Crimini

Dramma nel canton Neuchâtel: «Si può parlare di femminicidio»

Un 52.enne ha ucciso l'ex moglie di 47 anni e le due figlio di 10 e 3 anni a Corcelles: la coppia si era separata da poco più di due mesi – Sono già 20 donne uccise quest'anno nella Confederazione – A giugno è stato lanciato l'allarme: entro l'autunno è atteso un cambio di passo
©JEAN-CHRISTOPHE BOTT
Luca Faranda
20.08.2025 23:00

«È una tragedia di una vigliaccheria assoluta. Violenza inaudita contro le bambine, contro le donne. Il nostro obiettivo è ricostruire che cosa è successo e trovare la verità». Le parole, all’indomani del dramma avvenuto nel villaggio neocastellano di Corcelles, sono del procuratore Jean-Paul Ros. Martedì sera, una donna di 47 anni e le sue due figlie di 10 e 3 anni e mezzo sono state uccise dall’ex marito della donna, un 52.enne. La coppia - di origine algerina - aveva registrato la separazione lo scorso 12 giugno. Oggi la polizia di Neuchâtel ha convocato una conferenza stampa per spiegare la dinamica del triplice omicidio: un parente residente all’estero ha chiamato la polizia poiché non aveva più notizie della 47.enne dalle 14. Gli agenti, giunti all’appartamento di Corcelles, non hanno ottenuto risposta. Dopo aver contattato i vicini e gli ospedali della zona, alle 22 la polizia ha forzato la porta.

«Una pozza di sangue»

«All’interno hanno trovato i corpi insanguinati di due bambine. Accanto, un uomo in piedi che impugnava un grosso coltello da cucina di una quindicina di centimetri», ha spiegato il capo della polizia giudiziaria di Neuchâtel Simon Bächler. Dopo avere intimato più volte all’uomo di lasciare l’arma e di arrendersi, il sospettato non ha obbedito e si è avvicinato ai poliziotti. Un agente ha pertanto esploso colpi di arma da fuoco alla parte bassa del corpo del 52.enne. I soccorsi sono intervenuti subito, ma le bambine «sembravano morte da tempo». In un’altra stanza, un’ulteriore vittima giaceva «in una pozza di sangue»: era la madre delle bambine. La polizia all’interno dell’abitazione ha anche trovato il corpo di un gatto. «I primi accertamenti sembrano indicare che i decessi siano stati causati da ferite da arma da taglio», ha dichiarato il Ministero pubblico. Si ritiene che il responsabile sia proprio l’ex marito della donna e padre delle bambine. La famiglia è di nazionalità algerina e viveva in Svizzera da diversi anni. L’uomo, che ora vive a Le Locle (NE) ed è in possesso del permesso C, è poi stato arrestato ed è attualmente ricoverato in ospedale. Le sue condizioni sono stabili e la sua vita non è in pericolo.

Denunce reciproche

Come si è arrivati a questo punto? In conferenza stampa si è parlato di «contesto teso». Moglie e marito si erano separati ufficialmente il 12 giugno. In precedenza, tra il 2020 e il 2022, entrambi i coniugi si sono denunciati a vicenda, in particolare per danneggiamento. «Dal 2022 non è più emerso nulla», ha spiegato Bächler. La famiglia non era quindi oggetto di sorveglianza da parte delle forze dell’ordine. «La polizia non aveva informazioni riguardo al fatto che stesse per verificarsi una tragedia», ha aggiunto il capo della polizia giudiziaria, annunciando un’indagine in merito.

«Situazione allarmante»

Il procuratore, dal canto suo, parla di «femminicidio come fenomeno penale e sociale, termine che troverà maggiore spazio in una requisitoria». Bächler ha poi aggiunto: «Dal punto di vista della polizia, questo caso può essere associato a quello che comunemente viene definito un ‘‘femminicidio’’». Il dramma di Corcelles non è un caso isolato. Dall’inizio dell’anno sono già 20 i femminicidi avvenuti in Svizzera. Per la Confederazione la situazione «è allarmante». A fine giugno, a seguito dell’ennesima violenza contro le donne, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider aveva convocato una riunione straordinaria del comitato responsabile del coordinamento dell’attuazione della Convenzione di Istanbul contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.

Tre misure urgenti

Confederazione, Cantoni e Comuni hanno così definito tre misure urgenti «da attuare senza indugio»: mettere in atto soluzioni regionali per colmare le carenze in materia di posti nei rifugi e nelle case di accoglienza (in Ticino c’è ad esempio Casa Armònia nel Sopraceneri e Casa delle Donne nel Sottoceneri, oltre al Servizio per l’aiuto alle vittime di reati); rafforzare la prevenzione della violenza durante le fasi di separazione attraverso la formazione dei professionisti (ad esempio nella polizia) e stabilire approcci standardizzati; infine, introdurre un’analisi interistituzionale sistematica dei casi di femminicidio.

Campagna nazionale

«I progressi conseguiti grazie a queste misure saranno discussi nella prossima riunione ordinaria del comitato, prevista in autunno», aveva ricordato il DFI, che ha poi ripercorso i passi intrapresi dalla Confederazione per far fronte al fenomeno. Viene ad esempio citato un piano d’azione (con 44 misure e tre priorità tematiche: sensibilizzazione, formazione e lotta contro la violenza sessuale). A novembre, inoltre, il Dipartimento federale dell’interno darà il via a una campagna nazionale di sensibilizzazione «su tutte le forme di violenza di genere». Per quanto riguarda invece la violenza domestica e sessuale (solo lo scorso anno sono stati registrati oltre 19 mila casi), nel 2021 è stata adottata una roadmap che comprende ambiti come la gestione delle minacce, la sorveglianza elettronica e l’aiuto alle vittime, ad esempio potenziando l’offerta di assistenza medico-legale.

In questo articolo:
Correlati