Guerra

In Svizzera 50.000 rifugiati ucraini

In soli due mesi sono giunte nel nostro Paese più persone che durante la crisi nel Kosovo nel 1999 – «Lo statuto S solo per chi proviene dall'est dell'Ucraina? Non è un'opzione»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Red. Online
20.05.2022 13:58

Circa l'accoglienza in Svizzera dei profughi dall'Ucraina fuggiti dalla guerra scatenata dalla Russia, il sistema dell'asilo si è dimostrato resiliente, nonostante il forte afflusso in alcuni frangenti. Parola della Consigliera federale Karin Keller-Sutter che oggi, davanti ai media, ha presentato il bilancio a sui dire positivo della cooperazione tra la Confederazione, i Cantoni, i Comuni e le organizzazioni di aiuto umanitario. 

Tuttavia, ha spiegato la ministra di giustizia e polizia (DFGP), accompagnata per l'occasione da Nathalie Barthoulot, presidente della Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle opere sociali, le sfide e le incertezza per il futuro non mancano e per questo bisognerà rimanere all'erta (nonostante la calma relativa attuale, oltre 10 mila persone dovrebbero cercare protezione in Svizzera ogni mese in futuro, n.d.r).

Dall'invasione dell'esercito russo il 24 febbraio, circa 6 milioni di persone hanno lasciato l'Ucraina e circa 50.000 sono finora arrivate in Svizzera. Si tratta della più grande ondata migratoria in Europa dopo la Seconda guerra mondiale: in soli due mesi sono giunte in Svizzera più persone che durante la crisi nel Kosovo nel 1999.

Rimanere all'erta

Non solo perché non si sa come evolverà il conflitto in Ucraina e se saremo confrontati con una nuova ondata di profughi, ha spiegato la consigliera federale sangallese, ma perché bisognerà scolarizzare gli oltre 12 mila ragazzi fuggiti dal paese dell'Europa dell'est dopo l'invasione da parte dell'esercito russo lo scorso 24 di febbraio.

Keller-Sutter ha anche annunciato che farà valutare da esperti esterni lo statuto S di protezione concesso ai profughi - la prima volta dalla sua introduzione nella legislazione elvetica nel 1999 - che, entro la fine dell'anno in corso, dovrà valutarne l'applicazione e i problemi.

Evitare abusi, preservare solidarietà

In particolare, ha spiegato la titolare del DFGP, si studierà quando e come lo statuto può essere ritirato. Keller-Sutter ha affermato che diversi profughi ritornano in Ucraina per farsi un'idea della situazione in loco o per visitare parenti rimasti sul posto: in questo caso, si pensa di concedere due settimane per simili spostamenti. Rimarrà da stabilire se ogni trimestre o ogni sei mesi, ha aggiunto Keller-Sutter.

Vi è poi il problema dei possibili abusi, un aspetto importante anche alla luce della grande solidarietà mostrata dagli Svizzeri e che sta a cuore a Keller-Sutter, la quale ha sottolineato di voler fare in modo che tale benevolenza non venga meno. Insomma, bisognerà fare in modo che chi lascia il Paese definitivamente non continui a ricevere gli aiuto sociali oppure che una persona che gode già dello statuto S in un altro paese non venga in Svizzera per opportunismo poiché meglio trattato qui che altrove. A tale proposito, la Commissione europea pensa di creare una banca dati per evitare questo genere di problemi e a cui lavori anche la Svizzera è associata, ha dichiarato la sangallese.

Risposta flessibile

Per quanto attiene al lavoro svolto finora, Keller-Sutter ha lodato la flessibilità e la prontezza mostrata sia della Segreteria di stato della migrazione, che ha potuto far capo a piani di emergenza già pronti dal 2016 ma mai applicati finora, sia dei cantoni che dei Comuni, senza dimenticare i molti privati che si sono messi a disposizione per fornire alloggio (circa 21 mila delle 25 mila persone alloggiate presso privati hanno trovato esse stesse una sistemazione, n.d.r) e le scuole, corpo insegnante incluso che si è fatto in quattro per scolarizzare i giovani ucraini.

Malgrado il forte afflusso - fino a 1800 entrate al giorno quando in media in un mese si registrano circa 1400 richiedenti asilo - in Svizzera di fuggitivi, il sistema non è collassato e, nonostante qualche difficoltà iniziale, è stato possibile aumentare i posti letto nei Centri federali di asilo in tempi ragionevoli - da 6 mila a 9 mila - e smaltire le moltissime richieste di protezione grazie ai sistemi informatici, ridistribuendo in seguito i profughi tra i Cantoni.

I problemi della ripartizione

Certo non sono mancati i problemi, in primis quello della distribuzione dei rifugiati fra i Cantoni dovuto anche al fatto che molti di loro avevano già dei contatti in Svizzera e si sono concentrati soprattutto nei centri come Zurigo o Berna, o dove la diaspora ucraina è presente da tempo, come in Ticino. Insomma, a certuni sono toccati molti più profughi di quanto prevede la chiave di ripartizione, ciò che ha suscitato qualche mugugno a causa dei costi che i Cantoni più gravati avrebbero dovuto accollarsi.

Ebbene, da tre settimane la SEM ha corretto il tiro, facendo in modo che tutti ricevano il contingente di persone loro spettante. La SEM, ha però spiegato Keller-Sutter, cerca nel limite del possibile di venire incontro alle esigenze particolari dei singoli, specie se hanno già conoscenti o parenti pronti ad accoglierli o loro stessi hanno esigenze particolari. Dal canto suo la Confederazione versa ai cantoni per ogni singolo profugo 1500 franchi al mese, cui di aggiunge un forfait di 3 mila franchi per i corsi di lingua.

Il fatto che moti profughi preferiscano i centri non riguarda solo la Svizzera, ma si tratta di un fenomeno registratosi anche in altri Stati come la Polonia (meta preferita Varsavia) o la Germania (Monaco, Berlino, ecc), ha affermato Keller-Sutter. Spesso i fuggitivi, con in testa le immagini del loro paese, pensano di rimanere isolati se indirizzati verso centri discosti, quando invece anche nelle campagne elvetiche si può far capo a una rete di collegamenti efficiente.

Nuova fase

Dal parte sua, Nathalie Barthoulot ha dichiarato che, dopo la prima fase della crisi caratterizzata da un grande sforzo da parte dei Cantoni e dei Comuni per dare un tetto sulla testa ai rifugiati, ora siamo di fronte a una seconda fase, contraddistinta dal bisogno di dare una prospettiva a queste persone, specie i giovani che vanno a scuola, ma anche i meno giovani nella ricerca di una formazione professionale o di un lavoro.

Bisogna fare in modo, ha sottolineato Barthoulot, che il periodo di permanenza in Svizzera non vada sprecato. I datori di lavoro, che vorrebbero approfittare di questa manodopera, sono tuttavia preoccupati per la mancanza al momento di sicurezza circa lo statuto di queste persone.

Per questo motivo, ha spiegato la consigliera di stato giurassiana, ben venga l'idea della responsabile del DFGP di sottoporre ad analisi lo statuto di protezione sia per trovare soluzioni a questo problema, sia per cercare un denominatore comune in fatto di aiuti sociali. In questo campo, ha spiegato la ministra giurassiana, vi sono differenze fra Cantoni anche notevoli in merito a tipo di aiuti e ammontare.

Cronologia: le tappe più importanti dall’inizio della guerra27 febbraio: Incontro straordinario sull’Ucraina dei ministri degli affari interni degli Stati Schengen a Bruxelles.3 marzo: Incontro dei ministri degli affari interni degli Stati Schengen a Bruxelles.7 marzo: La Confederazione, i Cantoni e le organizzazioni di aiuto umanitario organizzano alloggi.11 marzo: Il Consiglio federale attiva lo status di protezione S a partire dal 12 marzo. Da tale giorno i profughi sono registrati ed è loro rilasciato lo status S.16 marzo: La consigliera federale Karin Keller Sutter incontra le parti sociali.17 marzo: La SEM avvia gli appuntamenti per la registrazione.21 marzo: La consigliera federale Karin Keller Sutter istituisce lo Stato maggiore speciale Asilo (SONAS).28 marzo: Incontro straordinario dei ministri degli affari interni degli Stati Schengen a Bruxelles.6 aprile: Il Consiglio federale chiama in servizio la protezione civile per l'alloggiamento d'emergenza dei profughi. La consigliera federale  Karin Keller-Sutter conferisce a Thomas Würgler il compito di individuare le sfide a medio termine nel settore della migrazione.13 aprile: Il Consiglio federale decide di versare un importo di 3000 franchi a persona per promuovere l’acquisizione della lingua.25 aprile: I rifugiati sono di nuovo assegnati ai Cantoni in base all’usuale chiave di ripartizione proporzionale alla popolazione.  

«Lo statuto S solo per chi proviene dall'est dell'Ucraina non è un'opzione»

Concedere lo statuto di protezione S solo a chi arriva dall'Ucraina orientale (Donbass per esempio), dove sono concentrati i combattimenti, non è un'opzione, ha dichiarato poi Keller-Sutter, sostenendo che un simile passo andrebbe concordato con l'Europa.

Rispondendo a una domanda posta al termine della presentazione del bilancio intermedio sull'accoglienza dei profughi ucraini in Svizzera, la ministra sangallese ha spiegato di non capire su quale analisi di sicurezza si basi una tale idea apparsa in alcuni domenicali usciti la settimana scorsa.

La consigliera federale ha spiegato che i rapporti giornalieri del Servizio delle attività informative (SIC) non parlano dell'esistenza di zone sicure in Ucraina. Solo pochi giorni fa, ha spiegato Keller-Sutter, bombe sono cadute vicino alla frontiera con la Polonia. Tutti i servizi d'informazione sono concordi su quanto indica il SIC circa il pericolo cui soggiaciono le persone che vivono in Ucraina, benché i combattimenti si concentrino soprattutto nell'est del Paese.

Keller-Sutter ha poi aggiunto che se anche la Svizzera dovesse agire da sola, nulla impedirebbe ai profughi di venire nel nostro Paese, visto che godono della libera circolazione nello spazio Schengen. «Che facciamo: dopo tre mesi da noi li arrestiamo?», si è chiesta retoricamente la ministra, aggiungendo che queste persone avrebbero peraltro ancora il diritto di inoltrare domanda d'asilo.

Insomma, un simile passo non sarebbe vendibile, specie ai Polacchi che hanno accolto oltre 3 milioni di fuggitivi a fronte dei 50 mila che sono giunti da noi, ha puntualizzato. Sarebbe una decisione bizzarra. La Svizzera ha adottato la statuto S quando lo ha fatto anche l'Europa e un eventuale ritiro andrebbe concordato con i nostri vicini, ha concluso.

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