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Il franco ai massimi da due anni sull’euro

La moneta unica scende a 1,1013 - Rally dell’oro e impennata dell’argento, che guadagna il 10% in una settimana - Chastonay: «Entro fine anno possibile risalita a 1,15» - Ambrogi: «Ad essere premiato è il sistema-Paese Svizzera»
Foto archivio CdT
Roberto Giannetti
20.07.2019 06:00

LUGANO - Il franco svizzero continua il suo rally, e ieri ha toccato il massimo da due anni nei confronti dell’euro. Infatti il cambio è sceso a 1,1013, una soglia toccata per l’ultima volta nel luglio del 2017, per poi risalire leggermente in serata. Stranamente, c’è un rally in atto sia delle Borse che dei beni rifugio. Anche l’oro ieri ha toccato 1.453 dollari, un record dal 2013. A inizio giugno era ancora attorno a 1.280 dollari l’oncia. Ancora più impressionante è stato il rally dell’argento, che è salito in una settimana del 10%, da 1500 a 1655 dollari. Chiaramente, alla base di queste buone performances, ci sono le aspettative di nuovi allentamenti monetari da parte della Fed e della BCE. Infatti c’è la possibilità che la prima tagli i tassi, mentre la seconda inizi un nuovo programma di Quantitative easing. Questo farebbe scendere dollaro e euro, e quindi favorisce il franco e gli altri beni rifugio, oltre che le Borse.

Su questi temi abbiamo intervistato due esperti della piazza luganese.

L’estate amplifica i movimenti

«Io penso - spiega Bruno Chastonay, consulente finanziario di Lugano - che lo scenario di base non viene modificato da questa fase di forza del franco. Probabilmente si tratta di un movimento esagerato, spinto all’eccesso dal periodo estivo, e quindi con volumi molto bassi e scarse capacità di assorbimento da parte dei mercati».

«Il rafforzamento - continua - avviene in concomitanza per il franco e i metalli preziosi, riportando in auge il discorso dei beni rifugio. Questo è anche dovuto ai commenti fatti recentemente da Trump e dall’FMI, che sostenevano che il dollaro è ampiamente sopravvalutato e che l’euro invece è sottovalutato. E questo porta a nuovi timori che la Fed possa intervenire per frenare la forza del biglietto verde».

Occhi sulle banche centrali

«La settimana prossima - precisa - è tutta dedicata alle banche centrali, conle riunioni della BCE e della Bank of japan, e la settimana seguente della Fed. Questo porta a aspettative molto elevate di un ribasso dei tassi negli Stati Uniti. Addirittura il 55% degli analisti si aspetta un taglio di 50 punti base, il che a mio avviso è un po’ eccessivo. Anche la BCE potrebbe mettere in cantiere un allentamento, con un nuovo Quantitative Easing. Tutto questo porta ad una ricerca di coprire le posizione speculative sul mercato con beni di qualità. Spieghiamo così anche il rialzo dell’oro, e dell’argento che in una settimana è salito del 10%».

Politiche di rilancio economico

«Sono comunque convinto - spiega - che la situazione politica ed economica non sia così negativa, perché ci sono dei segnali di maggior supporto all’economia tramite politiche fiscali ed economiche per potrebbe far diminuire la ricerca di beni rifugio, e quindi l’euro-franco potrebbe ritornare entro fine anno a una quota fra 1,15 o 1,18».

«In questi giorni - nota dal canto suo Stefano Ambrogi, responsabile dell’Investment advisory della Julius Bär di Lugano - stiamo assistendo ad una rinnovata forza del franco svizzero, che negli ultimi mesi era sconosciuta. Parlando della storia recente, dobbiamo andare alla seconda metà del 2018 per vedere un interesse così diffuso per la valuta elvetica: settembre per pochi giorni e, soprattutto, novembre e dicembre dell’anno scorso portarono il franco verso 1,12: un livello che ora abbiamo abbondantemente superato. Ritorniamo sui livelli di due anni fa, quando d’impeto si ruppe al rialzo una sorta di trading range tra 1,05 e 1,10 per posizionarsi sopra quest’ultimo livello».

Svizzera: storia di successo

«Ma dobbiamo allontanarci dalla visione grafica - continua - che fornisce una mera descrizione, se vogliamo provare a fornire delle spiegazioni. Quella che io prediligo è basata sui fondamentali di una storia di successo: la Svizzera. Un tasso di cambio è il prezzo di una valuta espresso per il tramite di un'altra, e, per estensione, il rapporto tra due sistemi-Paesi, o tra due blocchi, nel caso dell’euro».

«Oggigiorno - precisa - le principali banche centrali pongono in atto politiche monetarie espansive: la Fed in primis, che taglierà i tassi di riferimento a fine mese, e forse ancora dopo l’estate, e la Bank of Japan, che oramai da un decennio attua tali politiche di stimolo. Infine la Banca centrale europea, che con la nomina di Christine Lagarde come sostituta dell’uscente governatore Mario Draghi, fornisce agli investitori, e ai Governi dei Paesi membri, una garanzia di continuità sui tassi bassi, o addirittura negativi. Insomma, ovunque si hanno politiche aggressivamente espansive, al fine di contrastare le incertezze sulla crescita e di stimolare l’inflazione, e anche le aspettative di inflazione».

Aspettative di tagli dei tassi

«La discussione - illustra - non è sul ‘se’, ma sul ‘quanto’ tagliare i tassi e ampliare gli aggregati monetari. E la Banca nazionale svizzera non può che seguire, con ritardo ed ‘obtorto collo’, quanto altrove, soprattutto a Francoforte, sede della BCE, si decide. Ma i mercati sanno essere selettivi, e premiano la valuta di un Paese dalla stabilità politica, competenza ed affidabilità che non ha pari al mondo, e che in momenti di incertezza è, insieme all’oro, un vero bene rifugio».

«Ed oggi - conclude - di incertezze ve ne sono: ci sarà recessione nel 2020? Non si troverà un accordo tra USA e Cina? L’Iran non rispetta i trattati nucleari e arricchisce l’uranio? Allora c’è spazio nei portafoglio degli investitori per una quota, crescente, di franchi svizzeri. I più maliziosi penseranno: è poi tutti questi franchi dove li investo? Non in azioni, poiché le aziende elvetiche saranno strozzate da tale forza valutaria. Sbagliato: il franco non è un grosso problema per una azienda efficiente. Paradossalmente, esso la obbliga ad essere competitiva ed oculata, poiché nessun aiuto arriverà da una svalutazione, ed in molti settori rende le importazioni intermedie a buon mercato. Ed in fatti la Borsa Svizzera è ai massimi della sua storia. Aggiungete la forza della valuta, e sarà difficile trovare un investimento che ha fatto meglio».