Coronavirus: il bilancio in Svizzera

Nel corso del weekend come da copione sono aumentati i casi di coronavirus registrati in Svizzera, tanto che quota trenta è ormai alle porte. Tuttavia, le autorità hanno invitato alla calma, annunciando che, almeno nell’immediato, misure restrittive come la chiusura dei confini o delle scuole restano fuori discussione.
Secondo quanto comunicato dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), alle 17 di oggi i contagi ufficiali erano 24, sparsi in diversi cantoni elvetici, 11 per la precisione. Vi è però da considerare che altri campioni sono solo in attesa della conferma definitiva dal laboratorio di referenza di Ginevra in merito alla positività.
Nessun paziente è grave
Per quanto noto, nessuno dei pazienti si trova in condizioni di salute che destano preoccupazione. Il virus ha raggiunto, oltre al Ticino, Argovia, Berna, Basilea Città, Basilea Campagna, Friburgo, Ginevra, Grigioni, Vaud, Vallese e Zurigo. Più di 1300 persone si sono sottoposte al test, risultando non infettate dal virus.
Tra i casi più recenti quello di un uomo sulla trentina del canton Friburgo, probabilmente infettato durante un viaggio in Lombardia, e quello di un 31enne maestro d’asilo a Spreitenbach (AG), che la scorsa settimana aveva ricevuto una visita famigliare dal nord Italia. Si prospetta una quarantena per le 70 persone - fra cui 44 bambini dell’asilo e otto colleghi - con cui è entrato in contatto.
Lo stesso provvedimento è scattato per due classi della Scuola tecnica superiore di Bienne (BE) e i loro insegnanti. Si tratta dell’istituto dove studia una 21enne la cui positività è stata resa pubblica ieri. Il periodo di isolamento durerà fino al prossimo 12 marzo compreso e interessa 45 studenti e nove professori.
UFSP predica calma
Dopo l’annullamento deciso venerdì di ogni evento con almeno 1000 persone fino al 15 marzo, Berna ha voluto rassicurare la popolazione. Ieri davanti ai media, il capo della divisione malattie trasmissibili dell’UFSP Daniel Koch ha garantito che nessuna misura clamorosa è dietro l’angolo.
La chiusura delle frontiere non è un’opzione perché non sarebbe efficace e impedirebbe a molti frontalieri di raggiungere il posto di lavoro negli ospedali e negli studi medici, ha affermato il funzionario. Resteranno aperte pure le scuole: i bambini, al contrario degli over 60, non sono considerati né a rischio né come i principali portatori del virus.
Koch ha predicato calma per non sovraccaricare i servizi di pronto soccorso degli ospedali con casi minori. Si è invece detto preoccupato della situazione in Italia. Il prossimo passo della Confederazione sarà una campagna di informazione che comprenderà raccomandazioni scritte ai cittadini su cosa fare per proteggersi dall’infezione e dalla trasmissione del COVID-19.
Da parte sua, la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga ha approfittato della allocuzione per la Giornata del malato per ringraziare il personale curante che si sta facendo carico dell’emergenza. «È importante sapere che abbiamo un buon sistema sanitario», ha detto la consigliera federale, rivolgendo poi un pensiero a tutte le persone malate da tempo.