Esercito

Il sovrapprezzo dei jet F-35 non passerà dal voto popolare

Per il Governo il rincaro degli aerei da combattimento non va sottoposto a referendum: mercoledì la questione agli Stati – Per restare nel budget di sei miliardi, si valuta la rinuncia a qualche velivolo: «Le autorità statunitensi sono disposte a discuterne»
©ENNIO LEANZA
Luca Faranda
15.09.2025 21:15

Domenica 27 settembre 2020. Il popolo, con il 50,1% (con uno scarto di soli 8.670 voti), approva di misura l’acquisto di nuovi aerei da combattimento. Si trattava di una decisione programmatica: a differenza di quanto avvenuto nel 2014 con i Gripen (respinti in votazione popolare), cinque anni fa i votanti non potevano né decidere sul modello, né sul numero di velivoli da acquistare.

«Il decreto federale sul quale siamo chiamati a votare prevede che per l’acquisto dei nuovi aerei non possano essere spesi più di 6 miliardi di franchi», scriveva il Consiglio federale nel tradizionale libretto rosso delle votazioni. Il Governo e l’allora «ministra» della Difesa Viole Amherd avevano stabilito nei mesi seguenti il modello (gli F-35 del produttore statunitense Lockheed Martin) e il numero di apparecchi (36).

Il bivio del Governo

La fattura per i jet da combattimento, tuttavia, sarà molto più salata. A causa dell’ormai nota questione sul prezzo fisso, il costo potrebbe lievitare fino a 7,3 miliardi. Il Consiglio federale è a un bivio: assumersi i costi supplementari, oppure decidere di restare nel budget di sei miliardi, ad esempio ordinando un numero inferiori di velivoli. La rinuncia all’acquisto non è invece un’opzione.

Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno dichiarato di essere sostanzialmente disposti a consegnare meno F-35 rispetto ai 36 inizialmente previsti. Lo ha ribadito oggi il Consiglio federale rispondendo a una domanda del consigliere nazionale Fabian Molina (PS/ZH). Il socialista zurighese, in particolare, chiede come riuscire a ridurre il numero di F-35 dal momento che nessuno Stato è mai riuscito nell’impresa.

«Confermato per iscritto»

Il Governo sottolinea che «le autorità statunitensi hanno confermato per iscritto (anche il prezzo fisso era confermato per iscritto, ma gli Stati Uniti l’hanno interpretato in modo diverso, ndr) la loro disponibilità a discutere il volume di fornitura». In questo caso, servirebbe un’aggiunta al contratto stipulato tra Berna e Washington. Per il Governo, non c’è però il rischio di rescissione del contratto.

È invece rimasta senza risposta un’altra domanda di Molina, ovvero se è possibile rivendere una parte dei jet acquistati. Il Consiglio federale si è limitato a ricordare che il DDPS ha tempo fino a fine novembre per esaminare in dettaglio tutte le opzioni per far fronte ai costi aggiuntivi derivanti dall’acquisto dell’F-35A.

Controllo democratico

E se invece l’attuale capo del DDPS decidesse di proseguire con l’acquisto di tutti i 36 aerei? Il popolo sarebbe chiamato nuovamente alle urne? No. Il Consiglio federale ha già lasciato intendere che un eventuale sovrapprezzo non sarà sottoposto al giudizio popolare.

Mercoledì, il Consiglio degli Stati potrebbe però far cambiare idea all’Esecutivo: verrà infatti discussa una mozione della «senatrice» Franziska Roth (PS/SO), che chiede al Governo - per i costi supplementari legati agli F-35 - di sottoporre al Parlamento il credito attraverso un «decreto federale soggetto a referendum».

Per Roth, «gli aventi diritto al voto si sono espressi a favore del progetto sulla base di un limite dei costi di 6 miliardi di franchi. Se tale base dovesse venir meno, anche il controllo democratico deve essere adeguato di conseguenza».

Il Consiglio federale però non ci sta. Per tutta una serie di motivi: i fondi per l’acquisto degli F-35 sono stati sbloccati in seguito all’approvazione del messaggio sull’esercito 2022. E lo ha fatto attraverso un «decreto federale semplice», per il quale non è previsto il referendum. Oltre a ciò, la Costituzione non contempla un referendum finanziario.

Pertanto, i fondi per il sovrapprezzo degli F-35 (stimati tra 650 milioni e 1,3 miliardi) saranno richiesti nell’ambito di un futuro messaggio sull’esercito. E dunque senza possibilità di lanciare il referendum contro la decisione. «Il Consiglio federale ritiene che il modo di procedere delineato consenta di rispettare le norme costituzionali e che il controllo democratico sia salvaguardato».

«Non ci sono ritardi»

A preoccupare, oltre ai costi, ci sono però anche i tempi di consegna. Attualmente, infatti, vi sono dei ritardi nella consegna degli F-35 «Block 4» per i Paesi che hanno ordinato i jet prima della Svizzera. Stando al GAO (Government Accountability Office, un organo di verifica del Congresso statunitense), lo scorso anno nessun F-35 è stato consegnato nei tempi previsti. Una settimana fa, è inoltre stato lanciato l’allarme secondo cui la modernizzazione della configurazione «Block 4» (che include l’aggiornamento delle capacità tecnologiche dell’aereo) non sarà completata prima del 2031.

Il Consiglio federale, però, rassicura: gli F-35A saranno consegnati nella configurazione più aggiornata, scrive il Governo in risposta alla consigliera nazionale Clarence Chollet (Verdi/NE). I velivoli per la Svizzera saranno consegnati - come da programma - tra il 2027 (attorno a metà anno) e il 2030. «L’inizio delle consegne è sempre previsto a partire dal 2027 dallo stabilimento di produzione di Fort Worth e dal 2028 da quello di Cameri in Italia», spiega il DDPS sul proprio sito web, aggiungendo che ulteriori aggiornamenti software della configurazione «Block 4» proseguiranno anche dopo la consegna dell’ultimo F-35A alla Svizzera.

Un miliardo entro fine anno

C’è anche chi, come il consigliere nazionale Balthasar Glättli, ha chiesto di interrompere i pagamenti al Governo statunitense, anche come leva sulla questione dei dazi. Il Consiglio federale, però, non è dello stesso avviso. «I pagamenti al governo degli Stati Uniti continueranno, in quanto esiste un contratto legalmente vincolante», risponde l’Esecutivo all’ex presidente dei Verdi, ricordando che i pagamenti vengono effettuati trimestralmente.

«Fino a metà 2025 sono stati trasferiti al Governo statunitense circa 870 milioni di franchi», spiega l’Esecutivo, aggiungendo che entro la fine dell’anno, la cifra versata dalla Svizzera a Washington raggiungerà circa un miliardo di franchi.