Svizzera

È morto in carcere René Osterwalder, «seviziatore di bambini»

Condannato nel 1998 a 17 anni di reclusione, è morto il 16 aprile 2025 «con l'aiuto di un'organizzazione di suicidio assistito»
© Screenshot servizio SRF
Red. Online
05.05.2025 15:40

René Osterwalder, il criminale noto negli anni Novanta come «seviziatore di bambini», è morto. È quanto ha dichiarato un ex detenuto a 20 Minuten, che ha trovato conferma in una dichiarazione del Dipartimento di Giustizia del canton Zurigo. Osterwalder, detenuto nel carcere Pöschwies di Regensdorf, è morto il 16 aprile 2025 «con l'aiuto di un'organizzazione di suicidio assistito».

L'art. 115 del Codice penale svizzero prevede che «chiunque, per motivi egoistici, istiga alcuno al suicidio o gli presta aiuto è punito, se il suicidio è stato consumato o tentato, con una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria». Chi presta assistenza al suicidio (detto anche aiuto al suicidio) a qualcuno non è punibile fintanto che non è possibile rimproverargli motivi egoistici. Nel caso dell’aiuto al suicidio si tratta di procurare la sostanza letale al paziente che auspica suicidarsi: quest’ultimo, poi, la ingerisce senza l’aiuto di terzi. È quello che fanno organizzazioni come EXIT.

«Il diritto di scegliere liberamente il modo e il momento della propria morte, garantito dai diritti fondamentali, si applica in linea di principio anche a tutte le persone detenute capaci di giudizio», ha dichiarato a 20 Minuten il portavoce del Dipartimento di Giustizia. Del «primo suicidio assistito da parte di un detenuto svizzero» si era parlato alla fine di febbraio del 2023, quando un detenuto del carcere di Bostadel, nel canton Zugo, era morto con l’aiuto di un'organizzazione per il suicidio assistito.

René Osterwalder è stato condannato nel 1998 a 17 anni di reclusione – sospesi in favore dell’internamento a tempo indeterminato, poi diventato un internamento ordinario – per aver seviziato e abusato di diversi ragazzini, tra cui due bambine in tenera età. Il suo caso fece scorrere fiumi d’inchiostro negli anni Novanta, tra l’arresto avvenuto in Olanda, l’estradizione e il processo. Il «seviziatore di bambini» ha continuato a far parlare di sé anche dalla prigione. In una richiesta di scarcerazione presentata nel 2006 sostenne di essere guarito «grazie a Dio». Più tardi chiese di poter registrare ufficialmente una relazione nata in carcere con un altro detenuto condannato all’internamento: di fronte al rifiuto dei responsabili del penitenziario Pöschwies di Regensdorf iniziò uno sciopero della fame che rese necessario un ricovero in ospedale per sottoporlo all’alimentazione forzata.