La filatelia diventa digitale, a ruba i cripto-francobolli

Sito in tilt e code agli sportelli. Il lancio del primo cripto-francobollo della Posta ha suscitato grande interesse, persino oltre le attese. Lo Swiss Crypto Stamp - questo il nome del prodotto - ha tutte le caratteristiche di un francobollo tradizionale autoadesivo, con un valore di 8,90 franchi e il Cervino e la Luna raffigurati su uno sfondo blu. Quello che lo rende unico, però, è il fatto che permette l’accesso anche a un francobollo digitale, registrato in una blockchain, che può essere collezionato, scambiato o negoziato. La tiratura è di 175.000 esemplari. «Tutti esauriti entro mezzogiorno», ci ha confermato il Gigante Giallo.
Esauriti in poche ore
Nonostante nelle ultime settimane la Posta sia stata contattata da molti collezionisti interessati, «non ci aspettavamo che l’interesse fosse così grande il primo giorno», fanno sapere. I francobolli tradizionali «sono sempre stati collezionati, scambiati e negoziati fisicamente. A quanto pare ci sono anche molte persone interessate alle criptovalute tra i collezionisti». Con lo Swiss Crypto Stamp, la Posta «intende creare un ponte tra il mondo fisico e la realtà digitale anche nell’ambito della filatelia». Il francobollo si trasforma così in un oggetto da collezione digitale. «I cripto-francobolli – viene specificato – non si rivolgono però solo ai collezionisti tradizionali, ma anche alle persone vicine al mondo della crittografia». Inoltre, i cripto-francobolli non conoscono confini nazionali e «ci consentono di raggiungere chiunque sia alla ricerca di oggetti da collezione digitali, indipendentemente dal Paese in cui si trovi».
Il mondo degli NFT
L’operazione della Posta si inserisce nel campo dei token non fungibili (Non-Fungible Token, NFT). Di cosa si tratta? «Quando parliamo di NFT siamo nell’ambito della compravendita di beni immateriali online», spiega Alessandro Trivilini, responsabile del servizio informatico forense della SUPSI. In sostanza, «si tratta di una nuova tecnologia, basata sulla blockchain, che consente di creare opere d’arte o oggetti digitali per definizione unici al mondo. Una volta inseriti con un certificato di autenticità nella blockchain, infatti, sono inalterabili». La moda degli NFT è scoppiata un po’ in tutto il mondo. E la Svizzera non fa eccezione. Una volta creato, questo oggetto virtuale unico e inalterabile, «si muove in rete esattamente con le dinamiche di interesse che hanno caratterizzato il fenomeno del bitcoin. E il valore attorno all’oggetto digitale si sviluppa seguendo e stimolando continuamente la domanda e l’offerta».
Come funziona
La tecnologia permette di rendere l’oggetto virtuale (un quadro, un’immagine, un fumetto) inalterabile e, attraverso una buona comunicazione del prodotto, si crea interesse. Di riflesso, il suo valore cresce. Ma perché riesce a catturare tanto interesse? «Perché gioca sulla spinta emotiva e sfrutta molteplici effetti, esattamente come è successo per il bitcoin nei suoi primi anni di vita», risponde Trivilini. «Le persone che hanno perso l’occasione di investire nei bitcoin al momento della loro esplosione sul mercato, tentano ora questa nuova strada. Con il tempo, e con le dinamiche giuste, anche il cripto-francobollo può aumentare di valore». Questo, probabilmente, ha giocato un ruolo fondamentale anche oggi, quando in molti si sono messi in coda per riuscire ad accaparrarsi uno dei cripto-francobolli della Posta. «Ma chi invece non aveva la più pallida idea di cosa fosse, vedendo le code si sarà fatto qualche domanda. L’idea del Gigante Giallo ha avuto sicuramente il merito di far conoscere la tecnologia blockchain attraverso gli NFT anche ai non addetti ai lavori, e questo è un grande merito, anche se non bisogna creare false aspettative sulla reale possibilità di monetizzazione degli artefatti digitali creati senza le dovute conoscenze».
Utile, ma non per tutti
La blockchain, spiega Trivilini, «è una tecnologia innovativa ormai pronta per essere integrata in un nuovo paradigma digitale molto più pragmatico degli NTF, utile in molti contesti e matura per essere adottata in vari settori della nova società digitale. La sfida ora è diffonderla con semplicità e credibilità alle persone comuni, oltre che agli imprenditori interessati, tenendo la complessità tecnologica dietro le quinte». In futuro, «consentirà di definire nuove modalità di interazione, produzione, comunicazione e relazione, come anche nuove forme di contratti tra persone fisiche, giuridiche e artificiali, aspetto non più trascurabile, in modo che la fiducia e la responsabilità siano affidate in delega alla tecnologia». Insomma, si tratta di un cambiamento di paradigma rivolto al valore degli oggetti digitali. Tutto bene, quindi? Non proprio, secondo Trivilini. «Gli NFT hanno un limite, non sono per tutti. Infatti, malgrado la tecnologia sia semplice, al punto di essere accessibile a tutti, centrare l’obiettivo non lo è altrettanto». Per avere successo, «questi artefatti digitali devono avere una buona fan-base, ossia una rete di persone che conoscono la tecnologia e che possiedono una discreta cultura sull’oggetto replicato, oltre che una rete in cui diffonderlo». Detto altrimenti, quando si deposita il proprio NFT nel mercato, quest’ultimo è popolato da milioni di oggetti digitali simili. E, a determinare il successo dell’operazione, è proprio la rete di persone su cui è possibile fare affidamento per promuovere l’NFT. «È necessario disporre di un bacino di persone che conoscono il settore e che possono contribuire alla diffusione dell’NFT e, quindi, al suo acquisto». Insomma, benché si tratti di una tecnologia dalle mille possibilità, bisogna fare attenzione a non cadere nella trappola di pensare che il successo sia alla portata di tutti. «È come vendere un libro su Amazon: la piattaforma è gratuita, il mercato è globale, e permette di essere autonomi nella pubblicazione. Ma questo non significa necessariamente - conclude Trivilini - che sarà possibile vendere milioni di copie in tutto il mondo. Si rischia, al contrario, di rimanere una goccia nell’oceano».