Berna

I lupi più problematici e le ore contate, «un cerotto che non risolve il problema»

Il via libera del Consiglio federale per agevolare l’abbattimento dei grandi predatori che provocano danni al bestiame ha suscitato reazioni discordanti – Critico Donati, mentre per il Cantone «è un passo nella giusta direzione» – Contrari gli animalisti
L’aumento del numero di lupi è un problema per le regioni di montagna. © Shutterstock
Luca Faranda
02.06.2023 19:45

Il lupo è nel mirino di Berna. E da inizio luglio potrà anche esserlo in quello dei guardacaccia. Il Consiglio federale ha dato il via libera a un abbattimento facilitato di questi grandi predatori, in particolare per gli esemplari più problematici che predano il bestiame.

Al giorno d’oggi vivono in Svizzera 250 lupi (e 26 branchi), ma il numero è in continuo aumento, così come i problemi per l’economia alpestre. Gli allevatori ticinesi e delle altre regioni di montagna in tutta la Confederazione potranno così iniziare a tirare un sospiro di sollievo: in attesa dell’entrata in vigore la legge sulla caccia riveduta – probabilmente ci vorrà più di un anno – il Consiglio federale modificando la relativa ordinanza ha fatto un primo passo per limitare la presenza dei grandi predatori che si rivelano problematici.

Giù la «soglia di danno»

In concreto, quali saranno i cambiamenti? Nelle regioni in cui sono già stati registrati danni, l’abbattimento di un singolo lupo sarà possibile a partire da sei predazioni di animali da reddito. La regolazione dei branchi sarà invece possibile a partire da otto aggressioni. Finora, la cosiddetta «soglia di danno» – in entrambi i casi - era fissata a dieci predazioni.

Non solo, un lupo può essere abbattuto immediatamente se – in modo improvviso e imprevisto – rappresenta un pericolo per le persone. In questo caso, precisa il Governo, non sarà necessaria l’approvazione dell’Ufficio federale dell’ambiente.

Il cerchio si stringe anche per quanto riguarda le predazioni nei confronti di grandi animali da reddito come mucche e cavalli, ma anche lama o alpaca. Una richiesta di abbattimento può essere inoltrata a Berna se il lupo uccide o ferisce gravemente anche un solo esemplare, anziché due (come attualmente in vigore). «La grande novità introdotta è che ora viene considerato il ferimento grave e non solo l’uccisione di questi animali di grossa taglia», spiega Tiziano Putelli, a capo dell’Ufficio caccia e pesca del Canton Ticino.

Trovare il giusto equilibrio

«Siamo soddisfatti della decisione. Il Cantone aveva preso posizione su queste modifiche nel mese di febbraio e il Consiglio di Stato si era espresso in modo favorevole sui punti centrali. È sicuramente un passo nella giusta direzione per trovare un giusto e difficile equilibrio fra due interessi: quello di salvaguardare le specie protette e l’interesse economico dell’agricoltura di montagna. Ricordo tuttavia che le soglie di abbattimento erano già state abbassate solo un paio di anni fa, in particolare dove erano già avvenute predazioni», sottolinea il capoufficio, ribadendo che le decisioni del Governo rappresentano una tappa intermedia in attesa dell’entrata in vigore dell’intera revisione della legge sulla caccia.

Il principio secondo cui si può intervenire solo se il lupo ha predato e ucciso non sta in piedi
Armando Donati, presidente dell'Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori

Aiuti finanziari agli allevatori

Solo due mesi fa, la Confederazione ha deciso di stanziare quattro milioni di franchi supplementari per sostenere gli allevatori nel rafforzare la protezione del bestiame. «Lo scorso anno, a titolo di paragone, il Ticino ha ottenuto da Berna circa 450 mila franchi (in totale nel 2022 erano stati stanziati 5,7 milioni). E anche quest’anno ci sono state alcune decine di richieste - il termine scadeva a fine maggio - inoltrate dagli allevatori ticinesi per un sostegno finanziario a favore di ulteriori misure di protezione, in particolare recinzioni e aiuto pastore», sottolinea Putelli. Oltre al personale ausiliario che sostiene i pastori, Berna - che si assume fino a un massimo dell’80% dei costi - aiuta a sostenere finanziariamente alloggi mobili sugli alpeggi isolati.

Fissare un numero massimo

Le misure in vigore dal prossimo luglio non fanno tuttavia l’unanimità. «Il principio secondo cui si può intervenire solo se il lupo ha predato e ucciso non sta in piedi», critica Armando Donati, presidente dell’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori. A suo avviso, «la decisione del Governo è solo un cerotto che non risolve il problema. Si deve cambiare strategia: è necessario regolare la presenza del lupo, fissando un numero massimo di esemplari sul territorio».

Nel corso degli anni, aggiunge poi Donati, si continua ad abbassare la soglia, «ma con l’aumento ormai ingestibile dei lupi è anche difficile individuare l’esemplare che ha aggredito l’animale da reddito o il gregge, come accaduto recentemente a Indemini. Inoltre, il rischio per le persone aumenta in proporzione al numero di lupi presenti». E la situazione, a Sud delle Alpi, preoccupa gli allevatori. «Quest’anno in Ticino siamo su una media di minimo quindici avvistamenti al mese. E solo stando alle cifre ufficiali».

«Non possiamo fare nulla»

Ad accogliere negativamente la decisione del Consiglio federale sono anche le associazioni animaliste. «Per noi va decisamente oltre e di certo non la supportiamo. Abbiamo sempre detto di essere pronti a elaborare compromessi o anche trovare nuove strade, sia con la Confederazione sia con gli agricoltori. Tuttavia, al momento non possiamo fare nulla per cambiare quanto stabilito», sostiene dal canto suo David Gerke, presidente di Gruppo Lupo Svizzera, che da anni si impegna per la convivenza tra lupi ed esseri umani. La migliore soluzione? «È quella di proteggere efficacemente le greggi e lo abbiamo visto anche negli scorsi anni scorsi. La maggior parte delle predazioni è avvenuta dove gli animali non avevano alcuna misura di protezione concreta».