Il Nazionale tiene in vita le FM: «Non è nostalgia tecnologica»

«È una decisione esistenziale». il pioniere dei media Roger Schawinski, nella sala dei passi perduti al di fuori del Consiglio nazionale, non riesce a contenere l’emozione. La Camera del popolo ha appena approvato a larga maggioranza (124 voti contro 62 e 8 astenuti) la richiesta di rinunciare alla disattivazione della radiodiffusione FM attualmente prevista per il 31 dicembre 2026. La mozione - presentata dalla Commissione delle telecomunicazioni e sostenuta principalmente da Centro, PLR e UDC - chiede anche di prorogare le attuali concessioni FM o di indire una nuova gara pubblica per la loro attribuzione a partire dal 1. gennaio 2027.
«È una chiara maggioranza, che rispecchia anche la sensibilità della maggioranza della popolazione, in particolare quella ticinese e romanda», spiega al CdT l’imprenditore 80.enne, fondatore della storica Radio 24 e che da anni si batte per mantenere le FM. A suo avviso, si tratta di una vittoria anche per la Svizzera italiana, «perché se le radio ticinesi lasciano le FM, gli ascoltatori si troveranno solo emittenti italiane».
Centinaia di milioni
Per Schawinski è chiaro: «Ha prevalso il buonsenso. Le FM sono la tecnologia più utilizzata al mondo. Il DAB+ è invece una tecnologia intermedia, che è costata centinaia di milioni di franchi». Solo per promuovere la transizione da FM a DAB+, la Confederazione ha stanziato circa 86 milioni di franchi. Il futuro della radio passerà dunque ancora dalle onde ultracorte? «No, le FM tra qualche anno spariranno e saranno sostituite da internet. Invece del DAB+, si sarebbe potuto passare direttamente dalla FM al 5G», critica Schawinski.
Fuga di ascoltatori
La decisione di abbandonare le onde ultracorte risale al 2014: all’epoca il settore era convinto che le FM sarebbero state obsolete nel giro di pochi anni e hanno dunque preso la decisione - poi rinviata più volte - di spegnerle. L’ultimo termine è fissato al 31 dicembre 2026. Ma ora l’industria radiofonica ha chiesto di fare marcia indietro.
La SSR, che ha disattivato le sue antenne già alla fine dello scorso anno (con due anni di anticipo rispetto ai privati), si è infatti trovata confrontata con un netto calo degli ascoltatori nel primo semestre del 2025. Nella Svizzera romanda e in Ticino questa disattivazione ha causato una migrazione verso le stazioni radiofoniche francesi e italiane, ha spiegato oggi in aula il consigliere nazionale Damien Cottier (PLR/NE), che teme dunque una fuga di ascoltatori verso le emittenti estere a scapito delle radio elvetiche. «Non è questione di nostalgia tecnologica», ha detto Cottier. Gli ascoltatori sono tuttora ancorati alle FM, in particolare in automobile. Il passaggio al DAB+ (o all’ascolto della radio tramite internet) sta avvenendo a velocità decisamente minore di quanto previsto.
Almeno sino alle fine del 2031
Il consigliere federale Albert Rösti, dal canto suo, ha tenuto a ricordare che la disattivazione delle FM non è stata imposta dallo Stato, ma decisa oltre dieci anni fa dalle stesse associazioni radiofoniche, inclusa la SSR, insieme all’Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM). Un aspetto ricordato anche da Bernhard Maissen, attuale direttore dell’UFCOM. «Noi eravamo contrari alla proposta, ma alla fine è una decisione del Parlamento (ora la mozione passa all’esame del Consiglio degli Stati, n.d.r.). Se venisse confermata, ci darebbe un po’ più di lavoro», riconosce Maissen, secondo cui la digitalizzazione non si deve fermare: «Sarebbe meglio spegnere presto le FM, senza prolungare questa scadenza per altri 10 anni. Significherebbero costi enormi per le radio: in una situazione difficile per i media, sarebbe meglio investire nel giornalismo e non in questa tecnologia», sottolinea il direttore dell’UFCOM, ricordando che la Confederazione non sosterrà più finanziariamente la transizione.
Per la maggioranza del Consiglio nazionale, il termine per la disattivazione dovrebbe essere rinviato almeno sino alla fine del 2031 e stabilito d’intesa con le radio private. Per Maissen, tuttavia, la Svizzera non ha bruciato le tappe con l’addio alle FM. «La transizione è in corso, anche per la radio in auto, ma richiede tempo. Non siamo stati i primi a fare questo passo. È già successo in Norvegia». In effetti, nel Paese scandinavo la diffusione radiofonica nazionale via FM è già stata abolita nel 2017. Alcuni piccoli programmi locali continuano a diffondere via FM, mentre le grosse emittenti private sono passate al DAB+.
L’esempio della Norvegia
Già, la Norvegia è presa ad esempio come la prima ad aver fatto questo passo. Ma con quali risultati? Lo abbiamo chiesto alla «Norsk Lokalradioforbund» (NLR), l’associazione che rappresenta le stazioni radio locali in Norvegia. «Le stazioni radio locali possiedono in larga misura i propri trasmettitori FM e le proprie reti, e i costi per continuare a gestirli sono contenuti. Finché c’è ascolto in FM, non volevamo rinunciare a questo canale di distribuzione solo perché abbiamo iniziato a trasmettere anche in DAB», ci spiega Aslak Skretting, presidente del consiglio di amministrazione di NLR, riconoscendo che «la sfida più grande per le radio locali nel passaggio dalla FM al DAB è trovare una base economica stabile in mercati radiofonici con oltre 60 canali DAB disponibili, rispetto ai 4-7 canali concorrenti in FM».
Ma dal punto di vista economico e degli ascoltatori, è stata una buona idea abbandonare le onde ultracorte? «Per le emittenti nazionali sembra aver avuto senso. Non possedevano reti di trasmettitori proprie e avevano costi elevati legati “all’affitto” della distribuzione FM», aggiunge Skretting. L’organizzazione norvegese, dal canto suo, si è detta contraria ai piani di spegnimento delle FM. «E continuiamo a farlo, poiché rimane una forma di distribuzione importante per le radio locali con un costo relativamente basso. Anche per le stazioni radio più grandi, vediamo ancora una quota di ascolto di circa il 50% per la FM/DAB e non vediamo alcun motivo per indebolire le stazioni radio locali rinunciando a quel canale di distribuzione», sottolinea Skretting.