La Cina a Bellinzona: parole forti su Gaza

Dopo l’accordo fra Israele e Hamas sulla prima fase del piano di pace per Gaza, la voce della Cina si è fatta sentire a Castelgrande, a margine di un incontro fra il «ministro» degli Esteri Ignazio Cassis e il suo omologo Wang Yi. La parte cinese ha detto di accogliere tutti gli sforzi in grado di aiutare a ripristinare la pace e a salvaguardare le vite della popolazione. «La crisi umanitaria è una vergogna per la società umana. La coscienza dell’umanità deve essere risvegliata», ha sottolineato il capo della diplomazia cinese, che poi ha fatto un appello in tre punti. Primo: fare sforzi congiunti per realizzare un cessate il fuoco permanente e per attenuare la crisi umanitaria. Secondo: incrementare i consensi raggiunti dalla comunità internazionale su una Palestina governata dai palestinesi; qualsiasi disposizione relativa al futuro di Gaza deve rispettare le volontà del popolo palestinese. Terzo: persistere sempre sulla soluzione dei due Stati, «perché solo con l’instaurazione di uno Stato palestinese indipendente e con il pieno riconoscimento dei suoi legittimi diritti nazionali, sarà possibile sradicare le cause profonde di ingiustizia e violenza, realizzando una coesistenza pacifica tra Israele e Palestina». Da parte cinese, ha aggiunto Wang Yi, vogliamo lavorare con la Svizzera e con la comunità internazionale per raggiungere la pace in Medio Oriente.
Un accordo da modernizzare
Quello di oggi a Bellinzona era il terzo incontro del 2025 tra i responsabili degli Esteri dei due Paesi. I primi due avevano avuto luogo in primavera a Pechino e a Hong Kong, dove Cassis aveva preso parte come ospite all’istituzione dell’Organizzazione internazionale per la mediazione, una realtà intergovernativa indipendente voluta dai cinesi per risolvere le controversie internazionali. Il tema ufficiale dell’incontro era il dialogo strategico fra Svizzera e Cina, che coincide con il 75. delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi. La Svizzera, nel 1950, fu fra i primi Stati occidentali e riconoscere la Repubblica popolare. Il Dialogo strategico è il massimo meccanismo di consultazione tra i ministeri degli esteri. Fornisce un quadro regolare e strutturato per i due Paesi per affrontare importanti questioni bilaterali e multilaterali. «Un dialogo franco e costruttivo che mostra la qualità delle nostre relazioni» ha detto Cassis. Relazioni, gli ha fatto eco Wang Yi, che vedono la Svizzera in una posizione avanzata rispetto agli altri Paesi europei. Particolare attenzione, in questa fase, è dedicata alla modernizzazione dell’accordo di libero scambio fra Berna e Pechino, in vigore del 2014. La Svizzera è l’unico Stato europeo a beneficiare si un’esenzione dai dazi in determinati settori. I due Paesi, lo scorso ottobre, avevano convenuto di modernizzare questa intesa, ampliando anche il ventaglio di prodotti non sottoposti a tariffe doganali. Nel frattempo hanno già avuto luogo due round negoziali. Un terzo è previsto prima della fine dell’anno. «Confidiamo di concludere presto, all’inizio dell’anno prossimo», ha detto Cassis. In una dichiarazione congiunta, entrambe le parti hanno detto di accogliere con favore i progressi compiuti nei primi cicli di negoziati e di essere pronte a portare avanti pragmaticamente i prossimi, promuovendo la cooperazione economica e commerciale bilaterale, sostenendo le regole e l’ordine del libero scambio e spingendo la globalizzazione economica verso una direzione più aperta, inclusiva, equilibrata e reciprocamente vantaggiosa.
Per il multilateralismo
Quanto alla parte politica, Cassis e Wang Yi hanno ribadito l’impegno comune nei confronti del sistema multilaterale incentrato sulle Nazioni Unite e sul diritto internazionale. La cooperazione bilaterale continuerà «energicamente» in diversi campi, da quello finanziario al dialogo sui diritti umani. Wang Yi, da parte sua, ha detto di apprezzare che la Svizzera applichi «la politica di una sola Cina» e di sperare che Berna possa continuare a sostenere l’unificazione del popolo cinese.
Alto volume di scambi
Quanto ai rapporti economici – grazie all’accordo di libero scambio – le esportazioni svizzere verso la Cina sono cresciute in modo strutturale, passando da 23,9 a 40,5 miliardi di franchi tra il 2017 e il 2023, con un aumento medio annuo del 9,15% Parallelamente, le esportazioni cinesi verso la Svizzera sono salite da 13,1 a circa 18,4 miliardi di franchi, con un incremento medio annuo del 5,86% per cento. A luglio 2025 le esportazioni svizzere verso la Cina sono aumentate del 69%, mentre le importazioni dalla Cina hanno registrato un incremento più contenuto (2,3%). E il Ticino? «Il Cantone si è confermato un ponte operativo tra la capacità innovativa svizzera e la domanda cinese di qualità», dice Alex Chung della Camera di commercio Svizzera-Cina. «L’esperienza ticinese dimostra che la funzione di ponte, fondata su dialogo costante, regole chiare e cooperazione concreta, può tradursi in opportunità tangibili».