Diplomazia del lingotto d'oro: Gysin e Mahaim inoltrano una denuncia

I consiglieri nazionali ecologisti Greta Gysin (TI) e Raphaël Mahaim (VD) hanno chiesto al procuratore generale della Confederazione Stefan Blättler di avviare un'indagine sui «regali offerti al presidente statunitense» Donald Trump dai dirigenti di alcune aziende elvetiche all'inizio del mese. Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha confermato che sono state presentate tre denunce penali contro ignoti.
Saranno esaminate «come di consueto», ha indicato l'MPC nel tardo pomeriggio a Keystone-ATS, confermando un'informazione della radio pubblica romanda RTS e del settimanale di sinistra svizzero tedesco WOZ Die Wochenzeitung. La procura al momento non fornisce altre informazioni.
All'inizio di novembre, una delegazione di imprenditori svizzeri si è recata a Washington per discutere con Trump nella speranza di attirare la sua attenzione sulle ripercussioni dei dazi doganali del 39% applicati da agosto ai prodotti elvetici.
Un orologio da tavolo Rolex e un lingotto d'oro personalizzato che troneggiavano sulla scrivania del presidente alla Casa Bianca avevano attirato l'attenzione dei media svizzeri e internazionali nei giorni successivi.
Le critiche relative a quella che la stampa americana ha soprannominato la diplomazia del lingotto d'oro (gold bar diplomacy) sono riemerse quando, dieci giorni dopo, Berna e Washington hanno annunciato una dichiarazione d'intenti per riportare al 15% i dazi.
«In questa vicenda di grande rilevanza nazionale e internazionale, riteniamo che gli eventi in questione meritino un chiarimento da parte della giustizia», scrivono Gysin e Mahaim in una denuncia indirizzata al procuratore generale della Confederazione, di cui l'agenzia di stampa France-Presse (Afp) ha ricevuto una copia.
«Ne va della credibilità delle nostre istituzioni, del rispetto dello Stato di diritto e della reputazione della Svizzera a livello internazionale», aggiungono nella lettera datata 26 novembre.
Il valore di questi oggetti non è noto e «le informazioni pubbliche sulla destinazione finale dei regali offerti al presidente statunitense sono lacunose», sostengono i due deputati, che chiedono al procuratore di esaminare se si tratti di un vantaggio «illecito ai sensi del diritto penale svizzero». Citano in particolare l'articolo 322septies del Codice penale relativo alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri.
«Sembra di essere nel Medioevo. Si ha l'impressione che ci siano dei signori che baciano le mani del monarca ricoprendolo letteralmente d'oro per ottenere un favore da lui! (...) Nel XXI secolo sono cose che non vogliamo vedere. Non è così che si lavora nelle relazioni internazionali», ha detto Mahaim alla RTS.
«Permettetemi un piccolo paragone. Facciamo uno sforzo d'immaginazione, quello di essere in Congo nell'ufficio del capo dello stato con due direttori d'impresa che gli offrono un lingotto d'oro del valore di 100'000 franchi per ottenere un accordo nel loro settore d'attività (...). Ci si direbbe subito: c'è qualcosa che non quadra».
L'annuncio di un progetto di accordo per alleggerire i dazi doganali è stato accolto con favore dalle organizzazioni padronali ma è stato anche oggetto di critiche, in particolare da parte dei Verdi, che avevano condannato questa visita privata dei grandi imprenditori, giudicando l'iniziativa «democraticamente discutibile».
Tra gli uomini d'affari ritratti in una foto scattata durante l'incontro figuravano il direttore generale di Rolex, Jean-Frédéric Dufour, e quello della fonderia e società di commercio dell'oro MKS PAMP, Marwan Shakarchi.