Svizzera

La crescita della popolazione dei lupi è rallentata

È quanto comunica l'UFAM: ciononostante, l'evoluzione a lungo termine del numero di lupi e di branchi potrà essere valutata solo dopo diversi periodi di regolazione
© Julian Stratenschulte
Ats
27.05.2025 13:08

La regolazione dei lupi sta avendo gli effetti sperati: la rapida crescita della popolazione dei predatori è stata rallentata. Lo comunica oggi l'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM).

Finora i Cantoni, viene ricordato in una nota, hanno regolato preventivamente la popolazione di lupi in Svizzera due volte: dal primo dicembre 2023 al 31 gennaio 2024 e dal primo settembre 2024 al 31 gennaio 2025.

Anche se la crescita è stata rallentata, l'evoluzione a lungo termine del numero di lupi e di branchi potrà essere valutata solo dopo diversi periodi di regolazione. «Dopo solo due periodi non è nemmeno possibile valutarne l'impatto sul comportamento dei lupi», ha sottolineato l'UFAM.

L'autorità federale ha poi messo l'accento sul fatto che i Cantoni hanno proceduto con cautela. Gli errori di abbattimento sono infatti stati limitati. Nel periodo 2024/2025 sono stati «prelevati» due genitori al di fuori delle norme, oltre che tre linci.

L'esecuzione degli abbattimenti risulta spesso e per vari motivi impegnativa. La distinzione dei giovani lupi nati nel corso dell'anno dagli altri membri del branco risulta ad esempio difficile. Nel caso di branchi transfrontalieri, il compito è poi complesso perché i prelievi sono consentiti solo in territorio svizzero.

Nel periodo 2024/2025, l'UFAM ha approvato l'abbattimento di circa 125 lupi. Alla fine di gennaio i Cantoni avevano prelevato preventivamente 92 grandi predatori. Al termine di questa fase si contavano 36 branchi (25 in Svizzera e 11 transfrontalieri).

Il numero di predazioni di animali da reddito è allo stesso tempo calato nuovamente dopo il picco del 2022. Le cifre per il 2024 sono simili a quelle del 2021, quando la popolazione di lupi contava tra i 10 e i 15 branchi. Le maggiori possibilità d'intervento sulla popolazione dei predatori e l'aumento delle risorse finanziarie per la protezione del bestiame stanno quindi «sortendo l'effetto desiderato».