Fisco

Dichiarazioni separate in casa, la riforma è vicina alla meta

L’imposizione individuale dei coniugi ha superato il penultimo ostacolo in Parlamento – Al Nazionale ha tenuto l’intesa fra PLR e sinistra – Per la maggior parte dei contribuenti ci sarà uno sgravio – Agli Stati la lotta sarà serratissima
© KEYSTONE/Gian Ehrenzeller
Giovanni Galli
07.05.2025 19:18

L’imposizione individuale dei coniugi vede la luce in fondo al tunnel. Il Consiglio nazionale (101 voti contro 95) ha confermato il suo sostegno alla riforma fiscale, che non considera più marito e moglie come una comunità economica ma due contribuenti distinti. In futuro, le coppie sposate dovranno presentare due dichiarazioni separate, al pari dei conviventi. Lo scopo è di eliminare la cosiddetta penalizzazione fiscale del matrimonio. Oggi, i redditi di marito e moglie vengono cumulati. A parità di reddito le coppie sposate pagano più imposte a livello federale (IFD) di quelle conviventi, perché la scala delle aliquote è molto progressiva: più alto è il reddito più si paga. Viceversa, tenendo i redditi separati, come se fossero due persone sole, pagherebbero meno. Se i loro redditi separati sono bassi, potrebbero non pagare del tutto imposte a Berna.

Il compromesso ha retto

Tutto parte da un’iniziativa popolare generica delle Donne PLR intitolata «Per imposte eque» (confronta il box in fondo) che chiede un’imposizione indipendente dallo stato civile. La riforma in discussione è un controprogetto voluto dal Consiglio federale. Il passo avanti al Nazionale – si tratta della seconda tornata – è stato possibile grazie a un’alleanza fra PLR, PS, Verdi e Verdi liberali, che si sono accordati per uno sgravio complessivo di 600 milioni di franchi: questo importo è un compromesso fra chi voleva vantaggi fiscali e chi limitare le perdite di gettito. Gli Stati, in dicembre, avevano optato per uno sgravio (rispettivamente minor gettito federale) inferiore ai 500 milioni, ritenuto insufficiente dai liberali.

L’obiettivo è anche di fare un passo nella direzione della parità e fornire un incentivo a lavorare di più al coniuge che guadagna meno (generalmente la donna). Si stimano almeno 40 mila impieghi a tempo pieno in più. Contrari, invece, UDC e Centro, che vogliono eliminare la penalizzazione fiscale senza mettere in discussione il modello della famiglia tradizionale. Se anche gli Stati, in giugno, diranno sì, è probabile il lancio di un referendum.

Chi vince e chi perde

La riforma dovrebbe favorire fiscalmente circa la metà dei contribuenti che oggi pagano l’imposta federale diretta e penalizzare il 14%. Per chi già non paga niente o paga poco, non dovrebbe cambiare nulla. I principali beneficiari sono i pensionati e i nuclei familiari a doppio reddito. Fra i perdenti, invece, rientrano le famiglie tradizionali monoreddito (un coniuge lavora, l’altro resta a casa ad accudire i figli) e le persone sole senza figli. Oggi, una famiglia di quattro persone con un reddito imponibile di 120 mila franchi paga dai 2.700 ai 3.100 franchi d’imposta federale, indipendentemente dal come è suddiviso il reddito nella coppia. In futuro, i doppi redditi dovrebbero pagare solo 1.000 franchi, mentre chi ne percepisce uno solo dello stesso ammontare ne verserebbe al fisco federale 5.000. Il perché di queste differenze è presto spiegato. Da un lato verrebbe abolita l’aliquota per coniugi: chi percepisce un doppio reddito potrà rientrare in una fascia meno progressiva rispetto a quella delle famiglie in cui il reddito è percepito da un solo coniuge. Inoltre, l’aliquota applicabile a questi contribuenti verrebbe aumentata leggermente per limitare il calo del gettito imputabile ai doppi redditi. Il Nazionale ha anche deciso di mantenere a 12 mila franchi la deduzione per figli, senza la possibilità di trasferirla da un partner all’altro. Per Paolo Pamini (UDC) il trasferimento è necessario nei casi in cui un genitore non possa far valere la deduzione perché ha un reddito insufficiente o nullo. «La situazione sarebbe altrimenti ingiusta», ha detto. Ma la proposta del deputato ticinese è stata respinta. Gli Stati, invece, avevano voluto rendere trasferibile la deduzione per favorire le coppie monoreddito.

Il prossimo stadio

Il dossier passa ora alla Camera dei Cantoni dove si prospetta un confronto molto serrato. All’«andata», i favorevoli si erano imposti di strettissima misura. In teoria i numeri ci sarebbero anche stavolta. UDC e Centro insieme contano 22 seggi su 46. La maggioranza favorevole all’imposizione individuale, tuttavia, non si può permettere assenze, perché dispone di 23 seggi, visto che il socialista sciaffusano Simon Stocker non potrà essere presente nella sessione estiva, a causa dell’annullamento della sua elezione da parte del Tribunale federale per questioni di domicilio. In ogni caso, se la riforma sarà accolta è molto probabile che ci sarà un referendum. Anche i Cantoni, in teoria, potrebbero promuoverlo (ne bastano otto), visto che con il passaggio all’imposizione individuale dovranno abbandonare i loro collaudati sistemi tributari, incassare meno imposte e pagare il potenziamento degli uffici di tassazione per sbrigare 1,7 milioni di pratiche fiscali in più. L’argomento degli oneri amministrativi è stato contestato dalla «ministra» delle Finanze Karin Keller-Sutter: all’inizio degli anni Duemila, ha detto, si è passati da una dichiarazione biennale a una annuale, senza che ciò abbia causato problemi.

La situazione, tuttavia, resta complicata. Sul tavolo, oltre alla richiesta delle Donne PLR e alla riforma in discussione alle Camere, c’è anche l’iniziativa popolare del Centro, che punta ad abolire la penalizzazione fiscale del matrimonio mantenendo l’imposizione congiunta.

Oltre ad avere dato via libera alla riforma fiscale, il Nazionale ha deciso di raccomandare l’approvazione dell’iniziativa popolare delle Donne PLR «Per un’imposizione individuale a prescindere dallo stato civile (Iniziativa per imposte eque)». La proposta, a carattere generico, è servita da base al controprogetto in discussione alle Camere. I deputati lo hanno approvato di stretta misura, con 98 voti favorevoli e 96 contrari. Attualmente, le coppie sposate e quelle dello stesso sesso che vivono in un’unione registrata sono tassate congiuntamente. Il Consiglio federale, invece, aveva raccomandato di respingerla, ritenendo che l’obiettivo potesse essere raggiunto più rapidamente con il controprogetto.