Fumo nei parchi giochi: 15 mila mozziconi in tutta la Svizzera

C’è un’immagine che stride: un’altalena che dondola, un bambino che ride, e a pochi metri mozziconi schiacciato nella sabbia.
Nei parchi giochi svizzeri, il fumo non è un’eccezione. A dirlo non sono le impressioni, ma i dati raccolti da stop2drop, associazione che lotta contro il littering da sigarette (l'abbandono dei mozziconi per terra e per le strade) e promuove con il progetto Generazione senza fumo spazi all’aperto liberi da nicotina. Nel settembre 2024, i volontari dell’organizzazione hanno raccolto oltre 15’000 mozziconi in 170 parchi giochi: un segnale chiaro che, anche nei luoghi pensati per i bambini, si fuma ancora molto. E nonostante cartelli di divieto, cestini e campagne di sensibilizzazione, solo tre parchi su 170 sono risultati completamente liberi da mozziconi. Meno del 2% del campione.
Dietro queste cifre si nasconde una domanda scomoda: chi fuma nei parchi giochi? Non è escluso che si tratti degli stessi accompagnatori del bambini— genitori, nonni, parenti e amici— le stesse persone che dovrebbero garantire ai più piccoli un ambiente sano e sicuro.
È da questa contraddizione che parte l’Analisi dei parchi giochi 2024, il secondo monitoraggio nazionale condotto da stop2drop per valutare l’impatto del fumo e del littering da sigarette negli spazi destinati all’infanzia.
Una media di 91 mozziconi per parco
Il parco giochi più sporco ne contava 686, mentre la media complessiva è di 91 mozziconi per sito.
L’analisi mostra anche dove si accumulano maggiormente i resti: nel 78% dei parchi sotto le panchine, nel 36% sotto i tavoli e nel 28% attorno ai cestini dei rifiuti. Un dettaglio tutt’altro che secondario: indica che a fumare non sono passanti occasionali, ma probabilmente gli stessi adulti che siedono sulle panchine mentre sorvegliano i bambini.
Molti dei parchi esaminati dispongono già di misure per contrastare la sporcizia legata al fumo: cartelli di divieto, cestini con scomparti per sigarette o posacenere integrati. Eppure, queste soluzioni sembrano avere un effetto limitato e anche dove i divieti sono chiari, i mozziconi continuano ad accumularsi. Secondo stop2drop, il problema non è strutturale ma culturale. La sola infrastruttura non basta a modificare i comportamenti e, anzi, uno studio di Gangl et al. (2022) conferma il paradosso: più superfici d’appoggio o cestini sono disponibili, più aumentano i rifiuti da sigarette. Un’altra ricerca, condotta da Schultz et al. (2013), mostra che l’85% dei fattori che determinano il littering è legato alle caratteristiche personali — come abitudini e atteggiamenti — e solo il 15% all’ambiente fisico.
«Questo significa che il problema non si risolve con più cestini o cartelli, ma con un cambiamento culturale. Bisogna smettere di considerare normale fumare in un parco giochi o gettare un mozzicone a terra,» commenta stop2drop.
Il rischio
Se ingerito, un mozzicone può causare avvelenamenti nei bambini e non solo. Un mozzicone può contenere fino a 7’000 sostanze chimiche, tra cui nicotina e metalli pesanti, e impiega circa 15 anni per disgregarsi, trasformandosi in microplastiche. La nicotina di un solo mozzicone può essere rilevata in 1’000 litri d’acqua. Secondo l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), i Comuni svizzeri spendono 52 milioni di franchi l’anno per la gestione dei rifiuti di sigaretta.
Si apre una riflessione più ampia sul paradosso del tabagismo contemporaneo. Da un lato, il fumo è ormai escluso da bar, uffici, trasporti e spazi chiusi. Dall’altro, sopravvive negli interstizi del quotidiano: le fermate dell’autobus, i marciapiedi, i giardini pubblici, i parchi giochi. Luoghi in cui il gesto di accendere una sigaretta sembra tornare «innocente», quasi invisibile. Ma invisibile non lo è, soprattutto agli occhi dei bambini, che apprendono osservando.
Secondo gli studi citati da stop2drop, i bambini che vedono adulti fumare hanno infatti tre volte più probabilità di diventare fumatori da grandi. Ciò significa che il fumo nei parchi non è solo un problema ambientale, ma anche un atto, con ongi probabilità involontario, un messaggio silenzioso che dice «fumare è normale».
È un’eredità culturale difficile da scardinare. Il gesto del fumo – una pausa, un respiro, un rito sociale – sopravvive anche quando la consapevolezza dei suoi danni è ormai universale. E questa contraddizione si riflette perfettamente nei parchi giochi: là dove lo spazio è aperto, privo di recinzioni o confini visibili, i mozziconi si moltiplicano. Sembra che la percezione di un luogo «sorvegliato» o «protetto» scoraggi i comportamenti scorretti, mentre negli spazi più anonimi la responsabilità individuale tende a dissolversi.
Un consenso crescente per spazi senza fumo
I risultati del sondaggio affidato all’istituto Sotomo mostrano però che il vento sta cambiando. La maggior parte degli intervistati — oltre sette su dieci — ritiene che nei parchi giochi non si debba fumare, e anche tra i fumatori cresce la consapevolezza che accendere una sigaretta accanto ai bambini non sia più socialmente accettabile. Più della metà di chi fuma dichiara di essere favorevole a spazi pubblici senza fumo quando si tratta di aree frequentate da famiglie. La questione, insomma, non divide più semplicemente fumatori e non fumatori, ma riflette un mutamento più profondo della percezione collettiva: fumare in spazi destinati all’infanzia comincia a essere visto come fuori luogo, più che come un diritto individuale.
«Nei luoghi a misura di bambino il messaggio è chiaro: questi spazi devono essere senza fumo e senza nicotina», sottolinea Natalie Bino, direttrice del progetto Generazione senza fumo. E Markus Dick, direttore di stop2drop, precisa: «Non si tratta di vietare la sigaretta, ma di fare in modo che attorno ai bambini non si fumi».
Verso una campagna nazionale
Per favorire questo cambiamento culturale, stop2drop lancerà nel 2026 una campagna nazionale, sostenuta dal Fondo per la prevenzione del tabagismo (FPT). I Comuni potranno aderire e adottare una segnaletica uniforme che identifichi in modo chiaro i parchi come spazi senza fumo e senza nicotina.
«L’obiettivo è un cambiamento di mentalità che attraversi l’intera società», afferma ancora Bino. «Vogliamo coinvolgere anche le fumatrici e i fumatori e incoraggiare chi è favorevole a parchi giochi senza fumo a esprimere apertamente la propria posizione.»
In fondo, il nodo è tutto qui: la responsabilità degli adulti. Come ricorda stop2drop, chi fuma davanti ai bambini trasmette l’idea che si tratti di un gesto normale. E proprio in questo si gioca la sfida più grande: trasformare la normalità in consapevolezza, per il bene della salute e dell’ambiente.
