Parlamento

Da Berna un segnale per Mosca: meno remore a cacciare le spie

Anche gli Stati approvano la richiesta di espellere sistematicamente chi commette attività illegali per la Russia o per conto di altri Paesi - Amherd: «Ma ogni misura continuerà a essere decisa caso per caso»
©PETER KLAUNZER
Giovanni Galli
27.05.2024 22:59

Un quinto degli agenti russi in Europa sarebbe attivo in Svizzera sotto copertura diplomatica. Secondo un funzionario del Servizio informazioni della Confederazione, sentito l’anno scorso dalla Commissione della politica estera del Nazionale, sono un’ottantina gli agenti di Mosca nella Confederazione (su circa 220 funzionari presenti fra Berna e Ginevra). Un dato che anche a livello politico ha cominciato a suscitare forte preoccupazione, sia per i potenziali pericoli dello spionaggio sia per i danni reputazionali che la Confederazione potrebbe subire come Stato che ospita organizzazioni internazionali. Mentre nel resto dell’Europa sono state strette le viti, specie dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, nei confronti di queste persone Berna ha mostrato finora una certa tolleranza. Le espulsioni sono molto rare e se avvengono non sono mai annunciate pubblicamente. Perché tutta questa prudenza e discrezione verso i diplomatici sospetti di spionaggio? Interpellato nell’ottobre scorso dalla «NZZ am Sonntag», il DFAE (che oggi ha l’ultima parola) aveva spiegato che i canali di comunicazione con la Russia devono essere mantenuti, soprattutto nell’interesse del mandato di potenza protettrice che la Svizzera esercita per Mosca in Georgia. D’altra parte, c’è anche il timore di rappresaglie diplomatiche. Una linea più restrittiva è stata adottata solo in epoca più recente, con la decisione di vietare l’ingresso a 270 diplomatici già espulsi da altri Paesi. I quali, però, ne hanno cacciati 600.

Ma ora il Parlamento vuole più fermezza. In dicembre il Nazionale e oggi gli Stati hanno approvato una mozione del socialista Fabian Molina (ZH) che incarica il Governo di espellere sistematicamente tutte le persone straniere che, attraverso attività di spionaggio vietate, mettono in pericolo la sicurezza interna o esterna della Svizzera o il suo ruolo come Stato ospite e che non possono essere perseguite penalmente. Stando alla relatrice della commissione, Franziska Roth (PS/SO), le attività illegali commesse da queste persone mettono in pericolo spazi di dialogo offerti soprattutto nel contesto della Ginevra internazionale. I meccanismi di espulsione per questi soggetti vanno rafforzati, senza tuttavia rinunciare a un esame dei casi specifici. Proprio in quanto sede di molte organizzazioni internazionali, la Svizzera è particolarmente attrattiva per questo genere di attività di spionaggio, che possono minacciare gli interessi diplomatici della Svizzera e le persone prese di mira. La «senatrice» solettese ha evocato le attività problematiche svolte dai russi, che godono, appunto, di una copertura diplomatica.

Stando a Petra Gössi (PLR/SZ), invece, la mozione (accolta con 32 sì, 9 no e 2 astensioni) non apporta alcun valore aggiunto rispetto alla prassi attualmente applicata dal Consiglio federale. Secondo PLR e UDC, le spie straniere vengono già espulse, ma con la prudenza che questo richiede. Non bisogna nemmeno dimenticare le probabili rappresaglie della Russia sotto forma di rinvii di diplomatici svizzeri. Per Mauro Poggia (MCG-UDC/GE), contrario a questa dimostrazione di forza del Parlamento, bisogna lasciare al Consiglio federale la risposta più appropriata. In questo campo ci vuole maggiore finezza nella risposta da dare. Secondo la responsabile della Difesa Viola Amherd, il Consiglio federale dispone già oggi dei mezzi per contrastare le attività di spionaggio sul proprio territorio, indipendentemente dal Paese che compie simili azioni. Siamo favorevoli alla mozione, ha detto, anche per inviare un segnale all’estero. Non si introduce, in ogni caso, alcun automatismo. In dicembre Amherd aveva detto al Nazionale che in caso di voto negativo si rischierebbe di attirare ancora più attività di spionaggio. Dobbiamo tenere conto anche dei nostri interessi, economici per esempio, prima di prendere una decisione caso per caso, ha ricordato in aula.

In concreto, la procedura dovrebbe cambiare. In caso di attività sospette, il dossier sarà esaminato dalla Delegazione di sicurezza del Consiglio federale, che riunisce i responsabili dellaDifesa, di Giustizia e polizia e degli Esteri. Anche il Servizio informazioni potrà dire la sua.

In questo articolo: