Galleria del San Gottardo: «Nessuna correlazione diretta tra i brillamenti e il danno»

Il raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo sarà realtà nel 2029. L’incidente dello scorso 10 settembre, non avrà alcuna influenza sulla data d’apertura del secondo traforo. L’Ufficio federale delle strade (USTRA) non ha dubbi: per centrare l’obiettivo, ha così deciso di riprendere domani i lavori di scavo anche nelle aree adiacenti al danno. Tutte le altre operazioni, sul lato nord e su quello sud, sono proseguite come da programma nell’ultimo mese. In quel tratto, invece, erano state sospese «a titolo puramente precauzionale» subito dopo il crollo di una parte della soletta intermedia, avvenuto in prossimità dell’uscita di Göschenen.
La causa era già stata appurata nei giorni successivi: la ridistribuzione delle tensioni nel massiccio ha provocato variazioni di pressione locali e ha sollecitato la galleria nella sezione interessata, causando prima spostamenti e poi la crepa nella soletta intermedia.
50 ore dall’ultima esplosione
In un comunicato inviato oggi, l’USTRA annuncia la ripresa dei lavori anche nell’area interessata dal crollo e smentisce una correlazione diretta tra il danno e i brillamenti eseguiti per i lavori della seconda canna. «Le cause esatte che hanno portato alle ridistribuzioni tensionali non sono ancora state chiarite con certezza. Si possono tuttavia escludere un evento tettonico, come un terremoto, e un nesso diretto con i brillamenti: tra l’ultima esplosione e il verificarsi del danno sono trascorse oltre 50 ore».
Sulle cause esatte, le autorità prendono tempo. «Al momento non sappiamo ancora quando conosceremo i risultati definitivi delle indagini», ci spiega Lorenzo Quolantoni, portavoce dell’USTRA per la Svizzera italiana e romanda. «Le analisi sono eseguite dai geologi e dai progettisti del secondo tubo in collaborazione con gli specialisti incaricati per il monitoraggio e la manutenzione del primo tubo; inoltre sono stati consultati specialisti esterni». Ci sono però delle certezze: i costi per gli interventi di ripristino e messa in sicurezza si aggirano intorno ai due milioni di franchi.
Ipotesi ancora sul tavolo
La domanda che da oltre un mese sorge spontanea, è quanto - e se - i lavori per la seconda canna abbiano influito sul danno alla soletta intermedia. «Non possiamo escludere l’ipotesi che siano stati i lavori del secondo tubo ad aver influito sul danno. Quell’ipotesi è ancora sul tavolo», afferma Quolantoni.
Non è quindi da escludere che possano verificarsi nuovi crolli o danni, con conseguenti periodi di stop alla circolazione tra Airolo e Göschenen. Dopo l’incidente del 10 settembre, il tunnel autostradale è rimasto chiuso al traffico per oltre cinque giorni e il danneggiamento ha avuto ripercussioni sia sulle operazioni di scavo, sia sui lavori di manutenzione. Le consuete chiusure notturne, inizialmente previste per metà settembre, sono ora programmate questa settimana (fino a venerdì 20 ottobre, sempre dalle 20.00 alle 05.00) e la prossima (dal 23 al 27 ottobre).
Il rischio zero non esiste
L’obiettivo è di garantire la viabilità attraverso il tunnel nei prossimi mesi, a maggior ragione quando il Passo del San Gottardo sarà chiuso al traffico per l’inverno. «Non si può mai escludere che succeda di nuovo qualche cosa – il rischio zero non esiste – ma i lavori che sono stati eseguiti sono sicuri e la struttura sostitutiva è prevista per durare a lungo», sottolinea il portavoce dell’USTRA, ricordando che «le chiusure notturne di queste settimane hanno consentito di realizzare ulteriori lavori di consolidamento della soletta intermedia, ai portali sud e nord». Le lastre sollecitate, ad esempio, sono state tagliate longitudinalmente per garantire un maggiore margine di movimento in caso di eventuali ulteriori ridistribuzioni delle tensioni.
Esplosivi usati con cautela
Per limitare ulteriormente i rischi, i lavori per la costruzione del nuovo tubo avanzeranno a rilento. L’Ufficio federale delle strade ha infatti previsto misure precauzionali: «La durezza della roccia rende necessario l’uso dell’esplosivo, tuttavia i brillamenti saranno effettuati in modo ancora più controllato, abbattendo soltanto un metro di roccia alla volta anziché i già cauti due metri come in precedenza». Ciò consentirà di ridurre ulteriormente le vibrazioni, che sono e continuano a essere «attentamente monitorate».