L’intervista

«La nostra mascherina è efficace come 210 monouso»

Mascherina sì, no, quale? Continua a tenere banco il dibattito su quale tipologia di dispositivo medico sia più efficace per proteggerci dal virus - Il CEO di Linvinguard mette in guardia sul tessuto utilizzato, sul rischio di trasmissione e pone l’accento sulla sostenibilità ambientale
© Livinguard
Valentina Coda
18.02.2021 17:55

Qual è la tecnologia alla base delle mascherine Livinguard? Quali studi ne confermano l’efficacia?
«Il principio alla base della nostra tecnologia è la capacità del materiale utilizzato (polycationic surfaces) di rendere inoffensivi microrganismi inclusi batteri e virus. In sintesi, i tessuti adoperati per le maschere Livinguard hanno una carica positiva che al contatto con batteri e virus - caricati negativamente - li trattiene al tessuto. La sua carica è più potente della carica negativa dei microbi e per questo motivo vengono debellati. La nostra tecnologia ha dimostrato di annientare fino al 99,9% di SARS-CoV-2 come pure altri virus e batteri. La mascherina è stata anche ampiamente testata per non danneggiare la pelle e per non ostruire l'inalazione. La maschera Pro di Livinguard ha ottenuto il marchio CE ed è conforme alla direttiva dell'Unione europea sui dispositivi medici di Classe I. L’efficacia contro il coronavirus è stata testata in uno studio condotto dagli scienziati della Free University di Berlino e dalla RWTH Aachen University, sempre in Germania. Inoltre, è stata ritenuta idonea anche da Swissmedic e dalla University of Arizona».

I tessuti utilizzati hanno una carica positiva che al contatto con virus e batteri - caricati negativamente - li trattiene sulla superficie della mascherina

Quali sono le differenze tra la mascherina FFP2 (obbligatoria in alcuni Stati della Germania e in Austria) e la vostra?
«In Europa le mascherine identificate come FFP sono progettate come dispositivi usa e getta (soprattutto per la sicurezza sul lavoro) e il livello di protezione fornito da questa tipologia è determinato dal tipo di filtro utilizzato. Questa mascherine, ad esempio, fornisce una filtrazione almeno del 94%. Offrono inoltre una perfetta aderenza al viso e una protezione nei due sensi, filtrando sia l’aria in uscita che l’aria in entrata. Le maschere FFP2 non sono però progettate per essere riutilizzate e possono essere indossate per un massimo di 75 minuti consecutivi e per un totale di massimo 4 ore al giorno.

© Shutterstock
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Di contro, le mascherine chirurgiche sono generalmente conformi alla direttiva Europea sui dispositivi medici e sono progettate principalmente per proteggere terzi dalla trasmissione di goccioline, oltre a fornire una filtrazione almeno del 95%. Il problema della maggior parte delle mascherine chirurgiche è che di solito non forniscono una perfetta aderenza intorno alla bocca e al naso, il che consentirebbe la piena capacità di filtraggio. Le prestazioni di una mascherina chirurgica o di una FFP2 sono misurate non solo dalla possibilità di passaggio di particelle ma anche dal materiale della stessa. Oltre al rischio di trasmissione per chi la indossa e per terzi, la mascherina medica nel suo complesso comporta un rischio di contaminazione per via del suo materiale. Esso infatti permette ai virus di aderire alla superficie della mascherina. Proprio per questo motivo le maschere chirurgiche o FFP2 monouso devono essere sostituite ogni 4-6 ore.

Le mascherine chirurgiche o le FFP2 monouso devono essere sostituite ogni 4-6 ore per via del materiale con cui sono state costruite che comporta un rischio di contaminazione

Come richiesto dalle mascherine FFP2, la Livinguard Pro Mask si adatta al viso e può fornire almeno il 95% di filtrazione di aerosol e particolato e quindi proteggere efficacemente dalla trasmissione del virus. Inoltre, si può utilizzare per 210 giorni e va risciacquata solo una volta alla settimana con acqua fredda, in questo modo si contribuisce anche a ridurre i rifiuti associati all'uso delle mascherine usa e getta. Grazie a questa tecnologia che distrugge virus e batteri si riduce notevolmente il rischio di contaminazione incrociata».

Perché sostiene che le mascherine comunemente utilizzate in Svizzera potrebbero contribuire agli alti tassi di infezione?
«Viene chiesto alla popolazione di indossare mascherine di qualità e conformi alle certificazioni standard, questo non è però il caso di molte mascherine che vengono comunemente utilizzate. Attualmente, infatti, alcuni tipi di mascherine non idonee sono state bandite nei luoghi pubblici in diversi Paesi. La popolazione dovrebbe sapere che il tessuto umido è un terreno fertile per i batteri e quindi aumenta il rischio di infezione se non lavato correttamente e frequentemente.

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Il tessuto umido è un terreno fertile per i batteri e aumenta il rischio di infezione se non lavato frequentemente

In Svizzera, Jean-Pierre Haug, COO dell'istituto svizzero Testex, ha riconosciuto che la maggior parte delle mascherine utilizzate comunemente che sono state testate non soddisfa i criteri di filtrazione di base. Testex ha inoltre scoperto che troppe mascherine lasciano passare un numero elevato di batteri e virus. La buona notizia è che la Svizzera sta agendo per migliorare questa problematica, come da direttiva sul nuovo standard per le maschere pubblicato il 29 gennaio 2021».

Secondo voi ci sono correlazioni tra il tipo di mascherina utilizzata dalla popolazione e la diffusione del virus?
«La diffusione del virus è un mix di molti elementi. Le mascherine che non vengono lavate correttamente possono essere un terreno fertile per i batteri, così come le maschere mediche monouso e FFP2 che vengono invece indossate con il rischio che virus e batteri possano rimanere sulla disposizione medica e essere trasferiti su altre superfici. Quello che è certo è che, oltre a una buona igiene e misure di distanza sociale, le nostre maschere testate da istituti affidabili distruggono efficacemente fino al 99,9% di SARS-CoV-2 e altri virus e batteri, fornendo un livello aggiuntivo di protezione oltre a consentire una buona traspirazione».

Gli esperti della Confederazione, come la task force nazionale Covid-19, hanno commentato e valutato la vostra mascherina? Ad esempio, l'UFSP non consiglia l'uso dell'FFP2 per uso privato, ma solo per il personale sanitario.
«La nostra azienda partner AG Cilander ha supportato il Federal Material Science and Technology Institute (EMPA) nel progetto «ReMask» per sviluppare concetti di mascherina innovativi per una protezione efficiente contro i virus e le tecnologie per il riutilizzo di materiali protettivi. Il 29 gennaio 2021 la task force nazionale Covid-19 ha pubblicato la sua guida per le mascherine comunitarie. La task force non commenta alcun marchio in particolare, ma afferma che è importante utilizzare una maschera che si adatti alla forma del viso».

© CdT/Chiara Zocchetti
© CdT/Chiara Zocchetti

L'arrivo della pandemia ha creato dal nulla il mercato delle mascherine: prima di allora non era presidiato da nessuno ma ha fatto la fortuna di molti. Qual è il confine tra salute e business?
«Il mercato delle mascherine era in realtà già presente prima della pandemia. Grazie ad anni di ricerche prima della pandemia siamo pronti e capaci al giorno d’oggi di fornire al mondo soluzioni di auto disinfezione. Per quanto riguarda il confine tra salute e business, penso che ormai il mercato abbia naturalmente fatto una selezione e con l'emergere di nuove normative dovremmo aspettarci di vedere soluzioni che forniscono solo un vero valore aggiunto. In conclusione, la sostenibilità è il fattore che fa la differenza. Uno dei nostri modi per sostenere l’ecologia è portare una soluzione che si allontani dalle mascherine monouso che aggravano l'inquinamento da plastica, fornendo mascherine lavabili e riutilizzabili, che usate quotidianamente e lavate settimanalmente, possono essere utilizzate per 210 giorni, sostituendo con un solo esemplare la necessità di creare e smaltire ben 210 mascherine monouso».

Il CEO di Linvinguard Sanjeev Swamy.   © Livinguard
Il CEO di Linvinguard Sanjeev Swamy. © Livinguard
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