Votazioni

«È stato soppresso un incentivo a restare indebitati»

L'abolizione del valore locativo è stata approvata dal 57,7% dei votanti a livello federale e da 16,5 Cantoni: in Ticino i sì sono arrivati al 56,48% - Chiesa: «Eliminata un'imposta ingiusta» - Fino al cambio di sistema, non prima del 2028, si prospetta un netto aumento delle ristrutturazioni
© CdT/Chiara Zocchetti
Luca Faranda
28.09.2025 22:00

«Si è chiuso un capitolo lungo decenni». Karin Keller-Sutter, a pochi minuti dall’esito finale dello scrutinio, ha spiegato subito che il cambio di sistema, con l’abolizione del valore locativo, non avverrà prima del 2028. Oggi, però, c’è stato un passo storico: la popolazione svizzera ha infatti messo la parola fine a un’imposta quasi immortale, che ha saputo resistere a varie votazioni popolari negli ultimi trent’anni.

Röstigraben

I sì, a livello nazionale, hanno superato il 57,7% dei voti e da 16,5 Cantoni (era necessaria la doppia maggioranza). In Ticino la riforma - nonostante la netta opposizione del Consiglio di Stato e dei Comuni - è stata approvata dal 56,5%. Si è per contro creato il più classico dei Röstigraben, con i Cantoni romandi che hanno espresso (invano) la loro contrarietà all’abolizione del valore locativo. La sorpresa arriva però dai Cantoni a votazione turistica: in particolare il Ticino e soprattutto i Grigioni, dove la riforma è passata con addirittura il 67,1% di sì. L’oggetto ha chiamato a raccolta, quasi un avente diritto su due: la partecipazione si è infatti attestata al 49,5%.

Oltre sette anni

Il cambio di sistema è ora realtà, ma ci sono voluti oltre sette anni di discussioni parlamentari per «trovare la quadratura del cerchio», ricorda il consigliere agli Stati Marco Chiesa (UDC), presidente della sezione ticinese dell’Associazione Proprietari Fondiari. Il valore locativo sarà abolito sulle residenze primarie e secondarie, così come saranno azzerate le deduzioni a esso collegate: ad esempio gli interessi ipotecari e le spese di manutenzione. Per Chiesa, si trattava di «un’imposta profondamente ingiusta. Siamo soddisfatti dell’esito che ci permette anche di raggiungere un obiettivo: sopprimere l’incentivo a rimanere indebitati. L’indebitamente non è sano né a livello individuale, né per il Paese», aggiunge il «senatore» ticinese.

L’allarme dei contrari

C’è chi teme che con questa riforma, che impedisce di dedurre dalle imposte i costi di manutenzione e ristrutturazione, con il passare degli anni si verificherà «un calo degli interventi, anche per quel che concerne i risanamenti energetici». L’allarme lo ha lanciato il comitato «No allo stop delle ristrutturazioni», secondo cui bisognerà mantenere e rafforzare gli incentivi alla modernizzazione e alla decarbonizzazione degli edifici. Proprio a questo proposito, chiede al Parlamento (e al Consiglio federale) che il Programma edifici e il sostegno alle energie rinnovabili dovranno essere ampliati, non ridotti. Per Marco Chiesa, tuttavia, non c’è da temere un freno agli investimenti nell’edilizia. «Chi abita nelle sue quattro mura ha tutto l’interesse a rinnovare e migliorare il suo immobile». È invece possibile che fino al cambio di sistema (previsto quindi tra almeno due anni), si possa assistere a un netto aumento delle richieste di ristrutturazione e di lavori edili, poiché sarà ancora possibile dedurli fiscalmente.

L’impatto sul Canton Ticino

E proprio l’ambito fiscale è stata la leva del Consiglio di Stato ticinese per provare a convincere (inutilmente) gli elettori a votare contro la riforma. In Ticino, infatti, la riforma potrebbe provocare mancati introiti pari a 100 milioni di franchi. A livello federale, le conseguenze finanziarie per i conti pubblici non sono ancora prevedibili, perché dipenderanno dai tassi d’interesse e da come i Cantoni applicheranno la nuova imposta, ha detto dal canto suo Karin Keller-Sutter, ricordando che il piano finanziario della Confederazione stima perdite di circa 400 milioni di franchi l’anno dal 2029. Sulle ristrutturazioni energetiche, Keller-Sutter non si è detta preoccupata poiché restano i programmi di incentivazione e i Cantoni potranno autorizzare deduzioni fino al 2050.

«Si ipotizza che il Consiglio federale metterà in vigore la riforma il 1. Gennaio 2028. E quindi abbiamo il tempo necessario per eseguire l’iter parlamentare a livello cantonale per l’introduzione di questa nuova imposta sulle abitazioni secondarie», ha dal canto suo affermato il consigliere di Stato ticinese Christian Vitta a Palazzo delle Orsoline. Il direttore del DFE, dopo aver assicurato che il Governo cantonale coinvolgerà i Comuni nell’elaborazione della nuova imposta, ha poi pure ricordato che la riforma nel nostro cantone non sarà indolore. «Se la nuova imposta, come verosimile, non permetterà di compensare l’intero impatto dell’abolizione del valore locativo, ci sarà un residuo che impatterà sulle finanze cantonali e comunali», ha ricordato Vitta. L’effetto dell’abolizione del valore locativo in Ticino è infatti stato stimato in 55 milioni di franchi per il Cantone e 44 per i Comuni. Eppure, anche in Ticino la quota di favorevoli è stata elevata (56,5%). «Sono sorpreso, anche a fronte della campagna fatta dall’Associazione dei Comuni ticinesi, del Governo, della sinistra e di una parte dell’edilizia», commenta dal canto suo Gianluigi Piazzini, presidente della Camera Ticinese dell’Economia Fondiaria (Catef), secondo cui il settore edile potrebbe invero essere molto sollecitato nei prossimi anni. Rispedisce inoltre al mittente anche i timori relativi a un possibile aumento del lavoro nero.

«Il merito va soprattutto al Parlamento, che ha trovato un buon compromesso. Anche perché era l’ultima chiamata per abolire il valore locativo dopo i risultati negativi delle votazioni precedenti», spiega il presidente dell’associazione ticinese dei proprietari immobiliari, aggiungendo che in Svizzera le ipoteche hanno raggiunto i mille miliardi di franchi. «Sull’abolizione del valore locativo c’è stata anche una preoccupazione non tanto palesata, ma percepibile, da parte delle banche».