La neutralità non va ripensata: «Sarebbe controproducente»

«Immaginate cosa sarebbe successo, se dopo l’invasione russa in Ucraina del 2022 la Svizzera non avesse adottato alcuna misura intrapresa dai Paesi attorno a noi». La decisione di non aderire alle sanzioni avrebbe avuto effetti nefasti sulla reputazione della Confederazione. Ignazio Cassis va diritto al punto: «Accettare l’iniziativa sulla neutralità sarebbe controproducente e dannoso per la difesa degli interessi del nostro Paese».
Il Consiglio federale, oggi, ha presentato il messaggio al Parlamento e ribadito la sua opposizione all’iniziativa. Già a fine giugno aveva reso noto di essere contrario e di non voler proporre alcun controprogetto. Né diretto, né indiretto.
Allontanarsi da UE e NATO
L’iniziativa per «Salvaguardia della neutralità svizzera (Iniziativa sulla neutralità)» è stata consegnata da vari membri dell’UDC - e dall’organizzazione Pro Svizzera - lo scorso aprile, corredata da quasi 130 mila firme valide (di cui oltre 15 mila dal Ticino).
Il testo lancia chiari messaggi: la neutralità della Svizzera deve essere «permanente e armata»; la Confederazione non aderisce ad alleanze militari o difensive (ad esempio la NATO, con cui la cooperazione sarebbe compromessa), a meno che non ci sia il rischio di un’aggressione militare diretta contro la Svizzera. Inoltre, la Confederazione non deve partecipare a scontri militari tra Stati terzi.
Non deve nemmeno adottare «misure coercitive non militari» - ovvero le sanzioni - nei confronti di Stati belligeranti. Ciò significa che non sarebbe più permesso riprendere sanzioni emanate al di fuori dell’ONU (come ad esempio quelle imposte dall’UE nei confronti della Russia e riprese dalla Svizzera). Berna sarebbe comunque chiamata a contrastare l’elusione delle sanzioni adottate da altri Stati.
Infine, la Svizzera deve utilizzare la sua neutralità per offrire i propri buoni uffici in qualità di mediatrice. Sia per prevenire, sia per risolvere i conflitti.
Parte della nostra identità
La neutralità, presente nella Costituzione dalla nascita dello Stato federale nel 1848, è parte della nostra identità, ha ricordato Cassis, aggiungendo che il concetto non è mai stato definito concretamente nella Costituzione. Ciò - sostiene il «ministro» degli Esteri - ha permesso per 175 anni di avere un margine di manovra necessario per adattarsi in questo mondo che cambia. È proprio questo margine di manovra che l’iniziativa vuole limitare, iscrivendo nella Costituzione un concetto rigido di neutralità». Per Cassis, serve maggiore flessibilità: la neutralità è un mezzo e non un fine. La Svizzera ha invece sempre applicato la neutralità come uno strumento di politica estera e di sicurezza nell’interesse del Paese. Per questo, Cassis e il Governo si oppongono a un cambiamento di rotta.
«Pro-Putin»
Il lancio dell’iniziativa è una risposta alla decisione del Consiglio federale di schierarsi dalla parte dell’Ucraina nel 2022, riprendendo le sanzioni imposte dall’UE contro la Russia. I promotori dell’iniziativa ritengono che la Svizzera abbia perso il suo ruolo di mediatrice e che non sia più neutrale agli occhi degli altri Paesi.
Per Cassis, internazionalmente la Confederazione «è vista come prima della guerra in Ucraina»: salvo la Russia, che è in guerra, gli altri Stati non hanno dubbi sulla nostra neutralità e sul fatto che sappiamo offrire buoni uffici. Il PLR, dal canto suo, in un comunicato si è scagliato contro i promotori (in particolare l’UDC), sostenendo che si tratta di «un’iniziativa Pro-Putin». che antepone «gli interessi dei despoti stranieri alla sicurezza della Svizzera».
Strumento importante
Se un’adesione alla NATO è già oggi esclusa (a causa dell’obbligo di assistenza reciproca, la Svizzera non può aderire ad alleanza militari in tempo di pace in virtù del diritto internazionale della neutralità), diverso è il discorso relativo alle sanzioni. Il Consiglio federale è dell’idea che oggi esse siano «uno strumento importante utilizzato dagli Stati per rispondere alle violazioni del diritto internazionale», come l’invasione russa in Ucraina. Non poterle riprendere, potrebbe avere «un impatto negativo sulla politica estera, sulla politica di sicurezza e sulla politica economica della Svizzera».
Di tutt’altro avviso il consigliere nazionale Lorenzo Quadri (Lega), membro del comitato d’iniziativa: «Le sanzioni avrebbero dovuto mettere in ginocchio la Russia in due giorni. Dopo due anni di guerra, non mi pare sia il caso. Le misure hanno per contro indebolito i Paesi sanzionatori». A suo avviso, il margine di manovra di cui dispone il Consiglio federale per la politica estera «è stato utilizzato male. Ecco perché è necessario limitarlo».
Mediatore riconosciuto
Il deputato leghista critica senza mezzi termini le espressioni utilizzate dal PLR per definire l’iniziativa: «È una posizione scandalosa e insostenibile. Rispettare in modo assoluto e permanente la neutralità, che è uno dei pilastri del nostro Paese, non significa prendere posizione a favore della Russia».
«Quando c’è un conflitto, il ruolo di mediatore deve essere riconosciuto da entrambe le parti», sottolinea Quadri, secondo cui la Svizzera (seguendo il blocco occidentale) si è «ridotta a una vocina che strilla nel coro e non svolge più un ruolo utile alla pace. Il peso internazionale della Confederazione, così, si è azzerato».