«In Svizzera l’agricoltura va già nella giusta direzione»

Per Adrian Feitknecht, titolare della Masseria Ramello di Cadenazzo, è chiaro cosa votare il 13 giugno: no all’iniziativa popolare «Per una Svizzera senza pesticidi sintetici» e no all’iniziativa popolare «Per acqua potabile pulita e cibo sano». Le due soluzioni in votazione, dice, «mettono gli agricoltori con le spalle al muro». La prima chiede un divieto generale di pesticidi sintetici, incluso il divieto di importare derrate alimentari contenenti pesticidi sintetici o per la cui produzione sono stati utilizzati questi prodotti. La seconda vuole concedere gli aiuti diretti della Confederazione unicamente agli agricoltori che non fanno uso profilattico di antibiotici, che non usano pesticidi e che sono in grado di nutrire tutto il loro bestiame con foraggio prodotto nella loro azienda.
Se il suolo non sta bene in Svizzera, secondo il contadino, non è solo colpa dell’agricoltura. Inoltre, afferma il 33.enne – che dal 2017 ha convertito l’azienda di famiglia al bio «per convinzione» – «è vero che si può sempre migliorare, ma in Svizzera i residui di pesticidi sono molto più bassi che nel resto d’Europa». Soprattutto, «in Svizzera si sta già andando nella giusta direzione: l’agricoltura biologica aumenta». Il problema secondo l’agricoltore è un altro: «È il consumatore che va sensibilizzato. Ma non è giusto obbligarlo per legge a scegliere un prodotto bio».
Birra: il caso concreto
Feitknecht, che nel 2018 ha cofondato una malteria per fornire i birrifici ticinesi, fa un esempio concreto: «Oggi il 99% del malto usato nel nostro territorio è importato. La maggior parte è malto convenzionale, per la cui produzione come minimo sono stati usati erbicidi. Se una delle due iniziative dovesse passare, il mercato della birra da un giorno all’altro verrebbe bloccato. Molte birre che siamo soliti bere non potrebbero più essere importate. I produttori svizzeri si ritroverebbero da un giorno all’altro senza malto». E lo svizzero medio, che in una settimana beve 4,4 litri di birra, si vedrebbe capovolte le proprie abitudini. «Siamo poi sicuri che tutti vogliano bere birra biologica? Il grande rischio è che le già lunghe code alle dogane per fare la spesa all’estero aumentino».
I pagamenti diretti, che con un sì all’iniziativa per acqua potabile andrebbero solo alle aziende virtuose, per Feitknecht non sono necessari: è la domanda che conta. «Se si mettesse più bio nel carrello della spesa, gli agricoltori si adatterebbero alla richiesta».
Le due iniziative agrarie per l’agricoltore non solo sono troppo radicali, ma presentano incoerenze: «Quelle aziende che oggi dipendono meno dai pagamenti diretti sono quelle che usano più pesticidi. Un sì il 13 giugno non cambierebbe nulla». L’iniziativa contro i pesticidi sintetici prevede poi un periodo transitorio di dieci anni in cui sono previste eccezioni, ma solo per far fronte a una minaccia fondamentale per l’uomo o la natura. In pratica le nuove norme verrebbero attuate da subito, senza così dare nessun tempo di adattarsi agli agricoltori.



È facile dire innovazione
Le due proposte in votazione vogliono poi spingere verso l’innovazione. «Ma sono decenni che il settore cerca alternative. In viticoltura ad esempio si parla di sradicare le varietà bisognose di prodotti fitosanitari per piantarne di più resistenti. Si può fare. Ma per ottenere un primo raccolto ci vogliono anni. Periodo lungo il quale l’agricoltore non guadagna un franco».
Anche le richieste dell’iniziativa per acqua potabile per un minore uso di antibiotici non convince il 33.enne. «È il veterinario che prescrive antibiotici. Senza il suo benestare non si fa nulla». Di abusi insomma già oggi non ce ne sarebbero.
Arriviamo poi al discorso sui foraggi. Su questo punto favorevoli e contrari all’iniziativa per acqua potabile e cibo sano hanno due interpretazioni completamente diverse del testo in votazione. In questo si afferma che Berna deve versare pagamenti diretti ai contadini a condizione che presentino «un effettivo di animali che può essere nutrito con il foraggio prodotto nell’azienda». Mentre i sostenitori della proposta affermano che con un sì alle urne la compravendita di foraggi fra le aziende svizzere sarà ancora possibile, per gli oppositori questo non sarà più permesso. Anche Feitknecht è di questo avviso. «Esistono aziende che oggi producono foraggio per altre aziende e in cambio ritirano il loro liquame o letame. Sebbene venga demonizzato, quello organico resta un prezioso concime per i terreni, poiché aumenta l’attività biologica del suolo e così anche la percentuale di humus. Inoltre questo scambio permette alle aziende senza bestiame di seminare colture foraggere (come prato artificiale o leguminose), che sono un toccasana per la rotazione colturale. È giusto diminuire la parte di soia importata, soprattutto quella da oltreoceano, bisogna però lasciare che gli agricoltori facciano uno scambio di foraggi tra aziende». Il giovane agricoltore ribadisce: «Si sta già andando nella buona direzione». Dal 2022 Bio Suisse ha vietato ai contadini biologici di importare foraggi dall’estero.