Dazi, economia elvetica col fiato sospeso

Gli ambiti economici svizzeri trattengono il fiato, mentre si avvicina la data del 9 luglio, che porrà fine a una fase di negoziati durata 90 giorni fra Stati Uniti e partner commerciali sui dazi doganali. A inizio aprile, Donald Trump aveva evocato balzelli per la Svizzera del 31%, escludendo però i medicinali.
Il presidente statunitense ha fatto capire alla fine della scorsa settimana che da oggi partiranno le lettere che avvertiranno i vari partner commerciali sulle decisioni prese.
Berna spera dal canto suo di mantenere l'attuale tassazione del 10% sui prodotti esportati oltre Atlantico finché non saranno concluse le trattative con Washington.
Se le decisioni definitive sono previste da mercoledì, la loro applicazione è in agenda per il primo agosto. Secondo gli esperti il quadro non sarà però per forza chiarissimo.
«Non si può essere certi che ciò che verrà detto ora sarà ancora valido il minuto successivo. E non potremo contare sul mantenimento della situazione dei dazi», ha riassunto Ipek Ozkardeskaya, analista di Swissquote.
«Le Borse in questo contesto stanno dimostrando una robustezza sorprendente», ha constatato dal canto suo Thomas Rühl, responsabile degli investimenti presso la Banca cantonale di Svitto. Le perdite di inizio aprile sono in effetti state compensate.
Sul fronte delle imprese, circa un quarto ha aperto o si prepara ad aprire nuove destinazioni per le esportazioni, in modo da essere meno legate agli Stati Uniti, indica un recente studio congiunto dell'Alta scuola Arc, della SUPSI e dell'Alta scuola zurighese in scienze applicate (ZHAW).
Un'applicazione alla lettera dei dazi annunciati il 2 aprile costerebbero alla Svizzera 17,5 miliardi di franchi nel 2026, secondo calcoli del Centro di ricerche congiunturali del Politecnico federale di Zurigo (KOF).