Democrazia

«Finalmente anch’io posso votare»

L’avvicinamento alla politica è un passo importante per i giovani - La testimonianza di tre ragazzi: una giovane che per la prima volta potrà dire la sua, una che ha già partecipato a qualche appuntamento elettorale e un ragazzo che aspetta di compiere 18 anni - Di interessi e partecipazione parliamo con il capo del team di Easyvote-school
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Leila Bakkers
06.03.2021 15:10

Gli uffici elettorali saranno aperti domenica e per alcuni cittadini è la prima volta. Fra i molti neo diciottenni che si apprestano ad esprimere la loro preferenza per la prima volta alle urne sul divieto di dissimulazione del volto, sull’identità elettronica e sull’accordo economico con l’Indonesia, c’è Elisa Magrini che è maggiorenne da pochi mesi e con la quale abbiamo scambiato qualche chiacchiera sul modo in cui i giovani si avvicinano alla politica. Abbiamo approcciato il tema anche con Alice (19 anni) e Damiano (17 anni), che per ragioni di privacy hanno preferito non rendere pubblica la loro identità.

Elisa, come detto, vota ora per la prima volta. Alice può prendere parte attiva alla vita politica da quando ha compiuto 18 anni e finora non ha saltato nemmeno un appuntamento con le urne, Damiano invece ancora attende di potersi esprimere e, per ora, si accontenta di discutere di politica in casa o con gli amici.

Ecco cosa raccontano del loro approccio a politica, votazioni ed elezioni.

La prima volta

Elisa, il suo voto lo ha espresso per corrispondenza: «Ne ero molto felice», commenta. «È da un anno e mezzo circa che mi interesso ai temi in votazione e poter partecipare finalmente è stato bello». «Essendo la mia prima votazione – aggiunge – non sapevo bene dove cercare informazioni ma visto che sono più esperti di me i miei genitori mi hanno aiutata. Abbiamo le stesse idee politiche di solito, ma ho potuto conoscere le tesi dell’opposizione grazie all’opuscolo di Easyvote che ho ricevuto a casa».

© CdT/ Chiara Zocchetti
© CdT/ Chiara Zocchetti

Famiglia e amici per informarsi

Al di là dei sentimenti che porta con sé il fatto di avere la possibilità di dire finalmente la sua, ci interessa soprattutto capire il suo rapporto con tutto quello che rientra nel grande calderone della politica. «Se ne parla in famiglia», spiega Elisa. «A volte ne discutiamo insieme oppure sono io a chiedere informazioni. Anche con gli amici talvolta il discorso emerge, anche grazie ai temi trattati a scuola. Pure il fatto di fare parte del Coordinamento cantonale per lo sciopero per il clima mi porta ad informarmi sui temi politici d’attualità». «Da piccola i temi politici non mi interessavano per nulla – racconta poi la diciannovenne ma da due o tre anni ho iniziato ad informarmi. Anche se non potevo ancora votare discutevo con i miei genitori dei temi in votazione. Mi informavo su cosa votavano loro e dicevo la mia in casa». «L’interesse è nato in famiglia e con alcuni amici, ma perlopiù esterni alla scuola», precisa Alice. Riguardo ai compagni di classe dice ancora: «Qualche anno fa eravamo tutti minorenni quindi a scuola proprio non si parlava di politica. Non avevamo neppure la possibilità di discuterne in classe perché non frequentavamo le lezioni di economia e diritto (Alice frequenta il liceo, ndr). Da quest’anno sono solo pochi i compagni di scuola che si interessano davvero a fondo di temi politici e con loro ne discuto, ma in generale sono argomenti di cui parlo piuttosto fuori dalla scuola». Simile l’approccio di Damiano, ricorda di aver iniziato ad interessarsi di politica quando la questione climatica è diventata un tema di attualità importante: «Mi sono reso conto che anche il mio contributo poteva cambiare le cose e pian piano mi sono accorto che non vale solo per il clima. Ora aspetto di poter andare a votare per far contare il mio parere», racconta il ragazzo. «Con gli amici è capitato di parlare di clima e dell’impatto che abbiamo sull’ambiente ma non sono veri e propri dibattiti. Ci si limita parlare delle nostre abitudini. A casa invece con i miei genitori il discorso è più articolato e si parla anche dell’importanza della politica riguardo a questo tema».

La politica passa anche dai social network

Oltre alle discussioni con familiari, amici e compagni di scuola, poi, ci sono i social media. «Su Instagram seguo diverse pagine che rispecchiano le mie idee e leggo articoli che mi interessano, magari condivisi o ripostati da persone che seguo online», dice Elisa. E proprio i social network, per Alice, hanno avuto un ruolo antesignano: «Credo che il mio interesse sia iniziato dai social e in particolare da Instagram», dice. «Ho iniziato seguendo le pagine di partiti politici o di chi propone iniziative o referendum e pian piano portavo io l’argomento in casa e ne discutevamo in famiglia. Il dibattito in casa comunque nasce magari guardando trasmissioni di politica in televisione insieme». «Noi giovani – precisa tuttavia Alice – la televisione la guardiamo sempre meno. Sono piuttosto i social i canali attraverso cui ci informiamo: penso ad Instagram soprattutto, ma anche articoli di giornale che vengono ricondivisi in rete». Anche Damiano segue diverse pagine Instagram legate a temi ambientali e quelle di qualche politico di cui condivide le idee: «Forse a volte mi manca il parere contrario. Secondo i miei genitori non è un buon modo per informarmi», afferma. E aggiunge: «Seguo solo quelli che mi interessano. Ma per ora non posso votare quindi va bene», dice ridendo.

Tra campagna politica e votazioni

La presentazione dei temi politici gioca un ruolo fondamentale nella comprensione degli oggetti in votazione: «Non è facile informarsi su come stanno veramente le cose», dichiara Alice. «Per alcune persone – dice – penso sia difficile capire i temi in votazione per quello che sono e non per la campagna che viene fatta. Questa a volte punta su argomenti che hanno poco a che vedere con ciò che viene votato. Non è colpa nostra: è colpa di chi fa pubblicità alle sue idee. Ma credo che per capire davvero a fondo quello che si vota bisognerebbe leggere attentamente il fascicolo che arriva a casa nella busta di votazione».

E sulla possibilità di entrare in politica? «Non fa per me», dice Alice. «Finché sei un cittadino che non fa politica attiva hai una tua visione delle cose. Se entri in politica penso che devi lasciare un po’ da parte i tuoi ideali a favore di un compromesso con i partiti. Ci sono anche dietro delle persone che ti fanno fare cose che non avresti fatto se avessi potuto scegliere autonomamente. Sono compromessi che si fanno per andare d’accordo».

«La politica inoltre – aggiunge – è troppo lenta. Ci vuole troppo tempo per prendere una decisione».

© CdT/Gabriele Putzu
© CdT/Gabriele Putzu

La scuola e l’educazione alla cittadinanza

Elisa ricorda poi il ruolo della scuola nell’informazione relativa ai temi in votazione: «Durante le lezioni di economia e diritto (Elisa frequenta la (Scuola Specializzata per le Professioni Sanitarie e Sociali di Trevano, ndr.) parliamo spesso delle votazioni e veniamo informati sulle posizioni di favorevoli e contrari sui vari oggetti in consultazione. Guardiamo i video di Easyvote e li commentiamo in classe». Lo stesso avviene al liceo dove Alice frequenta le lezioni di economia e diritto: «Nelle lezioni precedenti le votazioni facciamo dei dibattiti, guardiamo dei filmati e ne discutiamo, ma non tutta la classe è interessata». Ne nascono comunque, secondo le nostre interlocutrici, delle discussioni costruttive: «A volte – dice Elisa – abbiamo idee differenti ma il dialogo è sempre pacifico: rispetto le idee altrui anche se non le condivido e sento che anche le mie vengono rispettate, anche se a volte forse non vengono capite al 100%».

Ed è proprio il dialogo, secondo la nostra giovane interlocutrice, che l’aiuta maggiormente nella formazione delle sue convinzioni: «Una volta che mi sono creata un’idea – dice Elisa – difficilmente la cambio, però nelle occasioni in cui sono indecisa mi sono resa conto che la discussione con i miei genitori è molto utile. Mio padre mi aiuta a formare le mie idee e mi mostra argomenti che forse non avevo considerato prima. A volte condivide con me degli articoli che possono aiutarmi a farmi un’opinione su determinati argomenti». I suoi genitori, dice Elisa, hanno perlopiù il suo medesimo orientamento politico. Ecco quindi che la discussione con i coetanei gioca un ruolo importante: «Nel dialogo con gli altri trovo una grande varietà di argomenti. Soprattutto mi permette di capire le tesi a favore di opinioni differenti dalle mie – dice – perché spesso gli articoli reperiti online o le pagine che seguo sui social rispecchiano le mie idee».

Nel complesso mondo dell’informazione legata al dibattito politico però una domanda sorge spontanea: perché è importante? «Faccio quello che posso per trasmettere il mio pensiero alle altre persone, perché penso sia importante avere un approccio sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale», afferma Elisa, prima di concludere: «Ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa».

«Clima, ugualianza e migrazione sono i temi che appassionano di più»

Di interessi e partecipazione al voto in termini numerici abbiamo invece parlato con Julian Merkel, capo del team easyvote-school.

Signor Merkel, qual è il tasso di partecipazione dei giovani alle votazioni? Ci sono differenze in caso di votazioni o elezioni?

«La partecipazione dei giovani alle votazioni nazionali dipende molto dalle votazioni specifiche. Per esempio, nelle votazioni di febbraio 2020, solo un quarto (26,6%; margine di errore +/- 6,6) ha votato, e nelle votazioni di settembre 2020, il 45% dei 18-29enni ha votato (+/- 7,2). Nel 2020, tuttavia, lo scostamento nella partecipazione era dovuto anche al fatto che le votazioni di maggio erano state posticipate. In ogni caso, i dati provengono dal sondaggio VOTO. La partecipazione dei giovani alle elezioni nazionali tende a collocarsi nel mezzo: nelle elezioni federali del 2019, il 33% dei giovani dai 18 ai 24 anni ha partecipato, secondo lo studio di Fors. In generale, tuttavia, i giovani sono meno propensi a partecipare alle elezioni e al voto rispetto ai gruppi di età più avanzata».

Quali sono i temi che attirano maggiormente i giovani in occasione delle votazioni?

«È difficile dire quali questioni motivano generalmente le persone a votare. Nell’ultimo ‘‘Monitor Politico 2019’’ di Easyvote, abbiamo scoperto che ‘‘cambiamento climatico’’, ‘‘uguaglianza di genere’’ e ‘‘questioni di migrazione e asilo’’ sono i tre temi politici che interessano di più i giovani».

In che modo si informano i giovani? Quali sono i canali prediletti?

«I giovani si informano prevalentemente nel proprio ambiente sociale (genitori e scuola), ma anche sempre più spesso attraverso i giornali online e la televisione. Nel ‘‘Monitor Politico 2019’’, abbiamo scoperto che c'è stato un aumento particolarmente importante nella proporzione di giovani che hanno usato Instagram per informarsi sulle elezioni».

Le scuole e gli istituti di formazione hanno un ruolo importante nel quadro dell’educazione alla cittadinanza: fanno abbastanza o potrebbero fare di più?

«Le scuole sono centrali nel fornire un’educazione politica e circa il 70% degli studenti trova che l'educazione politica a scuola sia importante o molto importante. Allo stesso tempo, circa la metà degli studenti dice di non aver imparato nulla o piuttosto poco attraverso l'educazione politica impartita. Questo dimostra che c'è ancora molto potenziale nell'educazione civica nelle scuole. Siamo convinti che un contenuto d’attualità e diversificato nell’ambito dell'educazione politica sia il modo migliore per motivare gli studenti a diventare essi stessi politicamente attivi».

Avete una posizione sulla possibilità di portare il diritto di voto da 18 a 16 anni, attualmente discussa dal Parlamento?

«Easvyote è un'offerta politicamente neutra della Federazione Svizzera dei Parlamenti dei Giovani. Non abbiamo quindi alcuna posizione sull'abbassamento dell'età di voto da 18 a 16 anni».

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