Svizzera

Femminicidi, «punta dell’iceberg»

Botte, umiliazioni, abusi: il 42% delle donne dice di averne già subiti all’interno di una relazione — La statistica emerge da un sondaggio commissionato da DAO, organizzazione mantello delle case che accoglie queste vittime e i loro figli — Lo studio mostra quanto il fenomeno sia esteso
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(Aggiornato il 10.11.2021 alle 09:30) Solo in ottobre ne sono stati registrati 4. Da gennaio se ne sono contati oltre 20. Sono i femminicidi compiuti in Svizzera, elencati da Stop Femizid (Stop femminicidio) sul suo sito. Il tema della violenza sulle donne preoccupa sempre più organizzazioni e politici. A ragione, vien da dire osservando i risultati di un sondaggio condotto per conto dell’Organizzazione mantello delle case per donne maltrattate della Svizzera e del Liechtenstein («Dachorganisation der Frauenhäuser Schweiz und Liechtenstein», o DAO). Ad occuparsi dello studio, pubblicato ieri, è stato l’istituto di ricerca Sotomo, che tra settembre e ottobre ha intervistato oltre 3.500 persone. Ebbene, un terzo degli intervistati ha già subito atteggiamenti brutali (violenza psicologica, fisica e/o sessuale) nel contesto di una relazione. In particolare, il 42% delle intervistate dice di essere già stata vittima di violenza. Anche tra gli uomini intervistati, la quota non è insignificante, situandosi attorno al 25%. Il 15% di tutti i partecipanti afferma poi di aver già esercitato violenza sul compagno o sulla compagna.

In Svizzera, quindi, partendo dai risultati dell’indagine e dal numero di donne uccise solo nell’ultimo mese, «emerge un quadro a tinte fosche», sottolinea la DAO in una nota. Considerando le molte donne che hanno già sperimentato la violenza del partner, «i femminicidi sembrano essere solo la punta dell’iceberg».

Dallo studio, la cui pubblicazione giunge al via di una campagna di sensibilizzazione (iniziata lunedì) della DAO, emerge che ad essere più colpite sono le donne tra i 26 e i 45 anni: quasi la metà delle intervistate di questa fascia d’età ha indicato di essere già stata vittima di violenza all’interno di una relazione.

Un terzo ha già avuto sospetti

Non la nazionalità e non il livello d’istruzione, ma il livello di reddito - emerge ancora dallo studio - sembra avere un legame con l’incidenza dei casi di violenza. Chi guadagna meno di 4.000 franchi al mese è infatti più colpito di chi ne guadagna più di 10.000.

L’ampiezza del fenomeno viene evidenziato anche da altre cifre: un terzo delle persone intervistate afferma infatti di avere già sospettato casi di violenza all’interno di coppie appartenenti alla sua cerchia, mentre poco meno della metà è già stata informata di episodi di violenza da parte della stessa vittima. Il 50% delle persone intervistate afferma al contempo di non essere intervenuta per paura che un’intromissione potesse peggiorare la situazione.

Gli autori sottolineano che i risultati vanno considerati come una prima valutazione della situazione. Il sondaggio è infatti la prima parte di uno studio più ampio che comprende tre parti. Le prossime due sono un’analisi mediatica della campagna in corso (i media sono infatti sovente riconosciuti corresponsabili per la sensibilizzazione e la prevenzione sul tema) e un sondaggio che uscirà dopo la campagna, previsto in primavera. Quest’ultimo «esaminerà in dettaglio le esperienze di violenza, ma mostrerà pure se qualcosa è cambiato in termini di consapevolezza dei servizi di supporto alle vittime o se i valori degli intervistati sono ancora gli stessi», ci spiega Sarah Bütikofer, coautrice dello studio.

Una richiesta d’intervento

Il sondaggio di Sotomo esplora gli atteggiamenti e i valori della popolazione in relazione al tema, indicando gli strumenti ritenuti necessari per contrastare la violenza domestica. Secondo l’indagine, la violenza domestica viene considerata come un problema sociale dall’80% circa degli intervistati. Più dell’80% di questi ritiene che la politica debba fare di più. Oltre il 90% dice che sarebbe bene che le autorità spendessero più soldi in campagne contro la violenza domestica.

Con la sua adesione alla Convenzione di Istanbul nel 2018, la Svizzera è obbligata ad adottare misure di vasta portata contro la violenza di genere e la violenza domestica. Ora, sostiene la DAO, bisogna rimboccarsi le maniche. «Un primo passo per prevenire la violenza domestica è renderla visibile», dice Bütikofer. «In seguito, si dovrebbero adottare misure appropriate per avviare un dibattito sociale e politico. Ciò richiede campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, affrontando la violenza e la prevenzione della violenza nelle scuole, ma anche la formazione continua dei professionisti che si occupano delle vittime. Tutte proposte che sono sostenute da una grande maggioranza». Secondo il sondaggio di Sotomo, oltre l’80% delle persone intervistate è anche a favore della creazione di una categoria separata per i femminicidi nelle statistiche sulla criminalità.

Consultori poco conosciuti

Oggi, mostra infine lo studio, la stragrande maggioranza delle persone intervistate sa dell’esistenza di case di protezione per le donne vittime di violenza domestica. Ma se questi luoghi sono noti, altre possibilità di aiuto lo sono molto meno. Ad esempio, solo la metà delle persone intervistate conosce i consultori presenti nei cantoni o il sito del servizio di Aiuto alle vittime di reati in Svizzera.