Svizzera

Il Tribunale federale dà ragione all'Ospedale di Ginevra

Il nosocomio voleva licenziare un addetto alla centrale di emergenza 144 – L'uomo, in servizio da quasi 20 anni, non aveva posto due domande essenziali durante l'assistenza a un bambino che aveva avuto un malore
©Chiara Zocchetti
Ats
25.07.2025 12:00

Il Tribunale federale (TF) ha accolto un ricorso dell'Ospedale universitario di Ginevra (HUG), che voleva licenziare un addetto alla centrale di emergenza 144. L'uomo, in servizio da quasi 20 anni, non aveva posto due domande essenziali durante l'assistenza a un bambino che aveva avuto un malore.

Nell'agosto del 2021, il funzionario aveva ricevuto una chiamata in cui gli veniva riferito che un bambino era appena collassato e stava facendo «strani rumori». Aveva posto diverse domande e poi ha allertato i servizi di emergenza. Quando questi ultimi erano arrivati sul posto, avevano constatato che il bambino respirava affannosamente e che il suo volto era cianotico. Morì qualche giorno dopo all'HUG.

Durante il debriefing, i responsabili della centrale di assistenza hanno notato che l'operatore della centrale non aveva posto le due domande fondamentali, ovvero se la vittima era cosciente e come respirava. Altre registrazioni hanno rivelato che spesso trascurava di porre queste domande. Nessuno dei 24 casi analizzati rispettava pienamente i requisiti.

Dopo una lunga procedura, il funzionario è stato licenziato «per motivi gravi» alla fine di maggio 2024. Questo provvedimento è stato annullato dalla Corte di giustizia del canton Ginevra, che ha ordinato la sua reintegrazione presso l'HUG.

Questa istanza ha ritenuto che, sebbene l'uomo avesse commesso un errore mancando di diligenza e violando i suoi doveri, il licenziamento non fosse proporzionato. Il tribunale ha inoltre sottolineato la mancanza di supervisione da parte dell'HUG e ha concluso che si è trattato di un «incidente isolato».

In una sentenza pubblicata oggi, il Tribunale federale ha ribaltato la posizione della giustizia ginevrina. Il TF ritiene che il funzionario abbia commesso un grave errore omettendo le due domande essenziali sulla coscienza e sulla respirazione della vittima. La sua errata interpretazione della situazione era quindi chiaramente imputabile a lui.

L'analisi del lavoro del funzionario non suggerisce che si sia trattato di un incidente isolato. Inoltre, è chiaro che ha compilato i formulari in modo errato o approssimativo dopo ogni chiamata. Infine, la Prima Corte di diritto pubblico del TF ha concluso che il principio di proporzionalità richiede che l'interesse pubblico alla sicurezza, alla salute e alla vita dei pazienti prevalga sull'interesse privato del funzionario a recuperare il proprio lavoro.