La tendenza

La Bahnhofstrasse perde (ancora) pezzi

Dopo la chiusura di Manor, anche Jelmoli ha annunciato che abbasserà presto le proprie saracinesche nella via del lusso di Zurigo – A perdere il posto centinaia di collaboratori – Milan Prenosil (presidente City-Vereinigung Zürich): «Il tempo dei grossi centri commerciali è terminato»
© KEYSTONE / MICHAEL BUHOLZER

A Zurigo la Bahnhofstrasse perde altri pezzi. Non ancora del tutto elaborata la chiusura di Manor di due anni fa e di Modissa l’anno scorso, gli habitué della nota via del lusso perdono un altro punto di riferimento: Jelmoli abbasserà le sue saracinesche a fine 2024. Nonostante una lunga ricerca, nessuno è stato trovato che volesse rilevare l’attività operativa dei grandi magazzini. Pertanto, l’azienda ha deciso di chiudere. A perdere il posto sono circa 550 collaboratori del centro commerciale e altri 300 dipendenti delle marche che vi operano in affitto.

La ristrutturazione dell’edificio

Il grande edificio ad angolo aperto nel 1899 sarà ristrutturato per due anni a partire dall’inizio del 2025. Successivamente, ha fatto sapere a inizio mese la proprietaria del negozio, la Swiss Prime Site (o SPS, la più grande società immobiliare svizzera quotata in borsa e l’intestataria della nota Prime Tower), ai piani inferiori saranno nuovamente disponibili spazi commerciali di nuova concezione per circa 10.000 metri quadrati. Meno della metà rispetto agli attuali 24.000. Come nel caso di Manor, parte dell’area dedicata alla vendita dei piani superiori sarà sostituita da uffici.

Accanto a questi sono previsti servizi per il fitness o la gastronomia, si legge nel comunicato pubblicato da SPS. René Zahnd, il CEO della società, nella nota afferma: «Con la conversione stiamo adattando l’edificio alle attuali esigenze del mercato». Gli investimenti per il progetto saranno di oltre 100 milioni di franchi.

«La conversione - promette l’azienda - garantirà che l’edificio Jelmoli (che manterrà il suo nome, ndr) rimanga una delle più grandi e attraenti destinazioni commerciali della Bahnhofstrasse di Zurigo». La riapertura della struttura rinnovata è prevista per l’inizio del 2027.

Persi 45 milioni in 7 anni

«Negli ultimi sette anni, con Jelmoli abbiamo registrato una perdita di 45 milioni di franchi», ha dichiarato recentemente Zahnd al Tages-Anzeiger . «Abbiamo provato di tutto per salvare il grande magazzino: ristrutturando piano per piano, ampliando l’offerta online, espandendoci nella nuova sede dell’aeroporto. Ma nulla ha funzionato. Alla fine, rimane la consapevolezza che un grande magazzino di questo tipo, che offre di tutto, dalle padelle alle borsette, alle scarpe da ginnastica, non può essere gestito in modo redditizio al giorno d’oggi».

La gente trascorre meno tempo nei negozi, e gli acquisti si fanno sempre più spesso sul Web. La crisi sanitaria ha accelerato un processo, ha affermato il CEO, che era già in atto. Ma la Bahnhofstrasse non ha perso il suo charme, ha concluso Zahnd: «Lo vediamo con altre nostre proprietà».

Il tempo dei grossi centri commerciali è terminato. Trovo sensato ridurre, come vogliono fare i vertici di Jelmoli, la superficie dedicata alla vendita
Milan Prenosil, presidente della City-Vereinigung Zürich

La scelta

«Il tempo dei grossi centri commerciali è terminato. Trovo sensato ridurre, come vogliono fare i vertici di Jelmoli, la superficie dedicata alla vendita. Perché attualmente è esageratamente grande», ci dice Milan Prenosil, presidente della City-Vereinigung Zürich, associazione che raggruppa i commercianti di Zurigo.

Per Ueli Heer, portavoce di Zurigo Turismo, «è un vero peccato per Zurigo come destinazione turistica se negozi come Jelmoli lasciano il centro città. Perché ospiti da tutto il mondo vengono a Zurigo anche per lo shopping. È importante che la Bahnhofstrasse sia vivace e abbia una buona scelta di negozi».

Zone turistiche

La notizia di Jelmoli porta alla ribalta il dibattito sulle aperture domenicali. C’è infatti chi ora chiede che Berna dia seguito alla richiesta, fortemente sostenuta anche dal Governo ticinese, di dichiarare le città e le località di villeggiatura come zone turistiche. Questo renderebbe possibili, per questi posti, le vendite domenicali. Per i fautori si tratterebbe di un segnale di speranza per i grandi magazzini rimasti nei centri urbani.

Le aperture domenicali avrebbero migliorato la situazione di Jelmoli? Per Milan Prenosil «esistono delle realtà, come La Rinascente a Milano o Harrods a Londra, che funzionano anche perché sono grandi attrazioni turistiche. La regione di Zurigo è la più grande regione turistica della Svizzera. Il turismo non salva certo tutto, ma se in città si potessero tenere aperti i negozi tutto il fine settimana, sicuramente questo porterebbe slancio positivo al commercio e alla città».

Sulla Bahnhofstrasse ci sono altri problemi che andrebbero risolti, aggiunge Prenosil: «Le molte manifestazioni di protesta, ad esempio. La tendenza a voler togliere parcheggi. Che non sono necessari ovunque, ma che in certi punti nevralgici non vanno eliminati. E poi alcuni clienti farebbero meglio a non lamentarsi, se i punti vendita chiudono. Se si vuole poter visitare un negozio, bisogna ordinare meno online».

Altrove si fanno buoni affari

Mentre gli affari nel settore della vendita al dettaglio, soprattutto in quei segmenti coperti sempre più dall’offerta online, vanno poco bene, in altri campi SPS è riuscita a fare utili cospicui. A distanza di pochi giorni dalla notizia della chiusura, è giunta quella del guadagno, nel 2022, di 770 milioni di franchi da parte del gigante dell’immobiliare.

I ricavi provenienti dagli affitti sono aumentati dell’1,9%, raggiungendo i 434,1 milioni di franchi. Anche quelli dati da servizi e dalla gestione patrimoniale hanno registrato un forte incremento. Di conseguenza, il risultato operativo è salito complessivamente da 749,5 a 774,4 milioni di franchi svizzeri.

Tuttavia, anche i costi sono aumentati, soprattutto a causa dell’integrazione del gruppo Akara e delle uscite eccezionali legate alla ristrutturazione di Jelmoli e alla sua chiusura: sono infatti stati contabilizzati costi speciali per un totale di 41,1 milioni di franchi. Di conseguenza, anche l’utile operativo è sceso a 389,6 milioni di franchi dai 404,8 milioni dell’anno precedente. Senza questi costi extra, il risultato d’esercizio sarebbe aumentato del 6,4% a 430,7 milioni di franchi.

La scheda

Nel 1833, Giovanni Pietro Guglielmoli (che cambiò il nome in Jelmoli, più comprensibile ai germanofoni) fondò a Zurigo un negozio di moda. Fu il nipote Franz Anton ad aprire, nel 1899, il punto vendita in Bahnhofstrasse. A partire dagli anni ’50 si sono aggiunte altre sedi in tutta la Svizzera. Furono in seguito fondati Jelmoli Travel e i ristoranti Molino (oggi di Migros). Jelmoli più tardi rilevò il rivenditore di elettrodomestici Fust (oggi di Coop). Per diverso tempo il marchio si occupò anche di vendita per corrispondenza, attività poi venduta a Heine. L’apice della sua espansione giunse alla fine degli anni ’80, con oltre 280 sedi, più di 5.000 dipendenti e un fatturato di oltre 1 miliardo di franchi. L’azienda iniziò a concentrarsi sull’immobiliare. Nel 2009, la proprietà passò al gruppo Swiss Prime Site.
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