Difesa

I nuovi droni israeliani in volo dalla metà del 2022

Un primo gruppo di piloti svizzeri ha ultimato la formazione per la guida dell’ Hermes 900 HFE telecomandato
La Svizzera ha ordinato sei esemplari. © KEYSTONE
Giovanni Galli
21.03.2022 21:59

Alla metà di quest’anno inizieranno i primi voli dei droni di fabbricazione israeliana ADS 15 (Hermes 900 HFE), apparecchi da ricognizione senza persone né armi a bordo e comandati a distanza. Lo scrive il Dipartimento federale della difesa specificando che il primo nucleo di piloti ha concluso con successo la formazione svoltasi nel Paese mediorientale. Si tratta di dodici quadri professionali delle forze aeree (Comando droni 84) e del settore specialistico Prova in volo di armasuisse (Ufficio federale dell’armamento) hanno completato con successo l’istruzione di base dal novembre 2021 all’inizio del marzo di quest’anno. La formazione comprendeva blocchi di teoria, addestramento al simulatore e formazione pratica al volo in Israele con un drone appositamente destinato alla Svizzera.

La commessa, che ammonta a 250 milioni di franchi, comprende sei droni, incluse le componenti al suolo, il simulatore e la logistica. Lunghi nove metri, questi apparecchi hanno un’apertura alare di 17 metri. Come nel caso del suo predecessore ADS 95 (Ranger), gli utenti sono servizi civili e militari come gli stati maggiori di condotta cantonali, gli organi di polizia e di salvataggio o il corpo delle guardie di confine (che in particolare nel Mendrisiotto fino al 2019 per la sorveglianza aerea della frontiera verde).

L’ADS 15 è un sistema di ricognizione senza pilota né armi basato su droni, destinato a sostituire il sistema di ricognitori telecomandati 95 utilizzato nell’esercito fino alla fine del 2019, che corrispondeva allo stato della tecnologia degli anni ’80. La durata di utilizzo prevista dell’ADS 15 è di 20 anni. Il drone serve per la ricognizione della situazione e del bersaglio, ma può essere equipaggiato con altri sensori. Questo sistema può essere utilizzato sia di giorno sia di notte. Oltre ai ricognitori telecomandati, oggi sono adatti alla ricognizione aerea solo gli elicotteri dotati di sensori a infrarossi (ma molto più cari dei droni).

I tempi
La consegna dei droni all’esercito svizzero avviene con un ritardo di tre anni. Stando a una nota diramata da Armasuisse nel maggio 2021 - in seguito allo schianto di un Hermes-900 destinato alla Confederazione a causa di un problema tecnico ora risolto - i ritardi sono da imputare ai lavori di certificazione con l’Autorità di omologazione dell’aviazione civile israeliana e ai ritardi nello sviluppo del sistema radar Sense-and-Avoid (SAA). Inoltre, la pandemia ha avuto un impatto sull’industria, limitando fortemente la collaborazione con il fornitore a causa delle restrizioni di viaggio e dei requisiti di quarantena. La Svizzera ha ordinato apparecchi con motore diesel, più pesanti, che richiedono adattamenti delle ali. Il ritardo, aveva detto l’anno scorso il capo di Armasuisse Martin Sonderegger, è il prezzo che la Svizzera paga per avere un prodotto innovativo.

Parlamento preoccupato
Nel gennaio scorso, la Commissione della gestione del Consiglio degli Stati si era detta preoccupata , in particolare a causa dello sviluppo del sistema radar e la sua applicazione pianificata, unica a livello internazionale, nello spazio aereo civile che, secondo i parlamentari comporta «un rischio considerevole». La Commissione sottolineava che lo sviluppo del radar è lungi dall’essere completato. Per questo motivo, la commissione ha stabilito di voler continuare a seguire il progetto anche nel 2022. L’anno scorso, in ogni caso, era già stato detto che all’inizio i velivoli telecomandati potranno volare solo scortati da un aereo. Per un impiego autonomo servirà prima un’autorizzazione per la tecnologia SAA, concepita per identificare gli ostacoli nello spazio aereo e prevenire collisioni.