La lobby che difende il consumo di alcol, in Svizzera

In Svizzera, scrive il Tages-Anzeiger, c'è una lobby che si batte contro le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). La scienza, d'altro canto, parla chiaro: anche un solo bicchiere può far male alla salute. Gaudium Suisse, un'alleanza tra il settore della ristorazione, i rivenditori di vino, birra e liquori nonché i produttori, parla di «dottrina anti-alcol». Durante un evento stampa, il commerciante di vini Philippe Schwander ha spiegato che l'OMS – secondo cui non esiste una dose «sicura» di alcol – si basa su studi discutibili. A suo dire, l'Organizzazione mondiale della sanità trascurerebbe le ricerche che dimostrano come un consumo moderato di alcol, in realtà, abbia effetti positivi sulla salute.
La questione, va da sé, da tempo è sul tavolo della politica. Benedikt Würth, consigliere agli Stati del Centro, vuole impedire che l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) adotti le raccomandazioni dell'OMS. La sua mozione, che verrà discussa in Consiglio degli Stati la prossima settimana, in sostanza chiede al Consiglio federale di sospendere ogni decisione in attesa di ulteriori risultati scientifici. Spoiler: la mozione, ribadisce il Tages-Anzeiger, ha buone probabilità di essere approvata. La proposta di Würth, infatti, è stata firmata da venti membri del Consiglio degli Stati, tra cui non solo esponenti dei partiti di centro-destra, ma anche tre membri del Partito Socialista. Un fattore chiave nel favorire l'intesa interpartitica è il calo del consumo di alcol in Svizzera. Birrifici e produttori di vino temono che la raccomandazione dell'OMS possa accelerare ulteriormente questo declino. «E questo perché le relative dichiarazioni ufficiali rafforzano la percezione negativa di un prodotto, in questo caso specifico le bevande alcoliche» ha spiegato Würth. Il quale, banalmente, teme che altri Paesi europei adottino le raccomandazioni dell'OMS senza verifica e che la Svizzera segua l'esempio. Intendiamoci: seppur membro dell'OMS, la Svizzera non è obbligata ad adottare queste linee guida.
Anche il Consigliere nazionale Nicolò Paganini, pure lui del Centro, vorrebbe che la Svizzera respingesse le raccomandazioni dell'OMS: «Si stanno comportando come se avessimo un crescente problema di alcol» ha chiarito colui che, fra le altre cose, è pure presidente dell'Associazione svizzera dei birrai. Mai, prima d'ora, si era consumato così poco alcol in Svizzera. Vent'anni fa, il consumo pro capite era di 10,6 litri di alcol puro; oggi è di 7,6 litri, ovvero il 30% in meno. Che il consumo eccessivo di alcol sia dannoso per la salute è indiscusso, ha affermato Paganini. Tuttavia, il suo timore, condiviso da molti, è che raccomandazioni sempre più restrittive creeranno una burocrazia alimentare che, a lungo andare, vieterà completamente determinati alimenti e bevande. «Il messaggio del consumo zero ha un che di proibizionista» ha dichiarato dal canto suo la consigliera nazionale del Partito Socialista Franziska Roth. La quale si è detta contraria alla demonizzazione di ogni forma di, chiamiamolo così, vizio. «Perché non è l'alcol in sé a essere dannoso, ma il modo in cui lo consumiamo». La sera, Roth ha ammesso di bere con piacere un bicchiere di vino rosso. Secondo le nuove linee guida dell'OMS, non dovrebbe farlo. Nessuno, ha ribadito pure lei, contesta che il consumo eccessivo sia dannoso per la salute. Ed è la prima, ha aggiunto, a voler fare prevenzione, soprattutto fra i giovani.
Dall'altra parte, Ursula Zybach, membro del Consiglio Nazionale in quota Partito Socialista, è infastidita dall'«isteria» e si è schierata con il Consiglio federale: «Le raccomandazioni dell'OMS non menzionano la tolleranza zero» ha detto. «L'Organizzazione mondiale della sanità lascia che ogni individuo decida quanto bere». L'ingegnere alimentare, d'altronde, non si considera nemmeno una moralizzatrice. «Anche a me piace un bicchiere di vino rosso svizzero». Piuttosto, la sua preoccupazione è che il pubblico sia informato, bene, sulle ultime scoperte scientifiche. «Anche se alcuni non vogliono sentirselo dire, purtroppo non esiste un bicchiere di vino innocuo» ha detto Zybach. I rischi associati al consumo di alcol sono stati valutati sistematicamente nel corso degli anni e la comunità scientifica è ora concorde: l'alcol aumenta il rischio di sviluppare il cancro. Sebbene da anni esistano studi che affermano il contrario, «la Svizzera non dovrebbe fare affidamento su di essi».
Addiction Switzerland concorda con Zybach: «Tutti i fatti dovrebbero essere sul tavolo, e poi ognuno può decidere autonomamente» ha sentenziato il portavoce Markus Meury, preoccupato dal fatto che, come nel caso del tabacco, anche l'industria degli alcolici stia ora «deliberatamente screditando o ignorando completamente i risultati indesiderati della ricerca». Politici come Würth, in effetti, basano le loro argomentazioni, tra le altre cose, sul cosiddetto studio Nasem, commissionato dal Senato degli Stati Uniti. Questo studio afferma che un consumo moderato aumenta il rischio di cancro al seno, ma riduce il rischio di infarto o ictus. Meury ne è convinto: «Lo studio esagera i benefici dell'alcol e ne ignora i rischi». Ecco perché la lobby dell'alcol, sia in Germania sia negli Stati Uniti, lo ha fatto suo. «La stragrande maggioranza dei ricercatori sull'alcol è giunta e giunge a conclusioni diverse».
A oggi, la Svizzera non dispone di raccomandazioni concrete. Le attuali linee guida risalgono al 2018 e sono state emanate dall'ex Commissione federale per le questioni relative all'alcol (EKAL). Queste linee guida stabiliscono che gli uomini adulti sani non dovrebbero bere più di due bicchieri e le donne non più di uno al giorno. Il nuovo organismo chiamato a chinarsi su queste tematiche, la Commissione federale per le dipendenze e la prevenzione, sta attualmente elaborando un documento di posizione sul consumo di alcol, la cui pubblicazione è prevista per gennaio o febbraio. Il documento servirà da supporto decisionale al Consiglio federale e all'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) per definire la futura strategia di prevenzione. L'attuale strategia per la prevenzione delle malattie non trasmissibili è valida fino alla fine del 2028, pertanto un'eventuale adozione delle linee guida dell'OMS non è imminente. Addiction Switzerland non è automaticamente favorevole all'adozione rigorosa delle linee guida dell'OMS da parte della Svizzera. Meury, concludendo, ha affeermato al Tages-Anzeiger: «Queste linee guida devono essere valutate oggettivamente e adattate al contesto svizzero». Tuttavia, Meury ritiene che i consumatori debbano essere consapevoli che non esiste un consumo privo di rischi.
