Federali

Il finanziamento della politica fra luci e ombre

Da quest'anno chi aspira a un seggio a Berna deve far prova di trasparenza, ma emergono varie lacune – Chi ha speso di più? In realtà, è impossibile quantificare i budget reali di partiti e candidati
©THOMAS HODEL
Luca Faranda
22.09.2023 21:30

La lotta per ottenere una poltrona a Palazzo federale è sempre più agguerrita. Per essere eletti (o rieletti), i candidati sono pronti a sborsare decine di migliaia di franchi. Oppure a riceverli come donazione per le rispettive campagne. Da quest’anno, però, i conti si faranno alla luce del sole. Più o meno.

Lo scorso gennaio è entrata in vigore l’ordinanza sulla trasparenza nel finanziamento della politica. Per le elezioni, i candidati devono registrare su un apposito sito web del Controllo federale delle finanze (CDF) una sorta di preventivo della campagna, ma solo per budget superiori a 50 mila franchi e per donazioni (dette anche «liberalità») superiori a 15 mila franchi: in quel caso verrà anche reso pubblico il nome del donatore, che può essere un privato, un partito o un’associazione. Il sistema, però, fa acqua da tutte le parti.

Fondi a geometria variabile

Per le elezioni federali del 22 ottobre stanno emergendo i budget dei vari partiti. Il PLR – stando ai dati del CDF - si aggira attorno ai 12,4 milioni di franchi, l’UDC poco più di 11 milioni, poi seguono a debita distanza PS (6,9 milioni), Centro (6,6), Verdi (3,7) e Verdi liberali (2,9). Ma è davvero così? Non proprio.

Queste cifre, infatti, includono svariate voci: donazioni, budget delle sezioni cantonali dei partiti, così come fondi messi a disposizione dalle associazioni. Senza contare i mezzi finanziari impiegati da alcuni candidati: il consigliere nazionale Andri Silberschmidt (PLR/ZH), ad esempio, prevede di spendere oltre 280 mila franchi. Altra lacuna: non comprendono i bilanci dei partiti a livello cantonale, né le somme meno ingenti.

Stando a un’inchiesta estiva del Tages-Anzeiger, l’UDC disponeva in realtà di circa 4,5 milioni, un budget che è comunque salito nel corso delle settimane (anche grazie a una lauta donazione da parte dell’ex consigliere federale Christoph Blocher) e che probabilmente aumenterà ancora. Ciò vale per tutti i partiti. Seguono PLR (2,5 milioni di franchi a luglio), Centro (2,0), Verdi (1,6 milioni, a cui si deve aggiungere ben un milione per la donazione da parte di Carmita Burkard Kroeber, ereditiera del gruppo Sika), PS (1,5) e infine il PVL con un milione.

Potere d’acquisto e clima

Le cifre, insomma, variano a seconda di come si guarda la situazione. Una cosa è però chiara: è impossibile avere una visione davvero trasparente del finanziamento della politica. Ci sono infatti regole differenti per i candidati del Nazionale e degli Stati (vedi box) e soprattutto svariate scappatoie alla legge, come le donazioni divise in piccoli importi, oppure le manifestazioni. Fatta la legge, trovato l’inganno. Un esempio? Lo scorso sabato si è tenuta a Berna una manifestazione sul potere d’acquisto organizzata dall’Unione sindacale svizzera (USS). Senza girare intorno alla questione: il potere d’acquisto è il tema principale della campagna del PS e alcuni candidati socialisti hanno preso la parola in piazza. Eppure, il costo dell’evento – circa 150 mila franchi – non deve essere dichiarato sull’apposita piattaforma.

Per l’USS, la manifestazione non ha nulla a che fare con le elezioni, ma la questione ha attirato forti critiche da parte borghese. Sabato prossimo, sempre a Berna, è invece in programma una grande dimostrazione a favore del clima. I Verdi dovranno dichiarare le spese? Si tratta di un evento elettorale? Si, no, forse. Il Controllo federale delle finanze, su questo argomento, non si è ancora espresso chiaramente. E ciò anche a spese della trasparenza.

In Ticino si vola basso

I ticinesi ad essersi annunciati sul sito con un budget previsto superiore a 50 mila franchi sono solo quattro: Alex Farinelli (PLR), Fabio Regazzi (Centro), Paolo Morel (PLR) e Giovanna Viscardi (PLR).

Spulciando i dati, emerge che a finanziare la campagna dei candidati c’è ad esempio la Società Svizzera degli Impresari-Costruttori (che sostengono, fra gli altri, anche Regazzi e Farinelli), GastroSuisse (che oltre a Regazzi e Farinelli, in Ticino sostiene anche il democentrista Piero Marchesi e il leghista Lorenzo Quadri), l’Unione svizzera delle arti e mestieri (che finanzia ovviamente Regazzi, dato che è il presidente, oltre ad altri 19 politici) e l’Associazione svizzera degli importatori di automobili (che fra 24 candidati sostiene anche il «senatore» e presidente dell’UDC Marco Chiesa).