«Io vittima di profilazione razziale»: la Svizzera è stata denunciata alla CEDU

Una presunta vittima di profilazione razziale, Wilson A., ha denunciato la Svizzera presso la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU). Il nigeriano sostiene di essere stato aggredito da tre agenti di polizia per essersi opposto a un controllo d'identità mentre si trovava su un tram a Zurigo in una notte dell'ottobre 2009.
L'uomo vuole evitare «futuri casi di profilazione razziale e violenza razziale della polizia», ha comunicato lo stesso 52enne in un comunicato diffuso oggi. A suo dire la giustizia elvetica apparentemente non vuole affrontare il problema.
Wilson A. si ritiene vittima di discriminazione per motivi razziali e sostiene di essere stato picchiato, ammanettato e insultato dai tre agenti della polizia municipale durante un controllo «nonostante avessi detto loro che avevo da poco subito un intervento al cuore e che dovevo portare con me un defibrillatore».
L'uomo afferma che gli agenti lo fecero scendere dal tram, lo colpirono, gli spruzzarono spray al pepe in faccia da breve distanza e lo strangolarono. Mentre era ammanettato e bloccato a terra, uno dei poliziotti avrebbe esclamato: «Torna in Africa, africano di m....!».
I tre poliziotti - due uomini e una donna - hanno sempre sostenuto di avere agito per legittima difesa e di essere stati a loro volta aggrediti dall'uomo di colore, che si era rifiutato di consegnare loro un documento e si era mostrato fin da subito aggressivo.
Gli agenti hanno affermato di non essere a conoscenza dei problemi di salute dell'uomo sottoposto al controllo e di aver ricevuto dalla centrale un avviso relativo a «una persona di colore e in abiti eleganti» che era ricercata.
I poliziotti vennero incriminati, ma tutti assolti dall'accusa di abuso d'ufficio nell'aprile 2018. In ottobre è stato assolto pure dal Tribunale federale anche l'agente che aspettava i suoi due colleghi alla fermata del tram e che era responsabile dell'intervento.
Non è la prima volta che un controllo d'identità a Zurigo finisce a Strasburgo: nel febbraio dello scorso anno la CEDU ha accolto il ricorso di un uomo di pelle scura che nel febbraio 2015 era stato multato per essersi rifiutato di sottoporsi a un controllo alla stazione centrale perché riteneva di essere stato vittima di profilazione razziale. La corte ha condannato la Svizzera per discriminazione razziale sia per il controllo in sé che per i procedimenti che seguirono.
Secondo la CEDU il ricorrente ha subito violazioni degli articoli 8 (diritto al rispetto della vita privata), 13 (diritto a un ricorso effettivo) e 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. La Svizzera è stata condannata a pagargli 23'975 euro (22'821 franchi al cambio di allora) di spese. Il kenyano non ha invece chiesto il risarcimento dei danni materiali e morali.
Alla polizia municipale il caso aveva già avuto conseguenze prima della sentenza di Strasburgo: nel 2017 sono state attuate diverse misure volte a prevenire la discriminazione basata sul colore della pelle. Ad esempio sono stati chiaramente definiti i motivi che giustificano un controllo.