Il tetto massimo per i premi malattia: un altro «big match» dopo la 13. AVS

Dopo il sì alla 13. AVS, in giugno si torna a votare su un altro tema socialmente sensibile. Nei sondaggi, i premi di cassa malati figurano in cima alle preoccupazioni dei cittadini. In questa prima puntata vediamo da vicino l’iniziativa del PS.
Che cosa chiede l’iniziativa «Per premi meno onerosi»?
L’iniziativa chiede che i premi di cassa malati ammontino al massimo al 10% del reddito disponibile. La riduzione dei premi tramite i sussidi deve essere finanziata per almeno due terzi dalla Confederazione e per l’importo rimanente dai Cantoni. Promossa dal Partito socialista, l’iniziativa è stata depositata a Berna all’inizio del 2020, con 101.780 firme.
Come si presenta la situazione oggi?
L’iniziativa si inserisce in un contesto di continua crescita dei premi, che sono più che raddoppiati dal 1997 a oggi. Nel 2022 , il 25,7% della popolazione svizzera ha beneficiato dei sussidi di cassa malati (27,1% nel 2021). Secondo gli ultimi dati a disposizione, i poteri pubblici hanno speso 5,4 miliardi di franchi per attenuare l’impatto dei premi: 2,9 sono stati pagati dalla Confederazione (che poi li distribuisce ai cantoni) e 2,6 dai Cantoni (con mezzi propri) che versano i sussidi ciascuno secondo i propri criteri. Il Ticino ha versato, senza i contributi federali, 192 milioni nel 2020 e 226 nel 2021. Per la Confederazione gli aumenti sono automatici, perché il contributo federale deve ammontare al 7,5 % dei costi lordi dell’assicurazione obbligatoria. I Cantoni, per contro, non sono tenuti ad aumentare i loro contributi in caso di aumento dei costi. Ci sono Cantoni che negli ultimi anni hanno ridotto la loro partecipazione.
A quanto ammonta l’impatto dei premi sui redditi?
Bisogna in primo luogo definire quale premio viene preso in considerazione. Secondo uno studio commissionato dalla Confederazione alla società Ecoplan e basato sui dati del 2020, se si tiene conto del premio standard (franchigia a 300 franchi e modello con la libera scelta del medico), l’impatto è del 13,7%, quindi superiore al tetto massimo previsto dall’iniziativa. Se invece si considera il premio medio (quello più comunemente pagato, con franchigia più alta e modello assicurativo più economico), l’impatto è del 9,4%. Ci sono forti differenze fra Cantoni: dal 4% di Zugo al 15% di Neuchâtel. Per il Ticino, l’impatto supera di poco l’8% (va ricordato che si tratta di cifre del 2020), mentre se si considera come riferimento il premio standard si avvicina al 13%. Ma nel lungo termine, la soglia del 10% è destinata ad essere superata da un numero crescente di assicurati. Oggi il premio standard di un adulto è sensibilmente più caro: 554 franchi al mese, contro 425 franchi per il premio medio. Questo è meno caro visto che oltre l’80% degli assicurati ha un modello che prevede una scelta limitata del medico.
Chi ne beneficerebbe maggiormente?
Ci sono già categorie di persone in situazione di precarietà che pagano poco o nulla. Per loro non ci sarebbero cambiamenti. A trarre vantaggio da un’approvazione dell’iniziativa sarebbero le persone con redditi bassi e medi, soprattutto in quei Cantoni in cui le riduzioni sono inferiori. Alla fine, però, tutto dipende da quanto ammontano i premi nel singolo cantone e dal reddito disponibile. Il Ticino dovrebbe essere fra quelli che ne traggono maggiori benefici.
Quanto costerebbe l’iniziativa?
Il testo dell’iniziativa non dice nulla su come dovranno essere coperti i maggiori costi per i sussidi, ma lascia anche un certo margine di manovra per definire i criteri. In altri termini, tutto dipenderà da quale tipo di premio verrebbe preso in considerazione e dalla definizione di «reddito disponibile», al quale rapportare il tetto del 10%; i promotori, ad esempio, menzionano il reddito imponibile per l’imposta federale diretta. Ma si potrebbero anche considerare altre formule. Alla fine deciderà il Parlamento.
È comunque incontestato che ci saranno aumenti miliardari dei sussidi, che però potranno variare in modo significativo a seconda dei criteri di calcolo e dell’evoluzione dei costi sanitari. L’ufficio della sanità pubblica stima costi aggiuntivi annuali, alle cifre del 2020, per 3,5-5 miliardi di franchi. Questi oneri, col tempo aumenterebbero a causa della continua crescita dei costi sanitari. Entro il 2030 si passerebbe da un supplemento minimo di 7 miliardi di franchi (di cui 5,8 a carico della Confederazione) a uno massimo di 11,7 (9 per la Confederazione). Queste stime sono state effettuate tenendo conto dei desiderata iniziali dei promotori, con la franchigia a 300 franchi. Per contro, secondo il presidente dell’USS Pierre-Yves Maillard (PS), considerando altri criteri, i costi aggiuntivi a carico del settore pubblico sarebbero inferiori ai 2 miliardi. E chi paga? A suo avviso, i redditi più alti, che soffrono meno per i premi malattia, dovrebbero pagare un po’ di più attraverso l’imposta federale diretta. L’iniziativa, sottolinea Maillard, lascia ampia libertà al Legislatore.
Sarà necessario un aumento delle imposte?
Il Consiglio federale sostiene che i costi aggiuntivi non possono essere pagati solo risparmiando in altri settori e che potrebbero rendersi necessari aumenti dell’imposizione fiscale. Secondo il PS, una famiglia di quattro persone con un reddito netto di 9 mila franchi risparmierebbe diverse centinaia di franchi al mese con l’iniziativa. «Può darsi che questa famiglia benefici di maggiori riduzioni dei premi», ha detto la «ministra» della Sanità Elisabeth Baume-Schneider alla NZZ, «ma in cambio deve pagare più imposte federali o IVA». La sua collega Karin Keller-Sutter, responsabile delle Finanze, ha parlato di un aumento inevitabile delle imposte. Questo significa che per ridurre l’impatto dei premi a molti nuovi beneficiari di sussidi, lo Stato darebbe con una mano e toglierebbe con l’altra.
Quali sono gli argomenti dei promotori?
La sinistra sostiene che negli ultimi 20 anni i premi sono più che raddoppiati, mentre i salari e le pensioni non sono praticamente aumentati. I premi sono come una tassa pro capite che continua ad aumentare. Questa evoluzione è considerata una «follia» e mette sempre più persone in difficoltà, in quanto bisognerà destinare una quota sempre maggiore del reddito all’assicurazione sanitaria. Negli ultimi anni i premi sono diventati inaccessibili anche per la classe media. Al tempo stesso, ci sono Cantoni che risparmiano sulla riduzione dei premi. Inoltre, i promotori sostengono che l’aumento della spesa statale indotto dall’iniziativa costringerà gli enti pubblici a intervenire seriamente per frenare l’aumento dei costi sanitari.
Che cosa dicono, invece, i contrari?
Governo e Parlamento sono contrari per ragioni finanziarie e di politica sanitaria. L’iniziativa si concentra sul finanziamento della riduzione dei premi. Non affronta il problema centrale dell’aumento dei costi, all’origine della crescita dei premi. Inoltre, sarebbe la Confederazione a doversi fare carico della maggior parte dei sussidi (due terzi), mentre non è previsto alcun incentivo per i Cantoni, responsabili della politica sanitaria sul loro territorio, al contenimento dei costi della salute. L’iniziativa è considerata eccessivamente costosa. Per compensare la maggior spesa a carico dello Stato si dovrebbero aumentare le imposte o tagliare massicciamente in altri settori. Il comitato contrario parla di un onere supplementare di 1.200 franchi per un’economia domestica. L’iniziativa, inoltre, toglierebbe gli incentivi per gli assicurati a passare a modelli assicurativi più vantaggiosi o ad alzare la franchigia. Da parte loro, i Cantoni dicono di fare la loro parte nella riduzione dei premi e che le differenze procedurali fra uno Stato e l’altro sono il risultato di decisioni democratiche. Negli ultimi dieci anni, inoltre, i Cantoni con i premi medi più elevati hanno aumentato notevolmente il loro contributo alla riduzione dei premi: +27% per il Ticino, +43% per Basilea Città e +176% per Ginevra.
Quali sono le forze in campo favorevoli e quelle contrarie?
Sono favorevoli PS, Verdi (sinistra in generale), l’Unione sindacale svizzera e Travail.Suisse. Anche la sezione UDC del Vallese romando si è espressa per il sì. Contrari, invece, Governo, Parlamento, UDC, PLR, Centro, Verdi liberali, assicuratori malattia e associazioni economiche.
Che cosa prevede il controprogetto del Parlamento?
Il Parlamento ha messo a punto un controprogetto indiretto (a livello di legge) che entrerebbe in vigore in caso di bocciatura popolare dell’iniziativa il 9 giugno. Questa modifica di legge non comporta maggiori costi per la Confederazione e chiama alla cassa diciotto Cantoni (non il Ticino, perché assieme ad altri sette Cantoni già soddisfa i requisiti). Il maggior onere complessivo è di 356 milioni di franchi. Nel 2030 la spesa aggiuntiva potrebbe oscillare da un minimo di 700 milioni di franchi a un massimo di 960, a seconda della crescita dei costi sanitari. Concretamente, il controprogetto obbliga ogni Cantone a versare un contributo minimo compreso fra il 3,5% e il 7,5% dei costi cantonali dell’assicurazione obbligatoria. Il Ticino ne copre l’11,2% (dati 2020).
Nel Canton Vaud il limite del 10% esiste già. Come funziona il sistema?
Dal 2019 nel Canton Vaud vige il tetto massimo del 10% del reddito. Questa regola era stata introdotta nell’ambito di una votazione popolare (2016) che anticipava a livello cantonale la terza riforma fiscale federale delle imprese. All’epoca il «ministro» della Sanità era lo stesso Maillard. Vaud, che già in passato era il cantone più generoso, è quello che paga di più di tasca sua: 498 milioni di franchi (cifre del 2020), contro i 371 di Zurigo. In totale, nel 2023 Vaud ha speso 800 milioni: di questi, 122 sono dovuti al tetto massimo del 10%. La misura è andata a favore in particolare di pensionati e genitori single. In generale, a beneficiare di una riduzione del premio è il 37% della popolazione (circa 300 mila persone).