Svizzera

Industria tecnologica svizzera in frenata: -2,5% nel primo semestre

Swissmem lancia l’allarme: commesse crollate, 3.100 posti persi e rischio licenziamenti - Invocati interventi rapidi contro dazi, burocrazia e franco forte
©Gabriele Putzu
Ats
26.08.2025 11:02

Nel primo semestre del 2025, ancora prima dell'entrata in vigore dei dazi statunitensi, l'industria tecnologica svizzera ha subito un forte rallentamento, con un fatturato in calo del 2,5%. Swissmem invita Consiglio federale e Parlamento ad adottare rapidamente misure per salvare posti di lavoro.

Particolarmente preoccupante è l'andamento degli affari nel secondo trimestre: in tre mesi il volume delle commesse è crollato del 13,4%, si legge in un comunicato odierno. Con 324'600 dipendenti, il numero di occupati nell'industria tecnologica è diminuito di 3'100 unità.

Dopo il 7 agosto Swissmem, l'associazione del comparto metalmeccanico ed elettrotecnico elvetico, ha condotto un sondaggio tra le aziende associate. I risultati mostrano che i fattori più gravosi sono il franco forte e la generale debolezza della domanda. Seguono la pressione normativa e il crollo delle attività negli Stati Uniti. La maggioranza delle imprese però non demorde ed è alla ricerca di nuovi mercati.

«Ci troviamo in una fase delicata. Numerose aziende stanno preparando piani di riduzione e delocalizzazione. I licenziamenti sono inevitabili. La loro portata dipenderà dalla rapidità con cui la politica riuscirà ad allentare il dazio statunitense del 39%. A livello nazionale è urgente ridurre i costi per l'industria», ha detto Martin Hirzel, presidente di Swissmem, citato nella nota.

Consiglio federale e Parlamento sono chiamati attraverso una petizione a ridurre l'onere complessivo per le aziende. È fra le altre cose indispensabile - viene sottolineato - diminuire la burocrazia e bloccare l'introduzione di nuove normative. Per salvare l'industria degli armamenti, serve poi completare la revisione della legge sul materiale bellico.