che non sarebbe proporzionale allo sgravio finanziario annuo per famiglie e imprese». La Commissione, inoltre, fa presente che la tassa di ricezione finanzia «un’offerta giornalistica che copre tutte e quattro le regioni linguistiche» e che per il funzionamento della democrazia diretta, ma anche per la coesione sociale in Svizzera, «è necessario un servizio pubblico indipendente e completo nel settore dei media». Meglio quindi puntare sul controprogetto indiretto del Governo, anche se avrà «conseguenze sull’offerta».
Farinelli: rischi sottovalutati
Sulla mancanza di un controprogetto le valutazioni divergono fra i commissari ticinesi. Alex Farinelli (PLR) lamenta l’assenza di un’alternativa sul canone a livello di legge. Innanzitutto, spiega, per un motivo istituzionale: un cambiamento legislativo ad opera del Parlamento, con le relative garanzie, sarebbe stato meglio di una semplice modifica d’ordinanza. Ma soprattutto, il fatto di avere un controprogetto «avrebbe garantito maggiore solidità nel combattere un’iniziativa estremamente pericolosa e dannosa per le minoranze linguistiche e le zone periferiche come il Ticino». Un controprogetto, secondo il deputato liberale-radicale, avrebbe anche permesso di dividere il fronte dei favorevoli all’iniziativa. «Qualsiasi strumento che garantisse maggiore solidità nella lotta all’iniziativa sarebbe stato benvenuto. Prendo atto che non lo si vuole. Ho l’impressione che si sottovalutino i rischi».
Quadri: va bene così
Di diverso avviso, invece, Lorenzo Quadri, sebbene avesse sostenuto con il gruppo (anche per motivi tattici) il controprogetto. «Va bene così. Si vada in votazione con l’iniziativa e basta», dice il deputato leghista. «Il primo contropogetto era meglio del secondo. Ma nessuno dei due suscitava soverchi entusiasmi. Intendiamoci, è corretto che le aziende non paghino il canone, perché le persone giuridiche non guardano la TV. Ma questo non basta. L’iniziativa, invece, chiede uno sconto significativo per i cittadini». Quanto alla controproposta del Consiglio federale, secondo Quadri è «un passetto» fatto pensando di depotenziare l’iniziativa, ma è «ampiamente insufficiente».