Parlamento

Iniziativa sui 10 milioni, la polemica è servita

In commissione slitta la decisione sulla proposta dell’UDC, che se approvata potrebbe portare alla disdetta della libera circolazione – Il Centro pensa a un controprogetto ma PLR, PS, Verdi e Verdi liberali lo accusano di tattiche dilatorie – Fonio: «Rischioso non fare nulla»
© KEYSTONE/Urs Flueeler
Giovanni Galli
17.05.2025 10:16

In politica le polemiche fra i partiti sono all’ordine del giorno. Ma è quanto meno inusuale quello che è successo ieri dopo la riunione della Commissione delle istituzioni del Nazionale. Il PLR, il PS, i Verdi e i Verdi liberali hanno attaccato frontalmente il Centro in un comunicato congiunto, accusando il partito di adottare «tattiche dilatorie» a vantaggio dell’UDC. La contesa ruota attorno all’iniziativa popolare democentrista «No a una Svizzera da 10 milioni», detta anche «per la sostenibilità». Secondo questa proposta, se saranno superati i dieci milioni di abitanti prima del 2050, la Svizzera dovrà rescindere l’accordo con l’Unione europea sulla libera circolazione delle persone. In pratica, secondo i nuovi scenari demografici resi noti negli scorsi giorni dall’Ufficio federale di statistica, i primi provvedimenti di limitazione dell’immigrazione (asilo, ricongiungimento familiare) potrebbero già scattare all’inizio del prossimo decennio. La fatidica soglia dei 10 milioni di abitanti verrebbe già raggiunta nel 2040. A causa della clausola ghigliottina, secondo cui la disdetta unilaterale di un accordo fa cadere anche tutti gli altri, salterebbe la via bilaterale.

Il Consiglio federale ha già raccomandato di respingere l’iniziativa senza controprogetto. In Parlamento la proposta è sostenuta solo dai suoi promotori, ma i pareri divergono su come affrontarla. Il presidente del Centro Gerhard Pfister, che è anche membro della commissione, spinge per un controprogetto diretto, vale a dire di rango costituzionale, ma le altre forze politiche contrarie all’iniziativa dissentono. A loro avviso, l’iniziativa andrebbe messa in votazione quanto prima. Il Parlamento avrebbe tempo fino al 3 ottobre del 2026 per rilasciare una raccomandazione di voto, ma l’obiettivo di PLR, PS, Verdi e Verdi liberali è di andare alle urne già all’inizio dell’anno prossimo.

Se ieri la commissione avesse preso posizione contro l’iniziativa, l’oggetto sarebbe andato al Nazionale in giugno e la sessione successiva agli Stati. Il Centro, invece, sostenuto dall’UDC (13 voti contro 12), è riuscito a far passare la proposta di organizzare altre audizioni prima di avviare l’esame materiale dell’iniziativa. In teoria, l’esame dell’iniziativa in commissione verrebbe rimandato a settembre, ma se continuassero le discussioni sul controprogetto i tempi si allungherebbero. Il che, tatticamente, potrebbe fare comodo all’UDC. Più si parla della sua iniziativa meglio è, specialmente se la votazione cade nell’anno elettorale.

Botta e risposta

«La maggioranza della commissione impedisce agli elettori di votare all’inizio dell’anno prossimo sull’iniziativa dell’UDC», affermano i quattro partiti. «Non si capisce perché il Centro voglia continuare a discutere una controproposta diretta che ritarda inutilmente l’azione necessaria». Al Centro si rimproverano «tattiche dilatorie». Secondo Christian Wasserfallen (PLR/BE), il partito si sta facendo raggirare dall’UDC. «Invece di discussioni su un controprogetto vago e diretto, sottolineano i partiti, «ora c’è bisogno di una decisione chiara. In una situazione globale sempre più instabile, è fondamentale un’azione politica rapida: vogliamo imbarcarci nel rischioso esperimento di porre fine ai trattati bilaterali o confidiamo in relazioni stabili e affidabili con l’UE?».

La proposta di Pfister conterrebbe una clausola di salvaguardia che però gli altri partiti reputano inutile. Il Consiglio federale ha presentato una sua versione proprio l’altro giorno. Il Centro, però, non ci sta. «La tematica è molto seria, quindi è necessario valutare anche la possibilità di un controprogetto», replica il consigliere nazionale Giorgio Fonio, membro della commissione. «Non si può affrontare un’iniziativa popolare di questa portata senza neppure svolgere un’audizione». In altri termini, il Centro ritiene che procedere speditamente verso la votazione senza nemmeno aver discusso seriamente l’iniziativa ed eventuali alternative sia politicamente rischioso.

Da parte sua, l’UDC ribadisce che solo la sua iniziativa è in grado di portare l’immigrazione a un livello che il Paese può sopportare. La commissione del Nazionale, dice, cerca di distogliere l’attenzione con una controproposta che non ha alcun effetto.