Il Governo valuta l’obbligo di leva per tutte le donne

Per garantire a lungo termine all’esercito e alla protezione civile un numero sufficiente di effettivi, il Consiglio federale sta valutando la possibilità di introdurre un obbligo di servizio per le donne. È quanto prevedono due varianti dell’obbligo di prestare servizio che ieri il Governo ha deciso di sottoporre a un esame approfondito e i cui risultati saranno disponibili entro fine 2024.
Evitare la penuria
Attualmente, l’effettivo della protezione civile è di poco inferiore ai 72 mila militi. Verso la fine del decennio, l’esercito avrà difficoltà a garantire l’effettivo reale di 140 mila militari se non si riuscirà a ridurre sensibilmente il numero delle partenze anticipate. Per questa ragione, con la prima parte del rapporto relativo all’apporto di personale in seno all’esercito e alla protezione civile di fine giugno 2021, il Consiglio federale ha avviato misure a breve e a medio termine. Parallelamente a questi provvedimenti a breve e a medio termine, per garantire in modo duraturo un numero sufficiente di effettivi, il Governo sta pure riflettendo su adeguamenti «radicali e a lungo termine del sistema dell’obbligo di servizio». Per questo motivo, nella seconda parte del rapporto il Consiglio federale ha infatti preso in esame quattro varianti.
Quattro ipotesi
La prima variante, detta «Obbligo di prestare servizio di sicurezza», prevede la fusione del servizio civile e della protezione civile in una nuova organizzazione. Ciò dovrebbe consentire di garantire l’apporto di personale in seno alla protezione civile e all’esercito.
La seconda variante, chiamata «Obbligo di prestare servizio orientato al fabbisogno», estende invece l’obbligo di prestare servizio alle donne. Verrebbe tuttavia reclutato soltanto il numero di persone di cui l’esercito e la protezione civile hanno effettivamente bisogno, ossia circa la metà di tutte le persone (di entrambi i sessi) soggette alla leva obbligatoria.
Anche la terza variante, detta «Servizio civico obbligatorio», prevede l’estensione dell’obbligo di prestare servizio alle donne; tuttavia, in questo caso, tutte le persone dichiarate abili prestano effettivamente servizio.
Infine, la quarta variante, chiamata «Servizio civico obbligatorio con libera scelta del genere di servizio», prevede che tutte le donne e tutti gli uomini svizzeri abili prestino servizio. Tuttavia possono scegliere in autonomia il genere di servizio da prestare.
Oltre alle quattro varianti, il Governo sta pure riflettendo su uno «Status quo plus»: esso prevede l’introduzione della partecipazione obbligatoria per le donne alla giornata informativa dedicata al servizio militare.
Le varianti privilegiate
Per il Governo, garantire a lungo termine gli effettivi dell’esercito e della protezione civile rimane il criterio più importante per valutare le varianti. Inoltre il servizio deve avere un nesso evidente con la sicurezza e deve sussistere un reale fabbisogno. Secondo l’Esecutivo, le prime due varianti («Obbligo di prestare servizio di sicurezza» e «Obbligo di prestare servizio orientato al fabbisogno») sono le più idonee a soddisfare questi requisiti.
Le questioni in sospeso
Occorre tuttavia ancora chiarire alcuni aspetti rimasti in sospeso, ad esempio per quanto riguarda il bisogno effettivo di aumentare le prestazioni nella protezione civile, la garanzia della parità di trattamento in materia di servizio, l’impostazione di un possibile sistema di incentivi per quanto concerne la variante «Obbligo di prestare servizio orientato al fabbisogno», le conseguenze concrete di un’attuazione delle varianti e i costi.
Per questo motivo il Consiglio federale ha chiesto al Dipartimento federale della difesa di sottoporre le prime due varianti a un esame approfondito in collaborazione col Dipartimento federale dell’economia entro la fine del 2024.
Allo stesso momento, il Governo ha deciso di escludere le due varianti che prevedono un «Servizio civico obbligatorio» poiché il nesso con la sicurezza sussisterebbe solo in misura limitata.