Identità elettronica: l'UDF chiede l'annullamento del voto

A tre giorni dalle votazioni federali, l'Unione democratica federale (UDF) ha inoltrato ricorso al Consiglio di Stato bernese riguardante la consultazione sull'identità elettronica approvata dal popolo. Il motivo? La presunta ingerenza nella campagna di voto da parte di aziende vicine alla Confederazione. Per questo il partito chiede l'annullamento del voto e il ritorno alle urne.
Tale ingerenza, secondo la formazione, avrebbe inciso sulla libera formazione dell'opinione degli elettori influenzando in maniera illecita un risultato estremamente serrato.
La legge federale sull'identità elettronica (legge sull'Id-e), contro la quale è stato lanciato il referendum, è stata approvata domenica scorsa col 50,39% dei voti favorevoli, ossia con un margine di appena 21 mila voti. Prima del voto, stando all'UDF, aziende vicine allo Stato, come Swisscom, hanno partecipato in modo massiccio e unilaterale alla campagna referendaria versando 30 mila franchi ai sostenitori della legge. Swisscom, di cui la Confederazione detiene la maggioranza delle azioni, avrebbe anche utilizzato i propri canali mediatici per diffondere informazioni parziali.
Oltre a Swisscom si sono dichiarate a favore dell'identità elettronica anche La Posta e SwissSign Group AG (SwissID) e ciò, a parere dell'UDF, nonostante avessero tratto un vantaggio diretto dalla legge. Secondo l'UDF, un simile comportamento lede il principio costituzionale della neutralità dello Stato nelle campagne referendarie. Tutto ciò, avrebbe creato uno squilibrio sistemico dei poteri a favore dei sostenitori del progetto.
Anche professori di diritto costituzionale credono che i ricorsi in materia di diritto di voto abbiano buone possibilità di portare a una nuova votazione sul dossier, conclude la nota.