«Il DFAE indaghi sulla Gaza Humanitarian Foundation»

Il DFAE è stato chiamato a indagare sulla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un'organizzazione che – registrata in Svizzera e guidata dall'ex marine statunitense Jake Wood – è stata incaricata di assumere il controllo della distribuzione di aiuti nella Striscia di Gaza. L'organizzazione Trial International ha presentato due denunce alle autorità per fare piena luce sulla controversa ONG.
Che cos'è la GHF
Una persona su cinque a Gaza rischia di morire di fame a causa del blocco israeliano del cibo e degli aiuti, mentre il 93% soffre di una grave carenza di cibo, secondo una valutazione sostenuta dalle Nazioni Unite pubblicata la scorsa settimana.
Le organizzazioni umanitarie affermano che la maggior parte del cibo e delle altre forniture inviate fino a un paio di mesi fa nella Striscia hanno raggiunto la popolazione civile di Gaza e non è stata dirottata verso i combattenti. A causa della crescente pressione internazionale per consentire l'ingresso degli aiuti, Israele ha quindi cercato di trovare una soluzione che impedisca agli aiuti di cadere nelle mani di Hamas, preoccupazione con la quale Tel Aviv aveva sin qui giustificato il blocco totale.
E qui entra in gioco la Gaza Humanitarian Foundation. Iscritta al registro commerciale di Ginevra nel mese di febbraio, la GHF è un organismo sostenuto sia da Israele sia dagli Stati Uniti. A partire da fine maggio – è questo il piano di Washington e Tel Aviv – le consegne di aiuti a Gaza saranno supervisionate dalla GHF, che (secondo fonti citate da Reuters) intende collaborare con aziende private statunitensi di sicurezza e logistica, UG Solutions e Safe Reach Solutions. Non è ancora chiaro come verrà finanziato la GHF, ma la fondazione afferma che allestirà «siti di distribuzione sicuri» per sfamare 1,2 milioni di persone a Gaza, prima di espandersi per sfamare ogni palestinese nel territorio. La GHF, come già evidenziato, sarà supervisionata da Jake Wood, un veterano dell'esercito statunitense che secondo i media internazionali ha già diretto il Team Rubicon, un'organizzazione attiva nella distribuzione di aiuti umanitari durante i disastri naturali.
Le critiche
Bloccato in questi ultimi due mesi per volere di Tel Aviv, il sistema di distribuzione di aiuti umanitari costruito e consolidato negli ultimi decenni dall'UNRWA potrebbe dunque essere sostituito dalla GHF. Le Nazioni Unite e numerose agenzie di aiuti umanitari, tuttavia, affermano che il piano della GHF viola i principi umanitari fondamentali.
«Siamo preoccupati per il meccanismo di aiuti proposto per Gaza e siamo profondamente preoccupati che non permetta di distribuire gli aiuti umanitari in modo coerente con i principi umanitari fondamentali di imparzialità, umanità e indipendenza», si legge in una dichiarazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR). «Il CICR non può lavorare nell'ambito di un meccanismo che non ci permette di sostenere i principi e le nostre modalità di lavoro». Undici organizzazioni umanitarie e per i diritti umani hanno firmato un dichiarazione in cui «rifiutano inequivocabilmente l'istituzione» della GHF, definendola «un progetto guidato da figure militari e di sicurezza occidentali politicamente connesse, coordinato in tandem con il governo israeliano e lanciato mentre la popolazione di Gaza rimane sotto assedio totale. Manca qualsiasi coinvolgimento dei palestinesi nella sua progettazione o attuazione».
L'ONU ha inoltre affermato che la GHF potrebbe essere usata come arma per lo sfollamento di massa dei palestinesi: i siti iniziali di distribuzione degli aiuti opereranno solo dal sud e dal centro di Gaza, il che, secondo le Nazioni Unite, potrebbe costringere la popolazione ad abbandonare il nord di Gaza, per ottenere cibo e altri aiuti sin qui bloccati da Israele e necessari alla loro sopravvivenza. «L'aiuto umanitario non deve essere politicizzato né militarizzato», si legge nella dichiarazione del CICR. «Questo erode la neutralità necessaria per garantire che l'assistenza sia fornita solo in base al bisogno, non a programmi politici o militari».
Fra i problemi, anche, una questione di quantità. Quattro soli hub per oltre 2 milioni di persone? Secondo il CICR, anche se venisse attuato, il volume di aiuti proposto dal piano non sarebbe all'altezza dell'immensa portata dei bisogni a Gaza. «Il livello di bisogno in questo momento è schiacciante e gli aiuti devono poter entrare immediatamente e senza impedimenti. Il problema non è la logistica. È la fame intenzionale».
La denuncia
L'organizzazione Trial International, dunque, ha presentato due denunce alle autorità. La prima è stata presentata martedì all'Autorità federale di vigilanza sulle fondazioni (AVF), l'altra mercoledì al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), indica oggi Trial International in una nota.
L'organizzazione, che combatte il crimine internazionale, vuole sapere se la GHF, che ha una filiale registrata a Ginevra dallo scorso febbraio, rispetta il diritto svizzero e quello internazionale umanitario (DIU). «Partecipando a un'azione umanitaria che deriva da un piano voluto dal governo israeliano, c'è un rischio significativo che la popolazione palestinese venga discriminata», ha dichiarato a Keystone-ATS il direttore esecutivo di Trial International, Philippe Grant.