Dazi, Donald Trump esulta: «In arrivo miliardi di dollari»

(Aggiornato) A Washington, capitale degli Stati Uniti, è oramai passata la mezzanotte. Con il cambio di data, il cosiddetto martello tariffario è entrato in vigore. Per la Svizzera, a meno di annunci clamorosi significa (e significherà) che sulle esportazioni verso l'America verranno applicati dazi doganali del 39%. Una mazzata, appunto.

Nel frattempo, la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e il «ministro» dell'Economia Guy Parmelin stanno rientrando dal loro viaggio della speranza a Washington, apparentemente a mani vuote. Il loro aereo, il Falcon 900EX del Consiglio federale, con sigla SUI7, è atterrato all'aeroporto di Berna-Belp alle 7.22. Nessuna dichiarazione verrà fatta prima dell'arrivo dei due esponenti dell'Esecutivo in Svizzera. Senza avere informazioni sul contenuto del colloquio con il segretario di Stato americano Marco Rubio, appare difficile pensare che un accordo dell'ultimo minuto per evitare i dazi al 39% sia stato raggiunto. E questo perché, banalmente, a Washington non c'è stato un contatto diretto con Donald Trump. «Al rientro della sua delegazione dagli USA, il Consiglio federale terrà una seduta straordinaria nel primo pomeriggio» si legge sui canali social dello stesso Consiglio federale. «Al termine è prevista una comunicazione».

Su Truth, il social di Trump, il tycoon poco prima della mezzanotte americana stava già esultando: «È mezzanotte!!! Miliardi di dollari stanno ora affluendo negli Stati Uniti d'America». Parte di quei miliardi, viene da pensare, giungerà dalla Svizzera. La Confederazione, ricordiamo, inizialmente era stata colpita dalla minaccia di dazi al 31%. Lo scorso 1. agosto, per contro, denunciando un deficit commerciale con Berna da 40 miliardi di dollari Trump aveva fissato al 39% i dazi nei confronti del nostro Paese. A nulla era valsa la telefonata di Karin Keller-Sutter.