La ricorrenza

In viaggio ancora con la guida turistica sottobraccio

50 anni fa il primo viaggio di Maureen e Tony Wheeler piantò le radici per quella che ancora oggi rimane una delle guide turistiche più apprezzate al mondo: Lonely Planet – Ma come sono cambiate le guide nel corso degli anni? Il Professor Visentin ci racconta la loro continua resistenza in un mondo ormai digitale
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Federica Serrao
11.01.2022 15:50

«Semplicità e selezione delle informazioni». Sono questi i due ingredienti vincenti per sopravvivere in un mondo ormai digitale, perlomeno a detta del professor Claudio Visentin, docente di Storia del Turismo presso l’Università della Svizzera italiana a Lugano. In un mondo in cui ogni informazione risulta ormai essere reperibile online con pochi semplici click, le guide cartacee continuano a difendere il loro nome e la loro utilità, anche se non senza qualche difficoltà. Ne è un esempio Lonely Planet, la casa editrice australiana conosciuta in tutto il mondo che proprio la scorsa settimana ha festeggiato il cinquantesimo anniversario del viaggio che diede origine a un colosso del settore turistico. I coniugi Wheeler, con il racconto del loro primo viaggio «Across Asia on the Cheap», scritto l’anno successivo, misero il primo mattone di quello che, 49 anni dopo, continua ad essere uno dei prodotti più consigliati e utilizzati quando si pianifica un viaggio.

«Come prima cosa, bisogna ricordare che Lonely Planet a un certo punto della sua storia aveva assunto una posizione dominante sul mercato in generale, non solo in quello dei backpackers, coloro che viaggiano con lo zaino in spalla. Successivamente, a partire dall’inizio del nuovo millennio, con l’arrivo delle nuove tecnologie ci si è trovati di fronte a un declino delle guide cartacee, proprio a causa della crescita dei nuovi strumenti digitali quali siti, blog, descrizioni. Nonostante questa sostituzione, Lonely Planet è comunque riuscita, in qualche modo, ad assecondare le esigenze dei clienti e, ora come ora, stiamo assistendo a un altro tipo di fenomeno. Da qualche anno, infatti, il calo delle guide cartacee è molto rallentato. Vediamo comunque un progressivo declino, ma fortunatamente è più lento di quanto si pensasse. Possiamo quindi affermare che la guida cartacea stia resistendo e sia ancora ben presente nella società». Le ragioni sono ben presto spiegate. «Una guida come Lonely Planet indirizza il viaggiatore proponendo delle scelte ben precise su cosa fare o non fare e cosa visitare durante un viaggio. Su Internet, al contrario, risulta più difficile orientarsi, proprio a causa dell’enorme quantità di informazioni». Inoltre, aggiunge il professore, «bisogna tenere in considerazione la praticità delle guide. Sono uno strumento economico e che si può comodamente tenere in tasca. È utile da avere con sé anche durante quei viaggi in zone pericolose, dove ci si pone qualche scrupolo in più ad andare in giro portando con sé oggetti preziosi e costosi come smartphone o tablet».

Da un lato, il giovane con lo zaino in spalla, dall’altro il 60.enne cresciuto con Lonely Planet che continua a rimanerle fedele

Sfruttare i propri limiti per migliorarsi

Tuttavia, le guide cartacee non sono proprio per tutti i viaggiatori. Quando si parla di guide turistiche è infatti opportuno considerare il cosiddetto «age gap». «Tendenzialmente, potremmo affermare che Lonely Planet abbia un doppio pubblico. Da un lato, il giovane viaggiatore con lo zaino in spalla, ma dall’altro anche colui che oggi, a 60 anni, è cresciuto con Lonely Planet e continua a rimanerle fedele». Questo è possibile perché, come ci spiega Claudio Visentin, Lonely Planet si è modificata nel corso degli anni per andare incontro alle esigenze dei suoi clienti, trasformandosi in una guida adatta non solo ai viaggi in economia. Al contrario, la casa editrice ha cominciato a segnalare e consigliare anche nomi di ristoranti e hotel all’interno delle sue pagine, attirando di conseguenza altre categorie di viaggiatori. Quest’ultima novità costituisce però anche il più grande – nonché unico – limite delle guide cartacee.

Il sito web ci indica il ristorante più adatto a consumare la nostra cena, la guida turistica ci delizia con informazioni più interessanti sulla città che stiamo visitando

«Il solo problema delle guide turistiche è dato dall’aggiornamento». Può capitare, purtroppo, di consultare una guida e di ritrovarsi ad apprendere che il ristorante consigliato non sia più aperto – specialmente in questi ultimi tempi pandemici – o che il museo che vogliamo visitare abbia cambiato orari di apertura. «Bisogna però specificare che le maggiori case editrici e compagnie fanno ormai una revisione annua. In passato poteva succedere di consultare una guida vecchia di parecchio tempo, mentre ora quelle che compriamo in libreria non sono mai più vecchie di un anno, per quanto concerne le informazioni. I produttori hanno reagito aggiornando più rapidamente le guide, applicando revisioni annuali. Chiaramente, al momento dell’acquisto bisogna comunque considerare un anno di ritardo che comprende la raccolta di informazioni, la stesura e realizzazione della guida, la stampa e la pubblicazione. Si tratta di un processo fisiologico, un ciclo produttivo della guida stessa. Per sopperire a questa difficoltà, alcuni editori stanno però pensando a delle soluzioni alternative: Touring, per esempio, pubblica le informazioni pratiche in un fascicolo a parte, in modo da consentire un aggiornamento più rapido che non costringa a modificare altre informazioni, come le descrizioni del centro della città, per esempio, che rimangono ovviamente invariate nel tempo». Le guide turistiche sono quindi ben consapevoli del proprio limite, al punto tale da aver deciso, in alcuni casi, di lasciare da parte il settore alberghiero e della ristorazione, nonostante si fosse inizialmente considerato un punto di forza. «Si sta un po’ abbandonando questa strada, a causa della forte concorrenza». Potrebbe quindi, verosimilmente, crearsi un’equa suddivisione dei compiti: il sito web ci indica il ristorante più adatto a consumare la nostra cena, la guida turistica ci delizia invece, con praticità e chiarezza, con informazioni più interessanti sulla città che stiamo visitando. «La guida è uno strumento molto solido, consolidato nel tempo. Non è un prodotto moderno, ma è anche un prodotto difficilmente migliorabile», sottolinea il professore.

Superata la pandemia, il futuro delle guide cartacee si prospetta più roseo

Con qualche difficoltà, verso le «guide d’autore»
L’unico ostacolo al momento? Non il web, ma la pandemia. «È stato un disastro, una catastrofe. Un colpo quasi mortale per le case editrici e per tutto il turismo internazionale, che a differenza di quello nazionale, ha sofferto maggiormente» sostiene il professore con dispiacere. «E la guida è lo strumento tipico del turismo internazionale: si compra quando si visita un paese estero. Basti pensare che Lonely Planet si è vista costretta a chiudere la maggior parte delle sue sedi, tra cui quella storica di Melbourne, dov’è nata nel 1973. Purtroppo, se non si viaggia non si vendono guide, è un concetto molto semplice». Tuttavia, una volta superato l’ostacolo generale che affligge tutto l’universo del turismo, il futuro delle guide cartacee si prospetta più roseo. «L’ipotesi è che in futuro le guide cartacee si trasformeranno sempre più in guide d’autore. Sarà un viaggiatore realmente esperto, che è stato nei luoghi che descrive e riesce a guardarli con un occhio più particolare». Quindi, la guida cartacea non è destinata a morire, ma tutt’altro. «Noi ipotizziamo che l’autore della guida emergerà con più forza in futuro, mentre in passato era un ruolo che aveva la tendenza a rimanere un po’ più nell’anonimato».


Claudio Visentin è docente di Storia del turismo all’Università della Svizzera italiana, Master in International Tourism. È autore di “Il Canton Ticino visto dagli altri. L’immagine del territorio nelle guide turistiche internazionali”, Giampiero Casagrande editore, Lugano 2007.

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