Svizzera

Giovani e social: «No ai divieti generalizzati, bensì regole chiare»

La Commissione federale per l'infanzia e la gioventù (CFIG) propone un approccio più liberale
©CdT/Chiara Zocchetti
Ats
20.11.2025 16:44

Mentre anche in Svizzera si discute di un eventuale divieto dei social per i giovanissimi, la Commissione federale per l'infanzia e la gioventù (CFIG) propone un approccio più liberale: no ai divieti generalizzati, bensì regole chiare, anche per i gestori delle piattaforme, circa l'utilizzo dei media, che siano adeguate al livello di sviluppo dei giovani e al loro contesto di vita.

Tali regole andrebbero definite insieme ai bambini e ai giovani. Divieti generali limitano invece inutilmente la capacità di agire sia dei genitori che dei figli, secondo una nota odierna della CFIG.

Questa istanza extraparlamentare ricorda infatti che la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo sancisce anche il diritto di accedere a informazioni e a una formazione in modo consono all'età e il diritto di partecipare alle offerte digitali. Inoltre, sottolinea il comunicato, stabilisce che l'opinione dei bambini e dei giovani deve essere adeguatamente presa in considerazione in tutte le questioni che li riguardano.

Se i minori hanno a disposizione spazi e opportunità per confrontarsi con il tema dell'utilizzo dei media, si esercitano a muoversi nel mondo (digitale) in modo sicuro, autodeterminato e critico. In questo contesto è importante garantire l'accompagnamento da parte degli adulti, in particolare dei genitori, degli insegnanti e di altre persone di riferimento. Tali attori devono essere coinvolti quali persone chiave quando si tratta di promuovere le competenze dei minori.

Social e salute mentale

Le ripercussioni dell'utilizzo dei social media sulla salute mentale possono essere positivi o negativi e dipendere dalla quantità, dalla qualità e dal contesto dell'utilizzo. Inoltre, possono variare anche a seconda dell'utente e della piattaforma.

Le competenze nell'utilizzo dei social media e degli smartphone nonché in materia di autoregolazione devono essere rafforzate. I bambini, i giovani, i genitori e gli specialisti devono essere messi in condizione non solo di riconoscere e classificare i rischi legati ai social media, ma anche sfruttare i vantaggi e le possibilità di questi strumenti.

Responsabilità delle piattaforme

Nella sua presa di posizione, la CFIG sottolinea l'importanza di responsabilizzare anche i gestori delle piattaforme. Gli algoritmi seguono e interpretano gli interessi e il comportamento degli utenti. Queste conoscenze vengono utilizzate per impostare le applicazioni e i contenuti in modo non trasparente. La logica di mercato delle piattaforme online mira a massimizzare il tempo di utilizzo e a catturare l'attenzione degli utenti, a prescindere dalla loro età.

Per questo è necessario introdurre obblighi di trasparenza per i gestori delle piattaforme e una maggiore regolamentazione delle piattaforme online con prescrizioni legali chiare.

Un terzo dei minorenni esposto a discorsi di incitamento all'odio e contenuti pericolosi

Quasi un terzo dei minorenni in Svizzera è esposto a discorsi di incitamento all'odio e contenuti pericolosi online.

È quanto emerge da uno studio dell'Alta scuola pedagogica di Svitto, che evidenzia i principali rischi digitali e il crescente bisogno di sostegno per i giovani.

Denominata «EU Kids Online Svizzera» e condotta su 1390 bambini e ragazzi, la ricerca mostra che per loro le minacce su Internet sono diventate quasi quotidiane: il 31% dei partecipanti ha avuto a che fare con discorsi di incitamento all'odio, il 24% con immagini sessuali, mentre un terzo riferisce di esperienze spiacevoli online. Non va poi dimenticato che il 21% di loro pubblica informazioni personali, precisa una nota diffusa oggi.

I più esposti a questi fenomeni sono gli adolescenti dai 15 ai 16 anni, secondo gli autori dello studio, i quali aggiungono che i minorenni desiderano soprattutto ricevere aiuto per riconoscere le notizie false (37%), proteggere i propri dati personali (35%) e difendersi in caso di molestie online (31%).

Vi è però anche una presa di coscienza in merito al troppo tempo trascorso online: più di un quarto (28%) vorrebbe ottenere consigli per controllarlo meglio. Molti dei partecipanti all'inchiesta sono inoltre preoccupati per le conseguenze di un uso intensivo di Internet: il 23% dei 15-16enni ha cercato senza successo di ridurlo.

Quasi un terzo dichiara di avere regolarmente troppo poco tempo da dedicare alla famiglia, agli amici o ai compiti a causa dell'uso di Internet. Anche gli insegnanti ritengono che sia necessario intervenire: quasi la metà (48%) ritiene che questo argomento non sia ancora sufficientemente trattato in classe.

Secondo Martin Hermida, direttore dello studio, «a causa della struttura aperta di Internet è praticamente impossibile evitare i rischi». D'altro canto - aggiunge, citato nella nota - non sempre entrare in contatto con un rischio comporta automaticamente un'esperienza negativa. L'aspetto decisivo è che i bambini e i giovani sappiano come reagire in caso di necessità e che gli adulti siano lì per sostenerli.«

I media digitali offrono ai bambini e ai giovani molte opportunità: dalla musica ai video, passando per le informazioni e gli strumenti di intelligenza artificiale (IA). Ma la capacità di utilizzarli in modo responsabile rimane una sfida: solo il 53% dei giovani tra i 15 e i 16 anni è in grado di verificare l'attendibilità delle informazioni trovate in Internet e un esiguo 21% riesce a giudicare l'affidabilità di un sito web.

Hermida è però critico nei confronti di divieti come quelli attualmente discussi in merito all'utilizzo dei social da parte dei minorenni. »I giovani si sposterebbero semplicemente su altre piattaforme, regolamentate in maniera ancora più carente. Sarebbe più importante che i gestori di piattaforme regolassero meglio i contenuti e che per esempio limitassero i contenuti selezionati attraverso gli algoritmi negli account dei giovani«, conclude.