Gli svizzeri hanno meno fiducia nel sistema previdenziale

Gli svizzeri hanno meno fiducia nel sistema previdenziale: il relativo parametro determinato da un sondaggio condotto nell'ambito di un barometro periodico di Raiffeisen è sceso del 5% rispetto all'anno scorso. Anche le conoscenze sul tema non sono eccelse.
Il 14% degli interpellati ha scarsa fiducia nell'AVS, il 66% una fiducia media e il solo 16% una fiducia elevata. I dati non sono molto dissimili per il secondo pilastro (8%, 69% e 21%), mentre migliorano nettamente per quanto riguarda il terzo pilastro (4%, 45%, 46%), che ottiene il risultato più lusinghiero da quando Raiffeisen ha cominciato a calcolare il suo barometro, nel 2018.
Con il 36% la continua diminuzione dei tassi di conversione è la principale causa di preoccupazione per i lavoratori; il 35% teme che in futuro non sarà più possibile finanziare le rendite AVS, in quanto sempre meno lavoratori dovranno provvedere a un numero sempre maggiore di pensionati, mentre un altro 35% è preoccupato per la copertura delle proprie spese sanitarie durante la vecchiaia.
«Numerose persone hanno evidentemente compreso che, a causa dell'aumento dell'aspettativa di vita e del basso livello attuale degli interessi, la maggior parte degli istituti di previdenza ha già provveduto a rivedere al ribasso i tassi di conversione, nei limiti delle proprie possibilità», commenta Roland Altwegg, membro della direzione di Raiffeisen, citato in un comunicato. «Se non si adottano misure di compensazione adeguate non sarà possibile evitare un ulteriore calo delle rendite di vecchiaia».
Molti intervistati comprendono però a malapena come funziona la previdenza professionale. Anche se oltre il 60% afferma di capire espressioni come «rendita di vecchiaia annua» o «avere di vecchiaia», la percentuale diminuisce sensibilmente quando si passa a concetti più tecnici: solo poco meno della metà sa cosa si intende con «tasso di conversione».
In particolare, le persone occupate a tempo parziale mostrano grosse lacune: solo un terzo circa sa cosa vuol dire «deduzione di coordinamento», aspetto particolarmente rilevante proprio per chi lavora part-time. Tre quarti degli assicurati dichiarano comunque di conoscere con precisione o approssimativamente l'ammontare del loro avere della cassa pensioni. A tale riguardo la differenza tra i sessi è notevole: mentre il 42% uomini è informato, tra le donne la quota scende al 24%.
«La complessità del secondo pilastro mette in difficoltà molte persone, impedendo di prendere decisioni fondate», sostiene Tashi Gumbatshang, responsabile del centro di competenze consulenza patrimoniale e previdenziale di Raiffeisen, a sua volta citato nel documento per la stampa. «È indispensabile che gli assicurati vengano informati meglio con il contributo di tutti gli attori coinvolti e che la previdenza professionale venga adeguata alle carriere in evoluzione e alle esigenze delle future generazioni di pensionati», aggiunge l'esperto.
Oltre alle lacune si riscontrano anche idee sbagliate. Solo il 38% sa che le casse pensioni investono gli averi previdenziali sui mercati finanziari e che la maggior parte delle prestazioni di vecchiaia deriva dai proventi di questo terzo contribuente. Il 29% contesta addirittura questo dato di fatto. «Che proprio i rendimenti del terzo contribuente siano decisivi per la stabilità del sistema della previdenza per la vecchiaia pare essere chiaro a ben pochi: questo potrebbe essere uno dei motivi per cui molti investono poco o non investono affatto il loro patrimonio libero», osserva Gumbatshang.
Cresce intanto la tendenza a preferire la riscossione degli averi della cassa pensione sotto forma di capitale anziché di rendita. Nel 2018, il 49% delle persone attive preferiva la rendita mensile; oggi questa quota è scesa al 36%. Il 18% preleverebbe l'intero avere sotto forma di capitale, mentre poco meno di un terzo opterebbe per la forma mista.
I motivi alla base di una riscossione parziale o totale del capitale sono molteplici. Circa la metà delle persone intervistate indica il desiderio di flessibilità, un terzo abbondante la possibilità di lasciare in eredità il proprio patrimonio e per il 30% la scelta è determinata dal calo dei tassi di conversione.
Cresce però anche l'incertezza su quale sia la forma di riscossione migliore. Oggi il 17% dei lavoratori attivi è indeciso, mentre nel 2018 lo era solo il 4%. «Oltre alle forme miste, sempre più spesso le casse pensioni offrono anche modelli di rendita più flessibili: il maggior numero di opzioni complica però ulteriormente la scelta, facendo aumentare di conseguenza il bisogno di consulenza», argomenta Jürg Portmann, co-direttore dell'Istituto rischi e assicurazioni presso la ZHAW, la scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo, in dichiarazioni a loro volta riportate dai servizi di comunicazione di Raiffeisen.