F-35, la spesa non deve decollare

«Per la sua sicurezza, la Svizzera intende sorvegliare, proteggere e, in caso di attacco, difendere il proprio spazio aereo. Al riguardo, in quanto Stato neutrale vuole dipendere il meno possibile da altri Stati e organizzazioni». Le autorità federali illustrano così la strategia «Air 2030» per la protezione dello spazio aereo. È anche per questo motivo che la popolazione svizzera è andata alle urne il 27 settembre 2020. Ma con una chiara condizione: l’acquisto dei nuovi aerei non possono essere spesi più di sei miliardi di franchi. La proposta era stata approvata dal 50,1% dei votanti. Da allora, le cose sono cambiate parecchio.
Il prezzo non è fisso
Dopo il voto, il Consiglio federale aveva deciso il modello (F-35 del produttore statunitense Lockheed Martin) e il numero di velivoli (36 jet), per un costo complessivo di 6,035 miliardi di franchi. L’ex «ministra» della Difesa Viola Amherd ha ribadito a più riprese di aver negoziato un «prezzo fisso». Tuttavia, gli statunitensi intendevano tutt’altro. E dal momento che da Washington non c’è alcun interesse a fare concessioni alla Svizzera, per l’acquisto i costi dei 36 aerei sono lievitati: tra 650 milioni e 1,3 miliardi di franchi in più.
Come fare? Rinunciare all’F-35 non è un’opzione. Tra le varie possibilità sul tavolo, il Consiglio federale oggi ha finalmente tracciato la via: acquistare «il numero massimo possibile di aerei da combattimento F-35A» spendendo al massimo sei miliardi di franchi. «Così la volontà popolare è rispettata», ha spiegato il consigliere federale Martin Pfister, che non ha però saputo precisare quanti jet da combattimento verranno acquistati. Dovrebbero tuttavia essere una trentina. Basteranno per la difesa dello spazio aereo? «Da un punto di vista militare no. Il minimo indispensabile per garantire al Paese un’adeguata protezione contro le minacce aeree è di 36 velivoli», ha voluto sottolineare Pfister, aggiungendo che ora si stanno valutando strade alternative per rimpolpare la flotta aerea.
Quaranta apparecchi in più
In futuro, dunque, «per garantire una difesa aerea completa e orientata all’attuale situazione di minaccia non solo sono necessari un rinnovamento complessivo e un miglioramento delle prestazioni della difesa terra-aria, ma anche 55-70 aerei da combattimento moderni».
In poche parole, il Consiglio federale si limita ora a una trentina di F-35 (per rispettare la volontà popolare) e nel frattempo pianifica l’acquisto di ulteriori jet. Potrebbero essere altri F-35A statunitensi («allo scopo di raggiungere il numero previsto di 36 aerei da combattimento», scrive il Governo). Ma non solo. Si potrebbero aggiungere anche fino a 40 ulteriori jet per «completare i mezzi di difesa aerea». In questo caso, la Svizzera potrebbe scegliere altri modelli di aerei: non più di Lockheed Martin, ma da produttori europei.
Le questioni finanziarie
Il problema, come sempre, rimangono le finanze: Pfister ha ora tempo fino a fine gennaio per presentare delle soluzioni. Il DDPS dovrà dunque fare i compiti: entro quella data dovrà presentare al Consiglio federale i «parametri chiave per ulteriori interventi volti a rafforzare la sicurezza e la difesa», ma anche una «priorizzazione interna delle esigenze per gli anni 2026/2027». I fondi destinati alla difesa dovranno pertanto essere utilizzati nel modo più efficiente possibile.
Per il «ministro» della Difesa si tratta di una (mezza) sconfitta: Pfister avrebbe preferito un credito aggiuntivo per acquistare tutti e 36 i jet previsti. Ma non ha ottenuto la maggioranza in Governo. Il consigliere federale ha però più margine di manovra: durante la votazione del 2020, il limite di sei miliardi di franchi è stato calcolato sulla base dell’indice nazionale dei prezzi al consumo del 2018. L’importo va poi adeguato al all’inflazione svizzera al momento del pagamento. Attualmente, dunque, Pfister sarebbe autorizzato a spendere circa fino a 6,7 miliardi di franchi per i jet. «Sì, sarà possibile tenere conto dell’inflazione», conferma Pfister.
Il costo finale, però, lo determinerà il Governo degli Stati Uniti con il produttore Lockheed Martin. Solo allora si saprà quanti velivoli saranno acquistati con i fondi disponibili. Ci sono però alcuni aspetti negativi, come i costi delle materie prime in rialzo e l’inflazione negli USA (più alta che in Svizzera). Dunque, il prezzo tende a salire.
Nel mirino di tutti
Le reazioni, ovviamente, non si sono fatte attendere. E non sono positive. Il campo rossoverde, tramite «l’Alleanza Stop-F35», parla di «fiasco» e di «pozzo senza fondo»: «Chi non trae le necessarie conseguenze dal fallimento dell’F-35 e allo stesso tempo vuole acquistare fino a 40 aerei supplementari ha rinunciato a condurre un dibattito serio sulla politica di sicurezza», critica il co-presidente del PS Cédric Wermuth, che vorrebbe rinunciare all’acquisto degli F-35 a favore di alternative europee. Di tutt’altro avviso il PLR: «Mentre la guerra di Putin continua a minacciare l’Europa, la Svizzera ha più che mai bisogno di tutti gli aerei da combattimento F-35A necessari per garantire la sua sicurezza», indica il partito, seguito dal blocco borghese, secondo cui «ogni giorno che passa è importante per il potenziamento dell’esercito».
