Il conto da Berna per la sicurezza sociale e militare

Il Consiglio federale tira dritto: si deve risparmiare. E bisogna farlo al più presto. Attraverso 57 misure - che toccano quasi tutti i settori - il Governo intende intervenire soprattutto sulle uscite per cercare di risparmiare 2,4 miliardi di franchi nel 2027 e circa 3 miliardi di franchi sia nel 2028 sia nel 2029. Il problema maggiore? «Le uscite continueranno comunque a crescere notevolmente anche con l’adozione delle varie misure». Entro il 2029 il deficit potrebbe superare i quattro miliardi di franchi. Per rispettare il freno all’indebitamento - uno strumento finora intoccabile - è necessario intervenire.
Il progetto, già negli scorsi mesi e di nuovo oggi, ha ricevuto una pioggia di critiche: Cantoni, Comuni, organizzazioni e partiti hanno già promesso battaglia. Chi solo su alcune singole misure e chi invece respinge del tutto il piano di austerità federale.
Tre cambiamenti
«Con questo pacchetto di sgravio, il Consiglio federale stabilisce delle priorità», spiega l’Esecutivo. Gli interventi sulla spesa permettono anche a Berna di «favorire soprattutto i settori della sicurezza sociale e della sicurezza militare». Le uscite previste per l’AVS e quelle per le spese militari (che aumenteranno fino all’1% del PIL nei prossimi anni) peseranno infatti sul bilancio federale. Nell’ambito delle assicurazioni sociali, ha promesso l’Esecutivo, non sono previsti tagli.
A giugno, il Consiglio federale aveva già comunicato dove intendeva intervenire con una sessantina di misure, venendo incontro - solo in parte - soprattutto ai Cantoni. Nel messaggio adottato oggi, che a dicembre finirà sui banchi del Consiglio degli Stati, ci sono tuttavia ancora tre cambiamenti: al posto di un taglio ai fondi di Gioventù e Sport saranno ridotti i contributi a favore degli impianti sportivi d’importanza nazionale; inoltre, si interverrà sui sussidi per la politica climatica (ma non ci sarà la soppressione integrale del Programma Edifici, che incentiva i risanamenti energetici); infine, la Confederazione rinuncerà ai contributi finanziari per l’offerta della SSR destinata all’estero (come Swissinfo, 3Sat e in seguito anche TV5Monde).
Sviluppo incontrollato
I cambiamenti proposti dal Consiglio federale, tuttavia, non sembrano aver aumentato l’accettazione del pacchetto di misure da parte da chi lo ha criticato. Già a giugno, infatti, erano stati minacciati alcuni referendum. Ma quali sono le alternative? «Senza il “pacchetto di sgravio 27” sarebbe necessario controfinanziare lo sviluppo “incontrollato” delle uscite della Confederazione», spiega il Consiglio federale, che non nasconde di aver valutato gli scenari con un possibile aumento dell’IVA. La necessità di correzione corrisponderebbe a circa un punto percentuale.
Il Governo avvisa però il Parlamento: in caso di respingimento o di forte ridimensionamento del pacchetto di misure, arriveranno presto altre proposte di sgravio che andrebbero a colpire la formazione, la ricerca, la cooperazione allo sviluppo, l’agricoltura e l’esercito.
Misure inevitabili
E i Cantoni? «Il tema del referendum (ne basterebbero 8, ndr.) non è all’ordine del giorno», ci spiega Markus Dieth, consigliere di Stato argoviese e presidente della Conferenza dei Governi cantonali. Quest’ultima, per il momento, «conta sulle Camere federali (si inizierà dagli Stati, ndr.) per correggere il programma di risparmi del Consiglio federale».
«I Cantoni riconoscono la necessità per la Confederazione di adottare misure di risparmio», aggiunge Dieth, criticando però il Governo per tre linee rosse che con questo progetto vengono oltrepassate: ovvero tutte le misure previste dal Consiglio federale nell’ambito della perequazione finanziaria; le misure di risparmio che non lasciano alcun margine di manovra ai Cantoni e che rappresentano un mero trasferimento di oneri (ad esempio nel settore dell’asilo) e infine il programma «Dissociazione 27» (ovvero il progetto di ripartizione dei compiti tra Confederazione e Cantoni previsto nei prossimi mesi).
Per il Consiglio federale, però, «è inevitabile che anche i Cantoni siano interessati dalle misure adottate, dal momento che quasi un terzo delle uscite della Confederazione è destinato ai Cantoni». Berna guarda però anche all’interno: le uscite proprie della Confederazione verranno ridotte di 300 milioni di franchi (di cui 190 milioni di spese per il personale) entro il 2028.
Il ritiro della pensione rimane nel mirino del Consiglio federale
Circa il 90% del volume di sgravio previsto dal Consiglio federale è ottenuto intervenendo sulle uscite, mentre 340 milioni di franchi sono recuperati attraverso misure sul fronte delle entrate. Ma in quali ambiti? La parte del leone - se la proposta governativa dovesse passare lo scoglio parlamentare - la farebbe l’imposizione più elevata per i prelievi di capitale del secondo e terzo pilastro (3a). Nel 2028, questa proposta porterebbe nelle casse della Confederazione circa 190 milioni di franchi. L’altra misura che agisce in modo netto sulle entrate sarebbe la vendita all’asta di contingenti (doganali) d’importazione nel settore dell’agricoltura (127 milioni).
Che cosa cambierebbe?
Oggi il ritiro del capitale previdenziale è imposto in base a tre categorie: persone sole, coppie sposate con una sola persona che percepisce prestazioni in capitale e coppie sposate in cui entrambe la percepiscono. Ora, il Governo intende adottare una nuova tariffa unitaria per tutti. E, essenzialmente, prevede di sgravare (o lasciare la situazione così com’è) il prelievo di capitali fino a 100 mila franchi, mentre introduce un importante aggravio sopra questa soglia. Concretamente, dunque, viste le cifre in ballo è verosimile che favorirà il ritiro del 3. pilastro (per il ceto medio sovente sotto i 100 mila franchi), mentre sfavorirà quello del 2. pilastro (sovente, invece, superiore a tale soglia).
Gli esempi
Facciamo un paio d’esempi. Oggi per una persona sola ritirare 100 mila franchi di capitale «costa» 538 franchi di imposte. In futuro tale cifra, secondo la proposta del Governo, potrebbe scendere a 363 franchi. Se quella stessa persona, però, ritirasse 1 milione di franchi, verrebbe tassata per poco più di 42 mila franchi (mentre oggi tale cifra sarebbe di 23 mila). E per un capitale di 10 milioni andrebbe ancora peggio: 717 mila franchi d’imposte contro gli attuali 230 mila. Con l’aumentare degli importi, cresce anche l’imposizione. Anche l’imposta aggiuntiva per ogni 100 franchi di prestazioni in capitale supplementari (rispetto alla categoria di riferimento) sarebbe ovviamente progressiva: si passa dal 3% tra i 100 mila e i 250 mila franchi, al 5% fino al milione, al 7% fino a 10 milioni, per giungere all’aliquota marginale più elevata dell’11,5%. Tutto ciò, per maggiori entrate stimate in 240 milioni di franchi, di cui 190 per la Confederazione e 50 per i Cantoni. Per il PLR (che approva il pacchetto) questa misura è però inaccettabile, poiché si cambiano «le regole del gioco durante la partita».
Perché non si vuole agire sulle entrate?
Il Consiglio federale vuole evitare aumenti generali delle imposte. Con l’aumento dell’IVA a favore dell’AVS (di 0,4 punti percentuali dopo la riforma AVS21 e, in teoria, di un ulteriore incremento di 0,5 o 0,7 punti per la 13. rendita) per un totale di circa quattro miliardi e l’introduzione dell’imposizione minima dell’OCSE (tra 1,5 e 3,5 miliardi, secondo le stime del governo) sono già avvenuti o sono previsti aumenti delle imposte dell’ordine di diversi miliardi di franchi, spiega il Consiglio federale. Inoltre, in futuro i datori di lavoro e i dipendenti dovranno probabilmente versare contributi salariali «notevolmente più elevati per finanziare le assicurazioni sociali» (principalmente l’AVS). Pertanto, per il Governo federale la popolazione e l’economia non devono essere gravate in misura ancora maggiore.