I primi settant'anni del CERN
Settant’anni fa, 12 Paesi europei si federarono per rilanciare la ricerca scientifica nel Vecchio continente e fondarono la European Organization for Nuclear Research (CERN), con l’obiettivo di promuovere la cooperazione scientifica dopo anni di conflitti.
Un anniversario celebrato oggi con una cerimonia allo Science Gateway del CERN, a Meyrin, alla presenza di 38 delegazioni nazionali e nove tra capi di Stato e di Governo, tra cui Viola Amherd e Sergio Mattarella. Presente anche Ursula von der Leyen, in rappresentanza dell’Unione Europea.
Il centro fu fondato nel 1954 da politici e scienziati per ristabilire la collaborazione pacifica tra Paesi europei dopo la Seconda guerra mondiale, con la consapevolezza che la rinascita dell’Europa avrebbe dovuto basarsi su una scienza in grado di sanare le ferite tra gli Stati. Allora, le tensioni geopolitiche e la minaccia di guerra nucleare gravavano sulla stabilità internazionale.
Oggi, ha affermato Fabiola Gianotti, direttrice generale dell’istituzione dal 2016, il CERN è inece «diventato il più grande laboratorio mondiale per la fisica delle particelle, dimostrando come la scienza possa superare le divisioni e promuovere la pace. Il nostro approccio si basa sulla collaborazione di oltre 12 mila scienziati provenienti da 110 Paesi, sull’inclusione e sulla determinazione ad affrontare insieme le grandi sfide scientifiche e sociali. Al CERN, i confini nazionali non esistono».
Dal bosone al Web
In sette decadi, il CERN ha realizzato scoperte che hanno rivoluzionato la nostra comprensione dell’universo, come ad esempio il bosone di Higgs nel 2012. Questo risultato, frutto della cooperazione tra migliaia di ricercatori, ha chiarito come la materia acquisisca massa, rendendo possibile la nostra esistenza. Oltre alla ricerca teorica, il CERN ha generato innovazioni tecnologiche con un impatto diretto sulla società, in particolare nel campo dell’informatica quantistica - qui è nato il Web nel 1989. La direttrice Gianotti ha sottolineato che molte di queste innovazioni hanno oggi un’applicazione diffusa e rendono accessibili tecnologie avanzate anche fuori dalla comunità scientifica.
I successi e la competitività dell’organizzazione sono stati evidenziati anche dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la quale ha sottolineato come il Centro rappresenti un esempio concreto del potere federativo della scienza: «Il CERN è la prova vivente che la scienza alimenta l’innovazione e l’innovazione, a sua volta, alimenta la competitività del continente».
In un contesto di «corsa alla tecnologia», la storia dell’organizzazione dimostra che con il giusto supporto e una visione condivisa l’Europa può essere competitiva e ottenere risultati concreti. Guardando al futuro, Von der Leyen ha evidenziato l’importanza di continuare a sostenere l’organizzazione: «Abbiamo il dovere di garantire che i nostri ricercatori abbiano accesso alle risorse necessarie», ha affermato, auspicando sia un maggiore investimento in programmi come Horizon Europe, sia una forte unione della sua comunità scientifica per facilitare la circolazione di conoscenze e competere con le grandi potenze, come la Cina.
«In un’epoca segnata dalla diffusione di notizie false e dalla crescente sfiducia verso le istituzioni, il CERN si pone come baluardo della conoscenza. Acquisire conoscenze al di là delle frontiere è, infatti, essenziale per opporsi alla disinformazione - ha sottolineato nel suo intervento Viola Amherd, presidente della Confederazione - Il CERN dimostra che la ricerca scientifica è un patrimonio di tutta l’umanità e un esempio di successo per tutti gli Stati che lavorano insieme, anziché in concorrenza».
La Svizzera, tra i Paesi fondatori del grande laboratorio, «continua a sostenere con convinzione il Centro, riconoscendone il valore come luogo di scambio e di confronto tra culture», ha aggiunto la presidente della Confederazione.
Il discorso di Mattarella
Dal canto suo, il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha voluto evidenziare l’importanza del CERN come simbolo di progresso scientifico e sociale e di cooperazione internazionale.
L’istituzione rappresenta «una rete che unisce migliaia di ricercatori e centinaia di atenei in tutto il mondo, un luogo di incontro e arricchimento reciproco», ha detto Mattarella, sottolineando nel contempo come, in un contesto di guerra ai margini dell’Europa, il CERN rappresenti un fronte comune contro chi minaccia il diritto internazionale con la violenza. È necessaria una cooperazione scientifica che superi le attuali difficoltà e mantenga il protagonismo scientifico europeo. «Dobbiamo continuare ad esercitare l'’eccellenza e contribuire alla leadership dell’Europa nella ricerca, prendendo decisioni coraggiose quali l’avvio di nuovi progetti a beneficio dei cittadini», ha concluso il Capo dello Stato italiano.
I senttant’anni di vita del CERN e il desiderio di festeggiarne a dovere la ricorrenza non hanno, ovviamente, fatto ombra ai problemi che pure esistono, ad esempio le controversie in atto con la Russia di Vladimir Putin e la probabile uscita degli scienziati russi dall’organizzazione. Una situazione legata alla guerra in Ucraina e che ha reso evidente l’esigenza di una nuova coesione scientifica a livello internazionale.
«Ringrazio gli Stati membri e la comunità internazionale per il continuo supporto e rendo omaggio a tutti coloro che, con il loro impegno e la loro dedizione, hanno contribuito a fare del CERN il luogo eccezionale che è», ha detto in conclusione Fabiola Gianotti, invitando le delegazioni e i capi di Stato e di Governo presenti a Ginevra a «fare in modo che il Centro continui a contribuire a un mondo migliore, garantendogli il sostegno necessario per proseguire nel suo impegno a favore del progresso scientifico e dell’umanità» nel suo complesso.